Festa della Liberazione, la riflessione di Sabatino Nicola Ventura

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Sabatino Nicola Ventura
  25 aprile 2024 08:37

di SABATINO NICOLA VENTURA

La guerra di liberazione dall’occupazione nazista e dal fascismo ebbe inizio in concomitanza con il giorno dell’armistizio, l’8 settembre 1943 e si concluse nel 1945. Il 1949 è stata istituzionalizzata la sua celebrazione, e si scelse la data del 25 aprile, giorno simbolico: in quella data del 1945 cominciò la ritirata dei tedeschi e dei soldati fascisti della Repubblica Sociale Italiana da Milano e da Torino.

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La guerra di resistenza fu una pagina gloriosa della storia d’Italia. Tante migliaia di patrioti, moltissimi i giovani, si batterono, sacrificando anche la vita, per liberare l’Italia dal fascismo e dall’occupazione tedesca.

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Gli italiani dagli anni ’20 del secolo scorso, per oltre un ventennio subirono una spietata dittatura: il regime fascista. Mussolini, il dittatore, e il suo Partito Nazionale Fascista instaurarono un regime totalmente autoritario e anti democratico, perseguitando con “scientifica” organizzazione ogni oppositore. Il fascismo governò l’Italia attraverso ogni sorta di delitti: umani, morali, sociali e politici.  La scellerata decisione, 1940, di portare l’Italia in guerra, a fianco del dittatore tedesco, il nazista Hitler, contro, in sostanza “il resto del mondo”, rese la dittatura fascista ancora più odiosa; e risvegliò tante coscienze, sino ad allora, soggiogate o sopite.

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Con la vittoriosa guerra di liberazione il popolo Italiano riscattò il disonore che aveva arrecato alla nazione il fascismo. La Resistenza italiana fu una pagina piena di eroismi. Infatti, la violenza nazifascista verso i patrioti partigiani e la popolazione che in vario modo li sostenne, ma anche verso ogni italiano non schierato apertamente a fianco dei fascisti, fu particolarmente crudele.

La Resistenza al fascismo, però, non iniziò il 1943. Da quell’anno prese corpo la guerra di liberazione dal nazifascismo, ma è bene ricordare che sin dalla nascita, 1919, delle squadracce fasciste, si realizzò il contrasto, la Resistenza al fascismo. Tante migliaia di socialisti, cattolici, comunisti, liberali, ecc., s’impegnarono nella Resistenza al fascismo, che sin dagli albori si manifestò quale movimento criminale. Tanti furono gli antifascisti aggrediti, sottoposti a violenze di ogni genere, dal 1919 e sino al 1945. Simbolo delle famigerate squadracce fasciste fu l’olio di ricino, che facevano deglutire con violenza agli avversari politici, per profondamente umiliarli. Le sedi dei partiti antifascisti, prima che fossero abolite dalle leggi di dittatura, erano normalmente devastate dai camerati, con la complicità e il sostegno, quasi sempre, delle forze dell’ordine, dell’esercito e da tanti prefetti. Tanti furono le gesta eroiche dei militanti in difesa delle sedi, anche a costo della vita: importanti esempi di resistenza.

La stampa non fascista o non allineata era contrastata senza esclusioni di sorta, sino ad essere abolita, anche con la distruzione delle tipografie e con l’impedire la diffusione; le intimidazioni agli edicolanti e anche la distruzione dell’edicole, era la quotidiana opera delle squadracce. Anche in difesa della libertà di stampa gli atti anche eroici di resistenza furono numerosi.

Sin dall’nascita del fascismo e durante il regime tante migliaia di antifascisti resistenti furono duramente perseguitati. Numerosi spietatamente uccisi; basta ricordare Giacomo Matteotti, i fratelli Rosselli, Piero Gobetti, Antonio Gramsci, Don Minzoni. Migliaia furono reclusi o confinati o costretti all’esilio, fra i quali Sandro Pertini, Don Sturzo, Umberto Terracini, Alcide De Gasperi, Umberto Calosso, Pietro Nenni, Gaetano Salvemini, Egidio Reale, Ernesto Rossi, Altiero Spinelli e numerosissimi altri.

Dal ’43 al ’45 si svolse la guerra di Liberazione, ma la Resistenza al fascismo, è bene tenerlo presente, fu per tutto il ventennio del regime, e anche prima, senza soluzione di continuità.

I primi atti della guerra di liberazione si registrano già dal giorno dell’armistizio; sono dei militari che si scontrano con i tedeschi, sono a Roma, sono i partigiani fucilati e impiccati, ma anche civili, specialmente contadini del Sud Italia (con donne e bambini), quali, ad esempio, i 21 ostaggi fatti saltare a Matera con la caserma; i 33 bambini massacrati ad Atelata (Abbruzzi); i 54 uccisi a colpi di mitraglia a Bellona (Campania). In Piemonte già a settembre 1943, 57 contadini sono massacrati o bruciati vivi a Boves (Cuneo).

Dalla fine del 1943 e l’inizio del 1944 entrano in azione a fianco dei nazisti, contro l’Italia e i patrioti partigiani, i fascisti del Governo fantoccio, al servizio dei tedeschi, della famigerata Repubblica Sociale Italiana: Brigate Nere, Legione Autonoma (E. Muti), Guardia Nazionale Repubblicana, Decima Mas, Raggruppamento Antipartigiano, Reparti Arditi, ecc. A questi sono affiancati quattro divisioni di fascisti addestrati e armati in Germania. Le loro crudeltà verso i partigiani sono state particolarmente notevoli. La tortura fu norma, con particolare furore nelle sedi delle SS, della Gestapo, in locali appositamente organizzati da lestofanti sicari fascisti, quali la “banda Kock” e la “banda Carità”.

Le esecuzioni dei partigiani, e non solo, avvennero prevalentemente per fucilazione; in minor numero per impiccagione. Altri uccisi in modi barbari (bruciati vivi, a colpi di pietra, buttati in burroni, uncinati, affogati, o con altre crudeltà).

È giusto ricordare per l’efferatezza e per il numero dei civili uccisi, molte donne e bambini, alcuni casi emblematici (agosto 1944, a Sant’Anna di Stazzema 560 trucidati; a San Terenzo, 53 impiccati, a Valla 107 massacrati, a Vinca 200 trucidati; a settembre, al Frigido, 108 trucidati.

Particolare sdegno suscita la carneficina di Monte Sole (strage di Marzabotto – provincia di Bologna). Tra la fine di settembre e i primi giorni di ottobre 1944 i tedeschi effettuarono rastrellamenti diretti contro la formazione partigiana Stella Rossa. Il feldemaresciallo Albert Kesserling voleva colpire duramente la formazione partigiana. Il compito di eseguire la strage fu affidato al maggiore Walter Reder delle SS-Panzergrenadier-Division. Il 29 settembre le SS e soldati della Wermacht circondarono il territorio dell’eccidio e fecero ogni orrendo atto. A Casaglia di Monte Sole la popolazione si rifugiò in chiesa – irruppero i tedeschi e uccisero il sacerdote Ubaldo Marchioni e tre anziani. Le persone, raccolte nel cimitero della frazione, furono mitragliate: 195 vittime tra le quali 50 bambini. Ogni casolare fu aggredito e non fu risparmiato nessuno. La violenza dell’eccidio fu enorme. Alcuni mesi dopo fu ritrovato il corpo decapitato del parroco Giovanni Formasini. Si contarono oltre 800 morti, tutti persone inermi. A Marzabotto si perpetrò uno dei crimini più gravi contro la popolazione civile dalle forze armate tedesche, quanto in nessun altro posto dell’Europa occidentale.

Lapide al cimitero di Casaglia

“La nostra pietà per loro significhi che tutti gli uomini e le donne sappiano vigilare perché mai più il nazifascismo risorga”                          

Ogni anno il 25 aprile rileggo qualche pagina di storia della Resistenza, qualche poesia dedicata ai martiri della resistenza; leggo anche, con particolare commozione le lettere dei condannati a morte della resistenza: ne riporto due.

PAOLA GARELLI (Mirka)

Di anni 28 – pettinatrice – nata a Mondovì (Cuneo) il 14 maggio 1916 – Dall’ottobre 1943 svolge a Savona attività clandestina – entrata a far parte della Brigata SAP (Squadre Azione Patriottica “Colombo”, Divisione “Gramsci”), assolve compiti di collegamento e di rifornimento viveri e materiali per le formazioni operanti nei dintorni della città -. Arrestata nella notte fra il 14 e il 15 ottobre 1944 nella propria abitazione di Savona, a opera di militi della Brigata Nera – tradotta nella sede della Federazione Fascista di Savona -. Fucilata il 1° novembre 1944, senza processo, sul prolungamento a mare della fortezza di Savona, da plotone fascista, con altri cinque patrioti di cui due donne.

Mimma cara,

la tua mamma se ne va pensandoti e amandoti, mia creatura adorata, sii buona, studia ed ubbidisci sempre gli zii che t’allevano, amali come fossi io.

Io sono tranquilla. Tu devi dire a tutti i nostri cari parenti, nonna e gli altri, che mi perdonino il dolore che do loro. Non devi piangere né vergognarti di me. Quando sarai grande capirai meglio. Ti chiedo una cosa sola: studia, io ti proteggerò dal cielo.

Abbraccio con il pensiero te e tutti, ricordandovi

                                                                                    La tua infelice mamma

RENATO MAGI

Di anni 18 – muratore – nato a Radicofani (Siena) l’8 settembre 1925.

Dai primi di marzo 1944 appartenente alla formazione operante, sotto il comando Vittorio Tassi, nella zona di Radicofani – Sorpreso il 15 giugno 1944 da pattuglia tedesca e trovato armato di bombe a mano – Trasportato nei pressi della Cantoniera detta Vittoria, lungo la strada Radicofani-Chianciano – fucilato da plotone tedesco, alle ore 7 del 17 giugno 1944, con Vittorio Tassi.

Cara Mamma, oggi 17 alle ore 7 fucilati innocenti. La mia salma si trova di qua dalla scuola cantoniera dove sta Albegno, di qua del ponte. Potete venire subito a prendermi.

    mi sono tanto raccomandato, ma è stato impossibile intenerire questi cuori. Mammina, pregate per me, dite ai miei fratelli che siano buoni, che io sono innocente. Mentre scrivo ho il cuore secco, mamma e babbino cari venite subito a prendermi.

  Dite alla mia cara Maria che sia buona, che io le ho voluto tanto bene e che si ricordi di me. Abbiamo dieci minuti di tempo ancora.

  Baci a tutti per sempre. Sono il primo. L’anello datelo alla mia Maria, che lo tenga per ricordo.

C’è fra le tante poesie sulla resistenza, scritte d’anonimi, da non poeti, e da poeti anche molto importanti, una di Giuseppe Ungaretti, che riporto a conclusione di questo mio scritto.

Qui

Vivono per sempre

Gli occhi che furono chiusi alla luce

Perché tutti

Li avessero aperti

Per sempre

Alla luce.

 

Catanzaro, 25 aprile 2024

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