Filippo, ucciso dopo una rissa. Talerico: “Non è accettabile morire così”

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images Filippo, ucciso dopo una rissa. Talerico: “Non è accettabile morire così”

  22 agosto 2025 09:06

“Non è accettabile morire così. No, non lo è. Non lo sarà mai.”

La tragedia che si è consumata ad Isola di Capo Rizzuto, con la morte prematura e violenta di Filippo Verterame, è un grido che lacera l’anima, una ferita che non si rimargina. È dolore, sgomento, rabbia. È l’ennesima tragedia che ci ricorda brutalmente quanto fragile e insicura sia la vita dei nostri giovani in questa terra. E io lo dico con forza: non è accettabile. Non lo è, non lo sarà mai.

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Un ragazzo non può finire i suoi giorni tra la violenza e l’ingiustizia. Non può essere questo il destino di una generazione che dovrebbe avere davanti soltanto sogni, progetti, futuro. Morire così significa essere vittime non solo di un gesto efferato, ma anche di un sistema che continua a girarsi dall’altra parte, che si commuove per un istante e poi dimentica. E questo è intollerabile.

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Eppure, dentro questo dolore straziante, i genitori di Filippo hanno avuto la forza di compiere un gesto che commuove e che eleva. Con la donazione degli organi del loro figlio, hanno trasformato la disperazione in speranza, la morte in vita. Grazie a loro, Filippo continuerà a vivere in altri corpi, in altri respiri, in altre storie che da oggi porteranno in sé un po’ di lui. È un atto di amore che dovrebbe inchinare tutti, un segno che la grandezza umana può resistere anche di fronte alla più atroce delle perdite.

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Ma questo non può e non deve assolverci. Non bastano le frasi di circostanza, non basta inchinarsi davanti a una bara. Bisogna avere il coraggio di dire che qui stiamo fallendo: come politica, come istituzioni, come comunità. Stiamo fallendo se lasciamo che la brutalità soffochi la vita, che la violenza diventi normalità, che i nostri giovani crescano senza speranza.

Non è tempo di silenzi, non è tempo di ipocrisie. È tempo di reagire, di ribellarsi, di pretendere un cambio radicale. Prevenzione, educazione, cultura: sono queste le armi vere per spezzare questa spirale di sangue e di morte. Non servono promesse, servono fatti. Non servono commemorazioni, serve una rivoluzione morale e civile.

Alla famiglia Verterame va oggi l’abbraccio più sincero e commosso. Ma se domani ci limiteremo a dimenticare, allora saremo colpevoli due volte: della morte di Filippo e della nostra vigliaccheria.

La memoria di Filippo deve diventare rabbia viva, spinta al cambiamento, rifiuto radicale della rassegnazione. Perché no, non è accettabile morire così. No, non lo è. Non lo sarà mai”. Lo scrive Antonello Talerico, già consigliere regionale  della Calabria. 

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