False perizie per favorire il boss Mantella. Il pentito Lovato: “Rolex e prosciutti per tornare in libertà”

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images False perizie per favorire il boss Mantella. Il pentito Lovato: “Rolex e prosciutti per tornare in libertà”
Andrea Mantella
  13 aprile 2021 18:02

di EDOARDO CORASANITI

Condizionatori, rolex, parmigiano, prosciutto crudo, tv, denaro e divani. E’ quanto avrebbe ricevuto Arturo Ambrosio, direttore sanitario della clinica “Villa Verde” di Donnici, per aver contribuito a realizzare le perizie per Andrea Mantella, il boss scissionista di Vibo Valentia ormai collaboratore di giustizia dal 2016. Lo scopo era di consentirgli di passare dal carcere ad una clinica e infine per tornare in libertà.

A raccontare dei regali e i dettagli della vicenda è il collaboratore di giustizia Samuele Lovato, vicino alla cosca Forastefano della Sibaritide, nel processo per corruzione, favoreggiamento personale in concorso, frode processuale, falsa perizia, falsa attestazione a pubblico ufficiale, finalizzate a favorire Mantella.  Tutti reati aggravati dal metodo mafioso perché avrebbero agito con lo scopo di agevolare la 'ndrina "Pardea-Ranisi". E nell’accordo, secondo il teorema accusatorio, ci sarebbero stati avvocati, periti, consulenti tecnici di parte.

Mantella e Lovato (ma anche Ciccio Scrugli, braccio di destro di Mantella che, per il pentito, avrebbe anche giovato degli aiuti della clinica) hanno in comune di aver convissuto insieme nella clinica cosentino “dove avevamo la tv maxischermo e le chiavi della struttura per entrare ed uscire”.
 
Nell’ambito del processo celebrato oggi nell’aula bunker, Mantella sarà il prossimo ad essere esaminato dalla Direzione distrettuale antimafia guidata da Nicola Gratteri e rappresentata in aula dalla pm Annamaria Frustaci. L’udienza è fissata per il 21 settembre nell’aula bunker di via Paglia, a Catanzaro. 


Nel processo con rito ordinario sono imputati Andrea Mantella, 46 anni, di Vibo Valentia; Francesco Lo Bianco, 48 anni, di Vibo; l’avvocato Salvatore Staiano, 63 anni, di Soverato, avvocato di Catanzaro; l’avvocato Giuseppe Di Renzo, 46 anni, del Foro di Vibo Valentia; Silvana Albani, 69 anni, di Camerino; Luigi Arturo Ambrosio, 82 anni di Castrolibero; Domenico Buccomino, 66 anni, di Cosenza; Massimiliano Cardamone, 43 anni di Catanzaro; Antonio Falbo, 56 anni di Lamezia Terme.
Nel collegio difensivo gli avvocati Vincenzo Ioppoli, Armando Veneto, Nicola Cantafora, Francesco Iacopino, Vincenzo Cicino, Fabrizio Costarella, Franz Caruso.


Con il rito abbreviato invece sono stati già assolti Mauro Notarangelo, 51 anni di Catanzaro, psichiatra e perito del Tribunale,  Massimo Rizzo, 56 anni, di Catanzaro, Antonella Scalise, 62 anni, mentre è stata condannata la compagna di Mantella, Santina La Grotteria.

“Erano gli uomini di Mantella che si occupavano a portare i regali, quelli che facevano parte del suo gruppo.  Ho sentito che Mantella più volte si preoccupava di portare i materassi/condizionatori ad un B&B, di proprietà di qualcuno vicino ad Ambrosio, nei pressi di Cosenza e che stavano attrezzando.  E Mantella gli facevano avere tutte queste cose. Io gli ho fatto arrivare lenzuola, copriletto”. Lovato viene sentito ad esame partendo da un verbale di interrogatorio del 9 giugno 2010: il collaboratore sostiene che Ambrosio chiedeva a Mantella l’interessamento per l’acquisto di una macchina al figlio, un’Audi, che effettivamente fu comparata da un concessionario di Vibo Valentia. Mantella la pagò circa 27/28mila euro e, successivamente, diceva “quanto mi è costato questo”.

Gli episodi si riferiscono al 2009 e Lovato contorna spesso il suo racconto di “non ricordo”, costringendo la pm ad utilizzare il meccanismo della contestazione in aiuto della memoria: il magistrato legge il contenuto di quanto riferito nel verbale di interrogatorio e il pentito conferma o meno le circostanze.
C’era arrivata l’ambasciata che stava scattando un blitz, dalle parti di Andrea (Vibo Valentia, ndr): facevamo la sentinella per controllare l’arrivo della polizia. Ad un certo punto della notte Mantella mi bussò al muro.  Noi avevamo le chiavi del “portone principale” ma ci stavano già uomini della Polizia, così andammo dagli infermieri e gli dicemmo di aprirci il retro e ci aprirono sotto: ma ci stava un poliziotto che ci disse di fermarci. Così, portarono via Andrea”.

Andrea Mantella, secondo quanto riferisce il collaboratore, aveva contatti con l’esterno: “Parlava al cellulare attraverso schede telefoniche intestate ai pazienti”.

Tra gli imputati risulta anche l’avvocato Salvatore Staiano, che all’epoca dei fatti difende Mantella: “Staiano rassicurava Mantella che avrebbe ottenuto la libertà e se l’operazione fosse andata in porto avrebbe ricevuto una Porsche. Tutto passava da una perizia che doveva essere gonfiata”.

E poi un dettaglio importante, fondamentale, sull’unico faccia a faccia tra l’avvocato e il collaboratore: “Ho parlato con l’avvocato Staiano, stava prendendo la mia difesa. Io non sono mai stato difeso da lui, ma parlai con lui poco prima della mia collaborazione. Ci Arrivai  tramite Mantella. Gli rappresentati la mia situazione e gli dissi che volevo uscire il prima possibile. Lui mi disse che “avrebbe fatto il massimo, ci avrebbe messo il massimo impegno ma senza darmi la certezza”.

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