Catanzaro, mons. Maniago inaugura l’anno scolastico nella Basilica della Immacolata

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  08 ottobre 2025 17:30

 La Basilica dell’Immacolata, gremita di studenti di ogni ordine e grado, ha accolto la Santa Messa di inaugurazione del nuovo anno scolastico, presieduta da mons. Claudio Maniago, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace. Insieme ai giovani, presenti dirigenti scolastici, docenti e genitori, a testimonianza del profondo legame tra scuola, famiglia e comunità ecclesiale.

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La celebrazione si è aperta con il saluto della prof.ssa Anna Maria Fonti Iembo, che dopo quarant’anni di servizio qualificato e costante lascia l’incarico di direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Scolastica. La docente ha espresso gratitudine al Signore e alla comunità diocesana per il lungo cammino condiviso con il mondo della scuola, vissuto con passione educativa e fede profonda.

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A succederle sarà don Ferdinando Fodero, che raccoglie il testimone con l’impegno di proseguire nel segno della continuità e del rinnovamento.

Nel suo intervento, mons. Maniago ha invitato tutti a riscoprire il valore autentico della scuola, spesso messo in discussione da lamentele e critiche:

“Quando si parla di scuola – ha detto – tutti riconoscono che è importante, ma spesso le prime parole che si sentono sono di insoddisfazione. Noi, invece, oggi vogliamo ringraziare perché la scuola esiste ed è un luogo prezioso, dove si spende una parte fondamentale della propria vita”

Il presule ha definito la scuola “uno dei mestieri più belli”, un luogo dove si costruisce il futuro con dedizione e pazienza, ricordando il sacerdote toscano don Lorenzo Milani, che aveva compreso fino in fondo la missione educativa come servizio alla crescita dei giovani e alla giustizia sociale.

Riprendendo l’immagine del “cantiere”, l’arcivescovo ha spiegato che la scuola non è mai un’opera compiuta, ma un continuo lavoro di costruzione e di speranza: «La scuola è un cantiere dove si lavora insieme, dove ogni anno si riprende e si costruisce. È un luogo di speranza, perché educare significa credere che da un piccolo seme possa nascere una grande pianta, capace di dare frutto per tutti».

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