Cinque anni senza Regeni. Il commento di Cimino: "Rivivrà nelle battaglie che faremo in suo nome"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Cinque anni senza Regeni. Il commento di Cimino: "Rivivrà nelle battaglie che faremo in suo nome"
Franco Cimino
  25 gennaio 2021 21:57

di Franco Cimino

"Giulio è un ragazzo come tanti. Diversamente da tanti, è figlio unico di una felice coppia di Trieste originaria di Udine. Figlio unico, anche se per ogni padre e ogni madre tutti i figli sono unici. Insostituibili. Una famiglia normale, quindi, quella di Giulio, con i sogni di una coppia genitoriale normale: crescere un figlio sano, onesto, pulito, responsabile verso se stessi e gli altri. Farlo studiare sacrificando ogni cosa del proprio particolare."

Banner

"Vederlo crescere intellettualmente e professionalmente, una parte del sogno che si realizza. Costruire ponti per farlo andare lontano, il più lontano da loro, dalle loro ansie e da loro vecchiaia che sta arrivando, è la fatica loro più bella. Giulio è un ragazzo come tanti, nella Londra post laurea, sta costruendo un dottorato di forte valenza scientifica e culturale. Si occupa di problemi sindacali nei paesi dove le garanzie per i lavoratori sono assai incerte. La sua università vorrebbe realizzare uno studio approfondito e aggiornato su un tema ancora di cogente attualità. Molti sono i paesi che speculano sul lavoro, sfruttano i lavoratori, umiliano l’essere umano, sempre più trattato come merce. E scadente pure. Giulio è bello. Sono belli tutti i nostri ragazzi. Sono figli del mondo e il mondo possono cambiare. Farlo più bello. Bello come loro."

Banner

"Ha nel cuore il senso di giustizia. Nella testa, fortemente radicata, l’idea di libertà. Negli occhi... Ah, negli occhi tutta la bellezza de Creato. E nel sangue e nelle ossa, nei muscoli che ricevono forza, tutta la rabbia mista a gioia di potersi battere per dare alle proprie fatiche, alle proprie speranze, ai propri studi, la spinta per le lotte di liberazione di ogni uomo. Nel senso della Giustizia, che è Democrazia. Giulio è un ragazzo come tanti, sogna, lotta e spera, cerca verità e costruisce giustizia. La sua casa è il mondo. E il mondo non ha confini. È fatto di terra e di mare. Terra e mare che non hanno né confini né padroni. Non hanno, soprattutto, recinzioni. Giulio e i ragazzi come lui, sono chiamati idealisti. I più prudenti li chiamano attivisti. Chi non li ama e li teme, per non essere mai stato giovane e bello, li definisce propagandisti di regime e agenti sotto copertura del nemico."

Banner

"Se un ragazzo normale, bello onesto, pulito, sano, qual è Giulio di Trieste dottorando a Londra, si trova, per conto della sua Università, in Egitto, la sua bellezza viene vista con sospetto. I suoi occhi onesti come illeciti indagatori dei fatti segreti di quel paese, le sue ricerche legittime e pulite come raccolta di notizie pesanti riguardanti la sicurezza interna egiziana. Il suo cuore come quello di un infedele. Di un traditore. Un nemico, insomma, pericolosissimo. Da catturare. E torturare, per fargli confessare ciò che non potrà mai dire semplicemente perché non sa nulla. E non sa nulla perché non ha fatto nulla. Giulio studiava e basta. Il ventiquattro gennaio di cinque anni fa, Giulio improvvisamente sparisce. Inghiottito nelle strade de Il Cairo. Forse, nessuno lo cerca veramente, nonostante l’implorazione tormentosa dei genitori. Lo troveranno il tre febbraio in un fosso ai margini di una strada di periferia. Il suo corpo seminudo è talmente martoriato che la madre lo riconosce solo “ dalla punta del naso”. “ Nel volto di Giulio ho visto tutto il male del mondo.”

"Sono ancora le parole dell’Addolorata. Giulio, oggi avrebbe trentatré anni, sarebbe stato ancora più bello e più buono. La sua intelligenza sarebbe stata ulteriormente arricchita dai suoi studi brillanti, che avrebbe di certo messo a disposizioni del mondo. Per farlo più bello. E più buono. Bello e buono come sono i giovani. Com’era Giulio. Un ragazzo italiano ed europeo ucciso in una terra che avrebbe dovuto ospitarlo. Proteggerlo. Massacrato da agenti delle diverse polizie e dei servizi segreti dell’Egitto, il paese del continente africano che si affaccia sul Mediterraneo. Uno dei più vicini all’Italia e all’Europa e con il quale l’Europa e l’Italia intrattengono rapporti economici molto “redditizi”... per pochi, come sempre. Sono trascorsi cinque anni da quel delitto orribile. La Procura di Roma, che tanto si è impegnata per fare giustizia, ha scoperto tutto e di più. I nomi degli esecutori materiali del crimine più vigliacco e i mandanti delle seconde file, sono tutti iscritti nel registro degli incrinati con esplicita richiesta di averli in Italia per essere sottoposti a regolare processo."

"Questi torturatori, però, non sono stati consegnati e, diciamocelo pure, non lo saranno mai, alla Giustizia italiana. Il governo egiziano si rifiuta di “costituirceli”. Al dolore indicibile di una madre e di un padre, alla umiliazione subita dal nostro Paese, si aggiunge la beffa determinata dalla condotta vergognosa di un governo “ amico”, che ormai, senza forse, si rivela essere il primo mandante politico e morale di quell’efferato crimine. Oggi il presidente della Repubblica, e dopo di lui altre autorità, ha diramato un messaggio, indirizzato alla memoria di Giulio, al conforto dei due genitori, alla sensibilità degli italiani, all’attenzione delle autorità egiziane. Il testo è bello, ma troppo elegante. È nutrito, ma non robusto. È diplomatico, ma non politico. Ha sensibilità umana, ma non forza morale. Tocca i cuori delle persone, ma non quelli dei governanti. È chiaro nella formulazione, ma non nella profondità dei contenuti, che rischiano di restare sospesi ai tempi convenienti e all’atteggiamento falso e mistificatore del governo egiziano."

"Non siamo più da anni “ in attesa che sia cercata la verità su Regeni”. La verità la conoscono pure i bambini e l’hanno capita pure i cretini delle diverse parti del mondo. E pure i furbi e i finti cretini, di là dei nostri confini. La verità sacrosanta è che un giovane europeo di nazionalità italiana, onesto e pulito, studioso e pacifista, educato ai più alti valori della democrazia, è stato massacrato in Egitto da agenti della polizia e dei servizi segreti di quel Paese. Su questo delitto, i cui mandanti siedono molto in alto, è calato il sipario più nero e impenetrabile del governo egiziano e la spregiudicata indifferenza del suo capo, che, come per tutto l’ordinamento di quel sistema, non brilla per educazione democratica e per spirito umanitario. Nella settimana del quinto anniversario della tortura di Giulio, occorre dare la risposta che per una prudenza inconcepibile( neppure sul piano delle convenienze economiche per il nostro paese e per quelli europei) abbiamo tenuto chiusa nei cassetti di una diplomazia di cartapesta, quando non suddita di meschini interessi che antepongono gli affari alla vita umana."

"Noi siamo l’Italia, il Paese che ha nella sua Costituzione impresso indelebilmente il principio del valore assoluto della vita umana e della dignità della persona. Un principio che abbiamo contribuito, da De Gasperi in poi, a rendere prioritario nei valori presi a fondamento dell’Europa. L’Europa e l’Italia, quindi, da domani interrompano, come primo atto, i rapporti economici con l’Egitto, in particolare quelli orribili della vendita di armi. Nel contempo pretendano la immediata liberazione di Patrick Zacki, incredibilmente tenuto in carcere, e chissà in quali condizioni, dal marzo scorso, or sono quindi dieci mesi. Patrick è nato in Egitto, dove risiede. E, però, studente all’Universita di Bologna, Città dove vive quasi stabilmente. Per quella cultura della cittadinanza universale, che ancora attende di essere codificata, Zacki è cittadino italiano ed europeo. È giovane e bello, come Giulio. Come Giulio è pulito negli ideali di giustizia e libertà per tutti i popoli. Ideali che sostiene, predica. Difende e promuove."

"Fa normalmente ciò che è nel sangue dei giovani. Nel loro fare. Nel loro sentire e pensare. Ce ne fossero di ragazzi come loro due, in questa realtà del profitto come meta assoluta. E della mistificazione come educazione prevalente. Una realtà sempre più distaccata dai valori umani. E nella quale a pagare il prezzo del libero pensare, per la formazione di una robusta coscienza critica, sono proprio i giovani. Rendere giustizia a Giulio, anche nel modo che rivendichiamo, e liberare Patrick, anche attraverso la via che auspichiamo, non è solo una maniera per rendere onore al primo e solidarietà al secondo. È, soprattutto, un mezzo, tra i più efficaci, per l’affermazione, in ogni punto della terra, dei principi di libertà. Per una democrazia autentica, che abbia al centro il valore della vita umana. Per noi, l’Italia, regione dell’Europa, rappresenta l’occasione preziosa per ritornare ad essere protagonisti dei processi di Pace nell’intero pianeta. La Pace vera. Quella fondata sulla giustizia e la libertà. Di tutti, popoli e regioni. Stati e persone."

"Giulio deve rivivere ogni giorno nelle battaglie che faremo in suo nome. Se ci impegneremo in direzione della costruzione di una nuova coscienza civile, a partire dalle scuole e dalle famiglie, i primi habitat giovanili, Giulio vivrà. E non solo negli occhi e nel cuore di una mamma e di un papà, quei due che il loro figlio se lo sono andati a cercare. Riportato a casa. E mai più lo hanno lasciato solo."

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner