"Ciak...un processo simulato": al Comprensivo di Marcellinara i ragazzi indossano le toghe

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images "Ciak...un processo simulato": al Comprensivo di Marcellinara i ragazzi indossano le toghe

  15 aprile 2024 18:19

 “L’amicizia è la cosa più difficile da spiegare. Non è qualcosa che si impara a scuola. Ma se non hai imparato il significato di amicizia, non hai davvero imparato niente” (M. Ali). Parole forti e commoventi queste, pronunciate dalla vittima, Malik, uno dei protagonisti di un processo penale “simulato”, andato in scena nell’aula C del Tribunale ordinario Ferlaino di Catanzaro. Ciak….un processo simulato per evitare un vero processo è un progetto portato avanti, ormai da anni, dell’Associazione Ciak - Formazione e Legalità, in sinergia con le Autorità giudiziarie della Regione Calabria, in collaborazione con le scuole aderenti.

Per la seconda annualità l’Istituto Comprensivo di Marcellinara ha partecipato al progetto, coinvolgendo gli alunni della classe 3^ D della Scuola Secondaria di I grado di Settingiano. Alla presenza del dirigente scolastico, Saverio Molinaro, dei docenti che hanno preparato gli alunni, prof.ssa Angela Brusco  e prof. Franco Critelli, referente del progetto, degli avvocati Carlo Talarico e Salvatore Sacco Faragò, e di un nutrito gruppo di genitori, dalle ore 10,00 di sabato 13 aprile, i ragazzi, indossate le toghe e preso un bel respiro, si sono accomodati nell’aula del tribunale dove normalmente si svolgono processi penali di grande rilevanza con magistrati di calibro nazionale, ed hanno messo in scena il copione “Fuori classe”, che riporta fatti realmente accaduti, riguardanti l’uso della violenza a sfondo razzista e la condivisione su social media di una serie di scatti e video che hanno ripreso i momenti della violenza.

Banner

Gli imputati, Fabrizio, Giovanni, Stefania e Valeria, i cui connotati sono stati forniti dal servizio sociale ministeriale che affianca il Tribunale per i Minorenni, sono stati denunciati dalla famiglia adottiva di Malik, un compagno di origini nigeriane, che aveva perso la madre durante la traversata nel Mediterraneo, che per mesi è stato preso di mira, e che per vergogna, non racconta nulla né alla sua amica né alla sua famiglia, fino a quando non decide di affrontare i bulli che però lo pestano a sangue. Questa la storia che si evince durante le fasi del processo, portata in scena dai ragazzi di Settingiano, molto credibili nelle parti da loro interpretate. Tra gli imputati, Giovanni e Valeria si rendono conto che ciò che hanno commesso si configura come reato e come tale penalmente perseguibile, e denotano un sincero pentimento che li porterà successivamente a riavvicinarsi al compagno maltrattato. Malik riuscirà a perdonarli e ad acquisire nuovamente fiducia nel prossimo, pronunciando parole che lui stesso dichiara che mai si sarebbe immaginato di poter proferire. Gli altri due, Fabrizio e Stefania proseguono nel dichiarare che il loro era solo uno scherzo e che in tali azioni non riconoscono nulla di male; verranno pertanto condannati a due anni circa di reclusione e al pagamento di una multa pecuniaria, con la sospensione condizionale della pena.

Banner

Il P.M., gli avvocati difensori e il collegio giudicante, interpretati senza batter ciglio e con uno stile comunicativo autorevole, hanno portato a galla una serie di informazioni utili per ricostruire l’accaduto e l’uso distorto che si è fatto delle immagini, attraverso delle applicazioni social, sconosciute o conosciute solo superficialmente dai genitori, ma molto in voga tra gli adolescenti, che permettono loro di essere meno controllati e sicuri di poter osare comportamenti come il sexting, il cyberbullismo, postando contenuti visualizzabili per 24 ore prima di dissolversi automaticamente. Tante le considerazioni scaturite durante la messa in scena del copione, prima fra tutte il nuovo modo di comunicare dei ragazzi, totalmente immersi oggi nel mare dei social network, incentrato sulla condivisione di contenuti visivi, immagini e video, e poi la trasformazione della scuola in una società sempre più multietnica, in cui la presenza di alunni stranieri deve essere vista come crescita culturale, ed ancora la superficialità delle relazioni interpersonali tra i giovani. L’esperienza del processo simulato vuole mettere in luce le tematiche esistenziali che ruotano intorno alla vicenda di Malik e favorire un aumento della consapevolezza degli alunni partecipanti. Obiettivo raggiunto considerate le reazioni delle persone che hanno assistito al processo e l’emozione degli attori provetti. L’augurio sincero del dirigente scolastico e dei loro insegnanti è che questo bagaglio di esperienze renda i ragazzi tolleranti nei confronti della diversità, rispettosi e capaci di riconoscere emozioni sincere, più consapevoli del ruolo che una persona amica può avere nella loro vita e del vero significato dell’amicizia, così come affermava Muhammad Ali, e soprattutto che riesca a tenerli lontani da comportamenti devianti.

Banner

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner