"Basso profilo". Divise infedeli: le accuse della Dda ai finanzieri e al maresciallo dei carabinieri coinvolti

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  21 gennaio 2021 17:04

Divise "infedeli". Colluse con la 'ndrangheta. Pronte a piegarsi al volere del clan. Sono pesanti le accuse della Dda di Catanzaro a carico di due appartenenti alla Guardia di finanza di Catanzaro, con esperienza di lungo corso nelle Fiamme gialle e insospettabili al punto giusto, e  il maresciallo maggiore dei carabinieri, Antonello Formica (indagato)  già in servizio presso il Nucleo Operativo e radiomobile della Compagnia di Sellia Marina, oggi in servizio al Comando Legione Carabinieri di Catanzaro.  

Era il luogotenente Ercole D’Alessandro, appartenente al comando provinciale della GDF, Nucleo di polizia economico finanziaria, Gruppo investigativo criminalità organizzata, sez. GOA di Catanzaro, pubblico ufficiale ben addentro alle attività del Corpo di appartenenza, a rivolgersi al collega Roberto Mari (indagato)  in forza al gruppo GDF della Guardia di Finanza di Catanzaro, servizio di PG delegato dal pubblico ministero  Vincenzo Capomolla, in uno con la Squadra mobile di Catanzaro, a indagini patrimoniali (ancora riservate) consequenziali all’esecuzione della Operazione Borderland in ordine alle quali era indagato Antonio Gallo, imprenditore nell'ambito dall'antinfortunistica.

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Lo avrebbe fatto per conoscere informazioni dettagliate sulle indagini. A tal punto che Mari, che tra l’altro ha ricoperto l’incarico di Comandante della Brigata della Guardia di Finanza di Sellia Marina,  stando alle carte dell’operazione “Basso profilo”,  informava D’Alessandro  “della esistenza di approfondimenti investigativi che coinvolgevano il Gallo, approfondimenti che miravano a provare alcune condotte di riciclaggio in favore della cosca Trapasso nonché di fattispecie di natura tributaria”. 

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Ed era lui che poi riferiva anche a Gallo "di non utilizzare i telefoni ma di effettuare solo comunicazioni telematiche e mantenere un profilo basso". Lui che, per gli inquirenti, era l'anello di congiunzione con il sodalizio e che in cambio di informazioni si era "procurato" l'assunzione dopo il congedo per raggiunti limiti di età, quale responsabile Sicurtrasport. 

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Informazioni. Tante quelle che D'Alessandro cercava di ottenere anche con l'aiuto di colleghi ignari ai quali chiedeva  di effettuare
interrogazioni alle banche dati in uso al Corpo  e presso la Banca dati SDI del Ministero dell’Interno.

Perché lui rassicurava gli  interlocutori  dei suoi "potenti contatti" anche nell' ambiente delle istituzioni. Millantava la sua vicinanza  al procuratore Gratteri e poi rassicurava, con riferimento alle indagini condotte da Mari, che una volta concluse le indagini avrebbero guardato loro le "carte" e che qualora fosse uscito qualcosa a carico del Gallo ci avrebbe pensato lui a risolverle.

Il prodigarsi del D'Alessandro per aiutare le persone a lui vicine viene da lui stesso evocato per tranquillizzare Gallo: "Poi un'altra cosa...non ci vuole niente a vedere nella banca dati come cazzo è combinato...senza che vi andate a impelagare in porcherie come dico sempre : attenzione con chi parli e con chi non parli". 

Finanzieri, ma anche un carabiniere. Un maresciallo maggiore dell'Arma, Antonello Formica, secondo gli inquirenti,  avrebbe rilevato a Gallo di essere sottoposto a indagini  precisando gli strumenti adoperati e riferendo, in particolare  all'imprenditore che i suoi veicoli erano sottoposti a intercettazioni.  Sono tante le intercettazioni  di conversazioni tra lui e Gallo confluite nel fascicolo di indagine dai quali emerge  che il carabiniere e l'imprenditore sono legati da un rapporto di amicizia : un rapporto che  che porta Formica a violare la legge per aiutare Gallo. E discutevano tanto.

Anche in spiaggia:  al lido Blanca Cruz a Caminia  il militare - si legge nelle carte dell'inchiesta - discuteva  tranquillamente di fatti coperti  dal segreto di ufficio. 

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