Addio a Mulè. L'arch. Francesca Ferraro: "Un uomo profondamente innamorato di Catanzaro"

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Cesare Mulè
  18 gennaio 2021 15:43

di FRANCESCA FERRARO*

Vorrei ricordare un uomo che era profondamente legato a Catanzaro, il prof. Cesare Mulè, scomparso da pochissimi giorni.

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Impossibile catalogare una persona così importante per la città e, contemporaneamente, così semplice, umana e affabile. Il prof. Mulè è stato sindaco della città e ha rappresentato una stagione fatta di alcuni uomini politici che sapevano distinguersi per l’autentica passione per il servizio agli altri. Cesare Mulè amava Catanzaro, ne conosceva i suoi riti e le sue caratteristiche, ma non si accontentava, per cui ne ha studiato gli aspetti storici e culturali, pubblicando continuamente le sue ricerche, facendole diventare patrimonio di tutti.

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E Catanzaro non è stato il microcosmo di una visione provinciale, ma il paradigma della provincia che diventa dimensione culturale universale, dunque vera cultura, quella cultura fondata su valori fatti di tolleranza, rispetto per gli altri, amore per la comunità nella quale si vive e per tutte le comunità del mondo. Non c’è futuro senza conoscenza, non c’è progresso se non c’è confronto. E il prof. Mulè esercitava quel confronto in maniera seria e profonda, con un eloquio capace di trasmettere la qualità delle idee e dei valori. Lo ricordo nell’amicizia con mio padre, che aveva una diversa formazione politica e culturale e con il quale c’era un rapporto fondato sul confronto di visioni e prospettive, di idee, non di posizioni. Tra loro c’era una relazione fondata su reciproca e profonda stima; talvolta mi abbandonavo ascoltando incredibili dissertazioni che, tra loro due, si perdevano nei secoli della storia, alla ricerca di soluzioni per il futuro della nostra città. Persone d’altri tempi, capaci di volare alto.

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Il prof. Mulè accompagnava il suo impegno culturale con una grande capacità di ascolto e ciò gli veniva da una grande sensibilità e da profondità dell’animo. Un uomo si conosce anche con quanto si è trasmesso ai propri figli e Rossella ne conserva la misura, il garbo, la gentilezza nel tratto e nella qualità e spessore della cultura. Ricordo che quando il prof. Mulè seppe che ero l’insegnante di sua nipote Federica, mi disse: “falla studiare”. Non era la richiesta di un’attenzione particolare, se non quella di farle coltivare l’amore per la cultura. Era un nonno affettuoso, che pensava davvero al futuro dei suoi nipoti, futuro da fondare sullo studio, sulla conoscenza, non sui privilegi. E se nelle persone che gli sono state vicine, la moglie, i figli, i nipoti, c’è solo garbo, gentilezza, rispetto, amore per l’impegno nel sociale e nella cultura, vuol dire che ci sono valori che gemmano in ogni direzione, proliferano in maniera bella e ciò infonde speranza.

Il prof. Mulè è stato ed è un esempio per chi ha avuto il privilegio di conoscerlo, per la città, perché è stato uno dei più significativi rappresentanti della bella politica, dell’amore autentico per le proprie radici, del profondo attaccamento alla propria identità culturale e, contemporaneamente, della capacità di avere una visione universale che si estende  in ogni dimensione umana e culturale. Da insegnante, da autentico amante della verità e della cultura, auspicava una Calabria più giusta, profondamente legata alle sue radici, ma capace di proiettarsi verso il progresso.

Ora la sua anima riposa in pace, l’umana consolazione è che del suo spirito, del suo pensiero, della sua nobiltà d’animo, ne restano validissimi esempi e la speranza è che, di questi valori, ne restino intrise le pietre della nostra città.

 *Architetto

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