Cimino: "Dal referendum strumentalizzato, la lezione volutamente ignorata. Democrazia a rischio"

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images Cimino: "Dal referendum strumentalizzato, la lezione volutamente ignorata. Democrazia a rischio"
Franco Cimino
  10 giugno 2025 19:41

di FRANCO CIMINO 

Se le elezioni sono un gioco, come ormai da tutti gli attori bugiardi di questa politica bugiarda, viene inteso, la Democrazia non lo è affatto. Chi la tratta come un giocattolino da montare e smontare, ovvero per smania di cattiveria, distruggerlo, fa un danno enorme al Paese. Commette un peccato, che egli creda in Dio o no, imperdonabile. Se i voti ricevuti in campagna elettorale sono appannaggio di chi li ottiene( io contesto questa affermazione, ritenendo che i voti anche quelli espressi appartengono sempre a chi li dà, i cittadini elettori), questi ha il dovere di rispettarli. Il politico autentico, capace, onesto e sincero, si mostra tale quando questo principio rispetta. E quando sappia interpretare il significato di ogni singolo voto espresso. Fossero dieci, cento, mille, un milione, il voto, va interpretato. Rispettarlo significa due cose in una. La prima è che esso debba sempre essere accompagnato dagli impegni assunti in campagna elettorale. Chi non mantiene li mantiene, compie uno degli atti più immorali e corruttivi che una persona possa compiere. Consuma uno dei più dannosi inganni. La più feroce delle bugie. Insieme nuocciono alla Democrazia. E alle istituzioni, suoi pilastri fondamentali. A chi, per convenienza e ignoranza, non si domanda dei motivi per i quali crescente è l’astensione al voto, va spiegato che essi sono i primi responsabili della percentuale sempre più alta che si registra attorno a questo grave fenomeno. Se il voto dei cittadini viene alterato, cambiato nel suo significato, ingannato, tradito( e senza neppure considerare la mostruosa legge elettorale, che di fatto designa dalla volontà di tre-quattro persone, i parlamentari della Repubblica, mantenendo in poche mani la proprietà di tutte le istituzioni del Paese, presidenza della Repubblica compresa)sempre più convinta si fa la sensazione che sia inutile andare a votare. Coloro i quali pensano di trarre vantaggio da questa rassegnazione, sono anche stupidi, oltre che violenti stupratori della Costituzione più bella del mondo. Mi viene in mente la frase “filosofica” del famoso Catalano di “Quelli della Notte, il programma di successo di quel geniaccio di Renzo Arbore, quando dice “meno siamo meglio stiamo”. E hanno, a loro modo, pure ragione, in quanto sanno che chi non va a votare è talmente sfiduciato verso la loro politica e arrabbiato verso le loro persone, che gli voterebbe contro. In un solo giorno, come talune volte accaduto, in ultimo con con l’ampio consenso al movimento Cinque Stelle nelle politiche del duemila diciotto, li manderebbero via. Essere pochi, conviene. Più facilmente ci si mette d’accordo nel teatrino di quella politica che, come la notte hegeliana, fa apparire tutti uguali, maggioranza e opposizione, là dove anche la sostanza di queste due paritarie posizioni è stata alterata. Sempre più si afferma il principio del potere “asso piglia tutto”, nel quale conta solo la decisione e non, come avviene in Democrazia, il dibattito tra pari, nel Parlamento sovrano, rappresentativo della sovrana volontà popolare, che la decisione prepara, rende legittima. E condivisa, anche da quanti non l’hanno di fatto deliberata. Condivisa è sempre in un corretto sistema democratico, la decisione, in quanto chi vi si è opposto l’ha fatto proponendo ed esponendo proprie idee e proprie linee programmatiche. Pochi siamo e meglio spartiamo. Sempre più si afferma, in luogo dell’antica autorità, la forza del comando. Chi riveste una carica al vertice, specialmente elettiva dal voto popolare diretto, non governa, comanda. I governi e le giunte comunali e regionali, che nella cosiddetta prima Repubblica erano organi collegiali, oggi sono soltanto mani alzate nel consenso a ogni pratica che venga portata nelle riunioni sempre più brevi. L’opposizione, forza necessaria alla Democrazia, che le riconosce pari dignità di quella della maggioranza, sempre più perde valore e spazio. Forza e dignità. È finita quasi con il non esistere affatto, perché chi si oppone si porrebbe contro il capo dei governi e dei partiti, tutti. SI opporrebbe, cioè, contro coloro che decideranno la loro “ elezione”. Silenzio e accondiscendenza, servilismo e ubbidienza, questo il ruolo degli eletti- nominati. Quando li si sente parlare, da loro stessi registrati o dal microfono porto da giornalisti acritici e senza domande, recitano la filastrocca di venti parole al massimo, di propaganda. Frasi fatte, che definirle ridicole è come riconoscere a ciascuna di esse dignità culturale. In questo drammatico contesto, si è svolto domenica e lunedì il Referendum su cinque domande estremamente importanti riguardanti due temi assai delicati per la vita delle persone. Sono il lavoro e la persona umana. E i diritti che li sostanziano. Due su tutti. Sul primo, il diritto alla sicurezza del lavoro e sul lavoro. In essi non solo la stabilità, ma la dignità di una paga misurata sul bisogno, sulla qualità e sul merito. Una “paga”, che non sia la conseguenza di una rapina da parte di chi ruba sul lavoro e sulle qualità umane. Ma, invece, lo strumento che renda vivibile la vita e gratificante la fatica. Sul secondo, il diritto alla vita e alla sua dignità. Per tutti come Costituzione detta, la quale non distingue tra esseri umani. E non li differenzia tra buoni e non, tra italiani e stranieri, concedendo, invece, a chiunque ne abbia i titoli p, umani essenzialmente, quel “ diploma civile”, che è la cittadinanza. I partiti che non sono partiti veri, ma sempre più comitati elettorali per l’acclamazione del capo, dei quesiti referendari non si sono occupati affatto. Degli interessi delle persone in essi, neppure. Si sono solo occupati del loro interesse più misero, fargliela pagare agli avversari. Per cui hanno utilizzato il Referendum, per natura quasi apartitico, per prevalere, rivincita o anticipo di battaglia, sugli avversari. Quelli dell’opposizione divisa per far saltare( sic!) il governo o indebolire la presidente del Consiglio. Quelli della maggioranza falsamente unita, per battere ancora una volta e sul sul loro stesso terreno i partiti di opposizione. I primi, chiedendo agli italiani di andare a votare. I secondi, con quasi tutte le più alte cariche dello Stato, di disertare le urne. Messaggio in sé molto grave, anche nella risibile formulazione della presidente del Consiglio, che avrebbe inventato un nuovo modo di votare. E, cioè, andare al seggio per votare senza votare. Un piccolo marchingegno, che non saprei adesso definire se soltanto furbizia o inganno. Ne approfondirò la sensazione più attentamente in altro momento. Ciò che mi interessa sottolinear oggi è questa strumentalizzazione del voto da parte di tutti. E a urne chiuse. A risultati acquisiti. La maggioranza dichiara di aver vinto perché non è stato raggiunto il quorum. Le opposizioni esultano perché ciascuna forza si accredita il 31% di chi è andato a votare. Miseria di questa politica, in cui nessuno si sofferma su quel dato, che segna la sconfitta di tutti. Un dato che avverte del pericolo sempre più pesante che corre che sta correndo la Democrazia italiana, la nostra Democrazia. Un pericolo tanto più grave quanto più alta oggi sia stata la scarsa affluenza ai seggi Sono ormai vent’anni che la lontananza dalle urne cresce. Nelle ultime elezioni politiche è stata del 49% . Con questa cifra si è deciso per il governo del Paese e la rappresentanza nelle istituzioni. Per la distribuzione di quel voto tra i partiti, una minoranza elettorale governa. E prende tutto. Quest’ultima percentuale di votanti, mai raggiunta prima, è l’evidente segnale che la Democrazia edificata dalla nostra Costituzione, si stia avviando inesorabilmente verso il declino. Il vuoto che sta già generando sarà riempito da forze cattive. Quelle che, oggi in abito nuovo, hanno sempre, dai sottoscala scuri dei poteri occulti, congiurato contro la Repubblica. Un’altra Italia sta per essere abortita da questa dinamica apparentemente inarrestabile. Chi non ha capito che l’otto è il nove giugno non erano soltanto in gioco interessi sensibili degli italiani, ma il valore stesso della nostra Democrazia, si è caricato sulle spalle una pesante responsabilità. Una responsabilità che pesa sulle spalle dell’intero paese e dell’Europa, che di un’ Italia veramente democratica ha bisogno per costruire davvero Progresso nel continente. E la Pace nel mondo. Da oggi inizia una nuova battaglia, alla quale sotto la guida illuminata di Sergio Mattarella, il Presidente, gli italiani di buona volontà, i più sinceri democratici, i più preoccupati del futuro dei nostri giovani, devono unitariamente aderire, per costruire, sui perenni valori della Resistenza, un futuro degno della grande storia dell’Italia. E delle grandi promesse che Lei ha scritto con il sangue dei suoi eroi nel cielo luminoso che sta sopra le più belle fatiche degli uomini belli.

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