di MIMMO PRINCI*
La festa di Pontegrande, quartiere a nord di Catanzaro, che si è svolta nelle scorse settimane, ha confermato la forza di una tradizione radicata nel cuore degli abitanti: la processione si è svolta con grande devozione, ricordando a tutti il legame profondo con Maria Santissima delle Grazie. Una celebrazione che, anche se sentita, appare meno vivace rispetto agli anni passati.
Una volta la festa era un momento di vera aggregazione: le strade si riempivano di persone, c’era allegria, colore, chiacchiere e sorrisi. Oggi, purtroppo, tutto questo si percepisce in misura minore, e anche l’evento più importante del quartiere sembra avere perso parte della sua intensità. Durante l’anno, Pontegrande resta spesso in ombra. Si nota un certo disaffezionamento, una sorta di lento disinnamoramento, anche perché viviamo in una società che spinge i giovani a restare chiusi in casa, magari davanti alla Playstation, al cellulare o semplicemente chiusi nei propri spazi. Ma il quartiere non può limitarsi a sopravvivere: ha bisogno di ritrovare energia, vitalità e senso di comunità.
Ogni spazio comune deve tornare a essere un luogo vivo, dove ci si incontra, si parla, si condivide, proprio come accadeva una volta. Pontegrande deve anche essere curato, pulito, accogliente, un quartiere di cui essere fieri. Deve ritrovare il rispetto per sé stesso, l’amore dei suoi residenti e l’orgoglio della propria storia. Solo così potrà tornare ai fasti di un tempo, a quel dinamismo che univa le persone e faceva sentire tutti parte di una vera comunità. Serve una svolta decisa, sotto ogni punto di vista: sociale, culturale e ambientale. Pontegrande, infatti, non può accontentarsi di sopravvivere, deve rinascere, tornando a essere un centro abitato vivo, pulsante, un luogo dove la tradizione e la modernità possano convivere e dove ogni persona possa sentirsi parte integrante di qualcosa di più grande.
*ex consigliere circoscrizionale
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