Cimino: "La gente muore di 'bombe di fame' mentre si litiga per il Nobel"
Franco Cimino
10 ottobre 2025 19:09di FRANCO CIMINO
Ma come si può pensare alla pace, ovvero anche a una semplice tregua che interrompa le uccisioni, e le più barbare pure come a un festival della canzone o a un concorso per il conseguimento di un premio?
Questo pensiero-pretesa non è il Nobel per la Pace. Non è il cammino che bisogna fare per raggiungerlo. Non è neppure una partita di pallone o un incontro qualsiasi di sport, nel quale si vince una coppa.
Non è da qui che può trovarsi l’uomo della pace.
Gli uomini di pace sono di pace tutti i giorni.
Lo sono per convincimento interiore, per cultura, per visione del mondo.
Lo sono se hanno la pace dentro e ad essa si ispirano per cercare la pace nel mondo.
Fosse anche il piccolo mondo del più piccolo paese, o soltanto di un cortile.
Gli uomini di pace cercano la pace.
E, laddove c’è tensione o conflitto — non necessariamente la guerra — si attivano per cancellare i motivi che producono tensioni e conflitti, inimicizie e rancori, divisioni e offese.
Gli uomini di pace non odiano. Mai.
E l’odio negli altri lo contrastano, come quei sentimenti che negli altri insistono, portandosi dal rancore all’odio.
Gli uomini di pace quei sentimenti non li fomentano; invece, contribuiscono a spegnerli sul nascere.
Gli uomini di pace portano amore e amore stimolano negli altri.
E all’amore educano.
E ciò fanno senza fatica, perché hanno l’amore dentro, negli occhi e nel cuore.
Hanno l’amore nella parola, che non si fa mai insulto né urlo contro qualcuno.
E quando, nella tentazione, la parola rischia di farsi offesa o volgarità, essa stessa si rompe prima ancora che fuoriesca dalla bocca.
Chi ama non odia le donne.
Non le compra.
Non le violenta.
Non le offende.
Chi sente amore, chi porta amore, chi si batte per amore, sa bene dove l’amore vive e dove deve crescere e alimentarsi di amore nuovo.
Ama, pertanto, il principio in cui l’amore essenzialmente vive: la Libertà.
Di tutti e di ciascuno.
Chi ama conosce bene il luogo in cui la libertà vive e cresce, e di sé stessa si rinnova e si diffonde.
La Persona è il primo luogo che custodisce la Libertà. Chi ama la difende: la Persona in tutte le persone.
La Democrazia è l’altro luogo in cui la Libertà vive, per la vita stessa della Democrazia.
Chi ama, difende la Democrazia. Sempre e ovunque.
La Libertà è nei popoli e nel diritto di ciascun popolo a essere libero nella libertà che libera.
Libero nella terra dei padri, dai quali l’ha ricevuta perché sia conservata intatta ai figli che verranno.
Libero nello Stato cui quella terra dei padri e quel popolo hanno diritto.
Chi ama, ama la Vita. Ovunque essa si manifesti. Dalla Persona alla Natura.
E la difende sempre. Come difende e persegue la Giustizia, strumento attraverso il quale tutto l’amore di cui parlavo prima si realizza.
Per essere santi occorre essere buoni.
E fare il bene non soltanto la domenica mattina, quando i negozi sono chiusi.
Bisogna farlo tutti i giorni e senza interesse alcuno.
Per guadagnarsi il Paradiso non è richiesto che si chieda perdono mentre si sta morendo: occorre essere buoni sempre, in quella bontà che è donazione di sé agli altri.
Lo dicono tutte le religioni.
Si può ben comprendere, quindi, che il profilo per ottenere il Premio Nobel per la Pace debba essere ben definito e alto.
E ciò nonostante, quelle accademie e giurie rispondano quasi sempre alla logica di questo sistema globale: quello che conferisce premi e benefici nella società secondo la logica che impera da sempre nel mondo: interessi, diplomazie, giochi politici e altro ancora di questo genere.
Avessi deciso io, il Premio Nobel per la Pace quest’anno lo avrei assegnato a una di quelle organizzazioni umanitarie che, instancabilmente e a rischio continuo della vita dei volontari che in esse operano, si sono impegnate nella guerra contro la guerra, per salvare vite umane: curare i feriti, vestire i nudi e denudati, sfamare gli affamati, dare acqua agli assetati, una tenda ai bombardati di case, beni e speranze.
Se fossi stato io a decidere, per tutti loro avrei assegnato il Premio Nobel 2025 a quell’uomo straordinario che è scomparso solo due mesi fa, lottando fino al suo ultimo respiro per la pace vera e per la giustizia, urlando — con la più flebile voce che si stava spegnendo — contro gli odiatori, i cattivi maestri e i cattivi governanti. Contro coloro che fanno la guerra, vivono di guerra e con la guerra si arricchiscono.
Lo ricorderanno tutti, quel nome e quella persona: Francesco, il vescovo con le scarpe vecchie della Chiesa di Roma.
Il più grande rivoluzionario del terzo millennio.