Catanzaro. Con lo stipendio da 15 anni ma senza mai lavorare: indagati un assenteista seriale e i suoi superiori del “Pugliese-Ciaccio” (I NOMI)

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L'ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro
  20 aprile 2021 09:44

Nella giornata odierna, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, su disposizione di questo Ufficio di Procura, hanno proceduto con la notifica nei confronti di  Salvatore Scumace (classe ’54, di Botricello), Nino Critelli (classe ’55, di Catanzaro), Vittorio Prejanò (classe ’57, di Catanzaro),  Maria Pia De Vito (classe ’53, di Montepaone), Domenico Canino (classe ’59, di Catanzaro), Laura Fondacaro (classe ’69, di Soverato) e Antonio Molè (classe ’68, di Catanzaro), dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, ex art. 415-bis c.p.p., in relazione a un’attività investigativa in materia di assenteismo dei pubblici dipendenti.

Le indagini, dirette dal sostituto Procuratore domenico Assumma, con il coordinamento del Procuratore Aggiunto dott. Giancarlo Novelli e del Procuratore della Repubblica dott. Nicola Gratteri, hanno condotto all’iscrizione a vario titolo dei sette soggetti (dipendenti, funzionari e dirigenti dell’Ospedale cittadino) sul registro degli indagati in relazione ai delitti di abuso d’ufficio, falso ed estorsione aggravata.

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Gli accertamenti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, svolti nel più ampio contesto di una serie di approfondimenti sulle condotte assenteistiche dei pubblici dipendenti, hanno consentito di rilevare che lo Scumace, già in organico all’Azienda, nel 2005 era stato assegnato al Centro Operativo Emergenza Incendi (C.O.E.I.) dell’ospedale catanzarese. Tuttavia, per quanto ricostruito attraverso l’esame dei tabulati di presenza, dei turni di servizio e delle testimonianze di alcuni suoi colleghi e superiori, Scumace, pur percependo regolarmente la retribuzione (per più di 538.000 euro complessivi), per oltre 15 anni non si è mai recato in servizio.

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Per raggiungere il suo illecito obiettivo, peraltro, Scumace aveva fatto ricorso anche a condotte estorsive, perpetrate per mezzo di altri soggetti nei confronti dei propri superiori. Ciò avveniva in particolare nel 2005, allorquando, secondo quanto ricostruito dalle indagini, “una persona molto distinta” si introduceva senza preavviso nell’ufficio della responsabile del C.O.E.I. (oggi in congedo ed estranea alle indagini) e, operando velate ma inequivocabili minacce all’incolumità sua e dei suoi familiari, la costringeva a soprassedere dalle segnalazioni disciplinari nei confronti del dipendente assenteista.

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Successivamente, al pensionamento della responsabile intimidita, le condotte assenteistiche dello Scumace proseguivano indisturbate in quanto sia Critelli- subentrato responsabile del C.O.E.I. - che i due Dirigenti pro tempore dell’Ufficio Risorse Umane (Prejanò e De Vito), tutti indagati, in concorso con Scumace, per abuso d’ufficio, omettevano di adempiere ai controlli sull’effettiva presenza in servizio del dipendente Scumace, consentendogli di fatto di proseguire nel suo reiterato assenteismo.

Nel luglio del 2020, allorquando sono iniziati gli approfondimenti investigativi della Guardia di Finanza, anche attraverso l’analisi dei tabulati telefonici degli ultimi due anni dell’indagato, l’Azienda ha avviato un primo procedimento disciplinare nei confronti dello Scumace, affidato a un’apposita commissione composta dagli ulteriori indagati Canino (Presidente), Molè Fondacaro (Membri). Tale organo, tuttavia, a fronte della palese condotta assenteistica dello Scumace, concludeva per l’insussistenza della possibilità di avanzare un addebito disciplinare nei suoi confronti. Per tale ragione, i suddetti sono stati iscritti nel registro degli indagati per il reato di falso in atto pubblico e abuso d’ufficio.

Successivamente all’archiviazione del primo procedimento disciplinare, la Direzione Aziendale del nosocomio catanzarese ne promuoveva un secondo che si concludeva, nel mese di ottobre 2020, con il licenziamento senza preavviso del dipendente, così come previsto dal decreto legislativo 165/2001 in materia di pubblico impiego.

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