Caligiuri: “Il disagio sociale digitale è destinato ad aumentare”

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Mario Caligiuri
  10 luglio 2019 13:24

“Il disagio sociale digitale è destinato ad aumentare”. È quanto ha affermato il direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria Mario Caligiuri, intervenendo alla 10 Conferenza nazionale sulla Cyberwarfare svolta a Roma presso la Camera dei DeputatI. L’evento è stato promosso dall’European Center for Advanced Cyber Security, che si pone l’obiettivo di contribuire a creare un polo e una cultura italiana sulla cyber security. Il presidente della conferenza è stato Umberto Gori, professore emerito dell’Universitá di Firenze, mentre il Presidente di EUCACS è Michele Colajanni dell’Università di Modena e Reggio. I lavori, coordinati dal Vice Presidente operativo di EUCACS Paolo Lezzi, hanno visto tra i relatori il Comandante Interforze per le Operazioni Cibernetiche Fernando Munno, il Capo dell’Ufficio NATO del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Fabio Rugge, il ricercatore dell’ETH Center for Security Studies di Zurigo Matteo Bonfanti l’esperto di diritto e sicurezza dello studio “Carnelutti” Stefano Mele, il Presidente di Link Campus University Vincenzo Scotti e l’Ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte. Caligiuri ha affrontato il tema “Il disagio sociale digitale: da problema di ordine pubblico a questione di sicurezza nazionale”, sviluppando il suo intervento sull’ampliamento dell’area del disagio sociale digitale che è collegato con quello reale. Le ragioni- ha detto - sono molteplici e si intersecano tra loro. Tra queste, secondo Caligiuri, l’immigrazione che sarà sempre crescente per evidenti ragioni demografiche e diseguaglianze economiche; la diminuzione del potere d’acquisto dei cittadini delle società occidentali; la trasformazione del lavoro determinata dal precariato e dall’intelligenza artificiale; l’avvento della società degli algoritmi; la volatilità del potete pubblico; la disinformazione, che rappresenta una priorità democratica ed educativa. Il disagio sociale combinato con le tecnologie, secondo Caligiuri, determina possibili conseguenze sull’interesse nazionale, come hanno dimostrato le primavere arabe, i tentativi di influenza nelle elezioni di numerosi Paesi, il Cyber califfato nella diffusione del terrorismo, le vicende di Wikileaks, l’utilizzo del web da parte delle mafie, lo spionaggio economico tramite internet, i crescenti disturbi psicologici e psichiatrici come il bullismo e gli hikikomori che si manifestano attraverso la Rete. Dopo aver affrontato il caso Anonymous, che potrebbe avere imprevedibili evoluzioni, ha affrontato il disagio sociale digitale in Italia, che si collega con quello reale e che, secondo Caligiuri, si riflette anche nei fenomeni eversivi descritti nella Relazione al Parlamento del 2018 da parte del Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica. Ha quindi affrontato il tema del disagio politico che oggi si riversa principalmente verso i partiti che compongono l’attuale governo e che utilizzano il web per esprimere dichiarazioni e assumere decisioni. Caligiuri, in particolare, si è soffermato sulla descrizione del software per la comunicazione della Lega definito “La Bestia” e sulla “Piattaforma Rousseau” utilizzata dal movimento Cinque Stelle per individuare i candidati e partecipare al dibattito pubblico. A questo riguardo ha evidenziato la progressiva riduzione dei cicli di potere: partendo dai cinquant’anni della Dc, ai venticinque di Forza Italia fino ai cinque del PD di Renzi. Ha inoltre detto che, nella sua opinione, le proposte del presente governo vanno principalmente in direzione del contenimento del disagio sociale, dal reddito di cittadinanza alla quota cento. Dopo avere individuato le possibili evoluzioni della cyberwarfare nello scenario delle Smart city dove nel 2050 vivrà la gran parte della popolazione mondiale, nella guerra senza limiti caratterizzata da un’ibridazione di tutti gli elementi e nella crisi progressiva della rappresentanza democratica, ha concluso affermando che occorre prestare la massima attenzione al disagio sociale digitale poiché potrebbe interpretare i fenomeni della contemporaneità e rappresentare la manifestazione più evidente della crescente diseguaglianza globale. A tale riguardo ha precisato che le risposte non possono essere tecnologiche ma politiche, puntando sull’educazione per fronteggiare la disinformazione e l’incultura di massa, con il risultato che la realtà sia da una parte e la percezione pubblica della realtà esattamente dall’altra.

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