di FRANCO CIMINO
Dissento. Sulla questione palestinese e sul teatro di morte in cui essa è stata relegata, dissento ancora. E questa volta sull'accordo di pace considerato storico che è stato firmato ieri alla Casa Bianca.
Lo accetterei soltanto per quello che esso potrebbe essere, se fuori dall'ipocrisia gli venisse dato il nome giusto. E cioè patto di tregua necessaria per salvare più vite possibili. Lo accetterei come un accordo tra due nemici capitali che vogliano far riposare un po' la morte e tenerla lontano da quel che resta della vita in quei territori. Un patto per una breve tregua che consenta di sperare che Vita possa conservarsi ancora in quelle migliaia di palestinesi che hanno resistito ai bombardamenti, alle violenze, alle prigionie, al forzato esodo di massa, alle fughe, alle malattie, alla fame.
Un patto per consentire la liberazione dei rapiti. Ovvero, quel che resta dei quarantotto ancora in mano ai terroristi di Hamas che li hanno sequestrati in quella tragica notte del 7 ottobre, e gli imprecisati palestinesi, donne, vecchi e bambini, malati e affamati, imprigionati accanto alle macerie e nei campi profughi in cui è stata cancellata ogni traccia di umanità.
L'accordo è quello sottoscritto a Washington, assente qualsiasi rappresentanza palestinese, e a tutto vantaggio di Netanyahu e Israele. Lo Stato palestinese non si fa, non se ne riconosce il diritto, la Cisgiordania non è stata riparata dalla volontà israeliana di annetterla allo Stato ebraico per farne la grande Israele, come dal vecchio proposito di Ben Gurion uno dei padri fondatori di Israele e il primo Capo del Governo di quella nuova nazione.
C'è di più in quell'accordo dell'altro ieri: i palestinesi che sono ancora sofferenti per la mancanza di un territorio in cui edificare il loro Stato, libero e autonomo, verranno nuovamente cacciati dalla Striscia di Gaza con il pretesto che dovrà essere ricostruita più bella e prospera. E con i soldi dei ricchi arabi e dei più ricchi americani, che già vi hanno buttato l'occhio dei più voluminosi affari.
In quell'accordo manca qualsiasi riferimento ai gravi crimini commessi in una falsa guerra. Ché falsa è quella in cui vi è un solo esercito che usa tutte le armi, anche le più micidiali, contro il nemico senza divisa di uomini e donne disarmati, presi come bersaglio immobile di morte ferma. Mancante quel riferimento, quei capi israeliani, con in testa il primo ministro e quei due ministri importanti, chiamati a processo dalla Corte Internazionale di Giustizia con l'accusa di aver commesso pesanti crimini di guerra e atti disumani, ne usciranno non solo assolti ma incolpevoli di ciò che hanno consumato sotto gli occhi del mondo.
E se neppure questa volta governanti che violano il diritto internazionale e il senso umano delle loro azioni, come Netanyahu e Putin, non pagheranno, nel cielo che sta sopra l'umanità e nel libro della Costituzione Universale, la parola "Pace" sarà cancellata insieme a quella che pace nutre e ispira, Libertà. E sarà così che ciascun governante autoritario potrà facilmente trasformarsi in tiranno e la tirannia diventare il luogo più sicuro dei popoli che hanno perso il senso della libertà e il valore inalienabile un tempo della democrazia.
C'è poi quella frase detta dal presidente degli Stati Uniti e ripetuta dal capo del governo israeliano durante la conferenza stampa, a dire tutto di ciò che nel documento non ha trovato le parole. È una frase inquietante, semanticamente assai brutta. Due parole che di fatto di quell’accordo “ per la pace" ne inficia la bontà declamata. Mi vengono ancora i brividi a scriverla. È questa: "Caro Bibi, se Hamas non dovesse accettare l'accordo (il loro), completerai il tuo lavoro." E lui a rispondere puntualmente a megafono: "Grazie Donald, se Hamas non accetterà noi completeremo il lavoro." Dove completare il lavoro significa completare una distruzione e le stragi a genocidio.
Basta questo per stare in allerta democratica e vigilare affinché, dopo la temuta risposta negativa di questo strano esercito palestinese ancora attivo nonostante le pesanti perdite subite, non ci sia l'ondata tsunami più temibile. La più distruttiva e furiosa. Quella che chiuderà definitivamente ogni pur ipocrita discorso intorno alla quasi impossibile - nelle attuali condizioni- pace in quel tratto del Medio Oriente, che da Paradiso naturale è stato trasformato in inferno. Un inferno infuocato più dell'inferno che quel Dio unico dei tre diversi professati sotto quel Cielo, ci ammonisce a non varcare. Ché la vita è sacra anche per chi odia. E l’odio è contro Dio anche per chi crede.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736