Caso Lido Jonio, Grampone: "Come una famiglia può essere distrutta dalla pubblica amministrazione"

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Aniello Grampone
  09 ottobre 2025 21:42

di STEFANIA PAPALEO

Il Tar lo ha scritto nero su bianco: il Comune di Catanzaro dovrà rendere accessibile ai ricorrenti, entro il termine di trenta giorni dalla notifica o comunicazione della presente sentenza, la documentazione richiesta, con facoltà di estrarne copia. Ma dalla data della sentenza emessa il 14 maggio scorso, di giorni ne sono passati ben 150 senza che alcun documento sia stato consegnato ai coniugi Matilde Talotta e Aniello Grampone, che avevano presentato il ricorso scaturito da un'annosa questione legata al lido Jonio di Giovino preso in fitto nel 2017. Tanto che adesso gli stessi sono stati costretti a ricorrere nuovamente al Tribunale amministrativo regionale per chiedere l'ottemperanza della sentenza in questione, al culmine di una brutta vicenda passata anche da ben due incendi.

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Ma andiamo con ordine. Tutto inizia quando i ricorrenti prendono in fitto un lido a Giovino in evidenti pessime condizioni che il locatore, Giovanni Valentino, si rifiuta di rimettere in sesto, inducendo i coniugi Grampone-Talotta a rivolgersi alla Giustizia in quanto tale stato di fatto non era più sopportabile dal momento che, prima dell’inizio della stagione 2017, la signora Talotta era stata obbligata ad eseguire i necessari lavori, dopo gli interventi dei vigili del fuoco di Catanzaro di ottobre e novembre 2016, ai quali erano seguite due relazioni dei Carabinieri di Catanzaro Lido. Da lì, dunque, la decisione dell'imprenditrice di adire l’autorità giudiziaria rappresentando, con un ricorso per accertamento tecnico preventivo del 24 marzo 2017 (R.G.1546/2017), tutte le irregolarità contestata dai Vigili del Fuoco e dalle relazioni dei Carabinieri di Catanzaro Lido.

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Finalmente viene così fissato un sopralluogo per il giorno 20 luglio 2017, con un sospiro di sollievo da parte dei coniugi che sperano finalmente in un atto di giustizia, salvo vedere ogni loro speranza andare in fumo la notte del 19 luglio 2017, con un incendio doloso che distrugge proprio la parte che doveva essere periziata. Ma la Talotta non si arrende e presenta una scia di ristrutturazione, ripristinando punto per punto il lido incendiato, con verifiche tutte positive.

Ma ecco, dopo oltre un anno, il nuovo colpo di scena con il Comune che le contesta l'inosservanza di una vecchia Scia del 2014, che non era mai stata eseguita dal Valentino e, pertanto "il Comune di Catanzaro ed il sig. Valentino - dichiarano i coniugi Grampone-Talotta, allorquando affermano la inosservanza di detta scia, affermano il non vero e, a tale proposito, è da osservare che controparte ha esibito sentenze Tar Calabria, ordinanze Tar Calabria e sentenze Consiglio di Stato con le quali viene riconosciuta la grave colpa della Talotta nell’avere ripristinato il lido, dopo ben 2 incendi, in totale difformità della autorizzazione unica Suap del 2014".

Ma questa autorizzazione unica Suap del 2014 non esiste, urlano a gran voce i coniugi ricorrenti, "in quanto - spiegano - mai realizzata dal Valentino nonostante il Comune dichiari che detta scia è stata eseguita. Ma dove sono gli atti?", si chiedono e chiedono al Tar, che gli ha dato ragione ordinando al Comune di Catanzaro di rendere accessibile ai ricorrenti la documentazione richiesta, condannando l'Ente, inoltre, a rifondere le spese di giudizio che liquida in euro 2.000,00, oltre spese generali nella misura del 15%, IVA e CPA, come per legge, nonché al rimborso del contributo unificato".

Adesso, dunque, "i sottoscritti - concludono i coniugi -, nella più iniqua e grave situazione creata dal Comune, altro non possiamo fare che attendere la fissazione del giudizio per l’ottemperanza della sentenza del Tar ormai passata in giudicato", con l'auspicio che lo stesso giudice davanti al quale è in corso il procedimento penale possa chiedere al Comune di presentare tutta la documentazione necessaria a mettere un punto fermo alla tortuosa vicenda giudiziaria.

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