Filippo Veltri: "Frodi, un libro di un repressore"

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Gianfranco Scarfone
  18 gennaio 2021 16:33

di FILIPPO VELTRI

‘’In fondo mi era tutto chiaro già nel 1979, quando entrai a far parte della squadra “Servizio Repressione Frodi” di Cosenza. Lo sapevo che non mi sarei occupato di semplici controlli nel settore agroalimentare della mia terra, la Calabria. Sapevo che presto il mio modo di vedere le cose, di sentire i profumi, di percepire i sapori, sarebbe cambiato per sempre. E oggi, mentre la fine di questa storia s’avvicina, mi porto dentro l’angoscia di chi non riesce a entrare in un supermercato da cliente, uno di quelli che pensano solo a riempire il carrello, rovesciando dentro una confezione dopo l'altra, senza niente per la testa se non comprare e comprare. Vorrei scegliere cosa portare a casa lasciandomi convincere dal colore del pacchetto, dal prezzo scontato, da uno spot di- vertente visto la sera prima in TV. O più semplicemente da un odore’’.

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C’e’ praticamente tutto in questo passo della sua introduzione per capire ’’Frodi-Confessioni di un repressore’’ (Link Edizioni), un libro di Gianfranco Scarfone. Nato a Catanzaro, laureato in Scienze Agrarie, Scarfone il 12 febbraio 1979 prese servizio presso la sede di Cosenza del Servizio Repressione Frodi competente per tutta la Calabria. Nel 1986 vince il concorso per Direttore Agrario. Nel 1990 con D.M. del Ministro dell’Agricoltura viene chiamato a far parte del N.O.C. (Nucleo Operativo Centrale) ed opererà in tutta Italia scoprendo innumerevoli frodi e sofisticazioni nel comparto agro-alimentare. Tutta l’esperienza accumulata nel NOC lo hanno spinto a scrivere questo libro inchiesta che ha dedicato al collega Giuseppe Fraggetta Capo del NOC.

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Chi vende invece ha quasi sempre in testa un obiettivo soltanto: il profitto. Se ci pensate è questo il grande vantaggio: un obiettivo chiaro rende tutto più semplice. In nome del profitto si può sacrificare ogni cosa. Per il profitto si studia giorno e notte, si fanno investimenti e doppi turni, si corrompe. È per realizzare profitto che ci si rivolge a scienziati e criminali, politici e magistrati, medici e puttane. ‘’Dovete saperlo: a portare quella mozzarella insapore nel vostro frigo e quell’olio inodore sulla vostra tavola non siete stati voi (voi non contate un cazzo), è stato – scrive Scarfone -un grande gioco sporco. Un gioco che conta pochissimi vincitori, tutti con i portafogli gonfi, e poi soltanto sconfitti. Concorrenti o consumatori non fa troppa differenza: qui vincono i peggiori. Tutti gli altri perdono, e a volte muoiono’’.

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La frode alimentare, nelle sue diverse articolazioni, è prassi antica, quasi come l’uomo stesso. Tutti ne siamo stati, prima o poi, inconsapevoli vittime. Lo scrive nella introduzione al libro il Prof. Giovanni E. Agosteo, del Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

La lettura di “Frodi, confessioni di un repressore” apre in tale direzione, ad un allibito lettore, scenari inimmaginabili. Il settore agroalimentare, almeno fino agli anni Novanta, per carenze legislative, per mancanza di mezzi, strutture e protocolli di controllo, così come di adeguati metodi analitici, ha rappresentato il giardino dell’eden degli speculatori. Fu lo scandalo del vino al metanolo nel 1986 a portare per la prima volta all’attenzione dell’opinione pubblica il fenomeno in tutta la sua drammaticità.

Vino ed olio d’oliva, i due emblemi dell’agricoltura mediterranea, sono stati i prodotti su cui si sono per prima spese le abilità truffaldine degli speculatori. Il vino è stato il più versatile banco di prova della crescente potenza della scienza chimica che, alle sicurezze del vero, andava progressivamente sostituendo quelle del verosimile. Chimici e tecnologi infedeli, fino ai più alti livelli professionali, piegato il sapere della scienza al servizio della frode, ne hanno perpetuato nascostamente, fino a oggi, in tutti i settori dell’agroalimentare, le gesta. Giungendo a produrre, come documenta Scarfone, non per gloria ma per denaro, oli di oliva senza olive e succhi di limone senza limoni!

A partire dagli anni Novanta, grazie alla meritoria attività di pochi pionieristici ispettori antifrode, dei cui risicati ranghi Gianfranco Scarfone ha fatto parte, si è giocata in Italia, ora di sciabola, ora di fioretto, un’aspra battaglia fra guardie e ladri, che ha avuto come bottino di guerra l’immagine dell’intera filiera agroalimentare, messa a rischio da sofisticazioni, contraffazioni e adulterazioni, in dispregio della salute e di quel marchio made in Italy, che a livello mondiale è vanto e valore aggiunto delle nostre produzioni.

L’Autore ci fa vivere i retroscena di questa attività rischiosa come poche, ove le mafie hanno avuto il sopravvento e la loro capacità intimidatoria e corruttiva è forte. Non mancano infatti nel libro indicazioni di complicità e coperture anche ai più alti livelli dell’amministrazione statale.

Le enormi ricchezze che si sono costruite truffando ai danni dello Stato e dell’Unione Europea, così come emergono, lasciano ovviamente immaginare il non emerso.

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