Catanzaro. Il sindaco Abramo: “Non esiste nessun pericolo per il Comune. Inutili allarmismi da incompetenti in materia"

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Il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo

Secondo il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo "Un’analisi della rivista economica Money.it è stata utilizzata come pretesto per attaccare l’amministrazione in maniera del tutto strumentale. Ma non esiste alcun rischio che il Comune vada in default o fallisca".

  03 giugno 2021 15:27

“Negli ultimi due giorni un’analisi della rivista economica Money.it è stata utilizzata come pretesto per attaccare l’amministrazione in maniera del tutto strumentale. In questo modo, chi l’ha fatto, ha dimostrato, ancora una volta, assoluta ignoranza su questioni economiche".

 

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Esordisce così il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, in una nota a sua firma diffusa alla stampa.

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"Innanzitutto, mi trovo costretto a ribadire che non esiste alcun rischio che il Comune vada in default o fallisca. C’è chi ha paragonato Catanzaro a Napoli, Salerno o Reggio Calabria, città che hanno problemi ben più grossi dei nostri dal punto di vista economico, denotando tutta la propria incompetenza. -prosegue il primo cittadino- I debiti di cui parla la rivista riguardano somme non saldate dal punto di vista di cassa e questo significa che i soldi erano previsti, ma che i pagamenti non sono stati eseguiti per problematiche relative alla mancata riscossione delle entrate proprie".

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"Quello che ho fatto io una volta tornato a ricoprire l’incarico da sindaco è stato utilizzare, per ripianare queste somme a partire dal 2013, il cosiddetto D.L. 35, che all’epoca dava la possibilità di dilazionare le rate in 30 anni. Il D.L. 35, che ha recepito un indirizzo dell’Ue, è una specie di mutuo per liquidità la cui natura di “debito” era esplicitamente esclusa dalla legge. -continua Abramo- La stessa cosa hanno fatto tanti altri Comuni che ora, se dovessero davvero cambiare le carte in tavola con la paventata riduzione dei tempi per il saldo del mutuo, avrebbero gli stessi problemi. Per intenderci, è come se un qualsiasi cittadino accendesse un mutuo trentennale con una banca e la stessa banca, dopo qualche anno, gli imponesse di pagare entro tre anni. È, con tutta evidenza, una cosa fuori dal mondo. È vero che un articolo del Decreto Sostegni stanzia 500 milioni per affrontare il problema, ma è altrettanto vera che la cifra non basta minimamente a coprire il fabbisogno dei Comuni italiani".

 

"Per sgomberare il campo da altri incresciosi equivoci, vale la pena sottolineare che l’adesione al DL 35 ha evitato che il Comune si esponesse a eventuali contenzioni con relativi interessi nei confronti dei debitori. E, ancora, ha evitato di chiedere l’anticipazione delle somme presso il Tesoriere comunale, che avrebbe avuto interessi molto più alti: se l’avessimo fatto, a quest’ora Palazzo De Nobili avrebbe una cospicua esposizione bancaria che, al contrario, non esiste. Anzi, il rapporto fra Comune e Tesoriere è a saldo zero, non c’è alcuna esposizione".

 

"Chi pensa solo a creare infondati allarmi per esclusivi interessi politici dovrebbe cominciare a studiare determinate materia per non confondere, almeno, le situazioni “di cassa” con le esposizioni debitorie vere e proprie. -conclude il Sindaco- Ora aspettiamo la conversione del Decreto Sostegni bis per capire quali potrebbero essere nuove, possibili soluzioni. Ma devo ribadire che il pericolo di default, al contrario di quanto sostiene qualcuno, non sussiste”.

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