Franco Brescia: "Calabria assente sul vaccino agli over 80"

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images Franco Brescia: "Calabria assente sul vaccino agli over 80"
Franco Brescia
  09 febbraio 2021 20:57

di FRANCO BRESCIA

Non esiste alcun canale televisivo italiano o alcun giornale che, da mesi, non si sia intrattenuto sul tema delle vaccinazioni. Non è stata da meno la variegata struttura scientifica che, dall’alto della sua scienza e attraverso i propri membri, nel merito, pur se con frequenti diversità di opinioni, non abbia dato indicazioni o dettato prescrizioni sul dire o sul fare. Non poteva mancare, infine, il nozionismo dei vari apici esistenti nel corpo della sanità italiana, con a capo il ministro, da cui è erta la certezza che tutto si sarebbe svolto nel modo migliore nel contempo individuando le sequenze di somministrazioni in rapporto a obiettivi criteri di esigenze primarie.

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E, per la verità, nella prima fase si è proceduto in tal senso, malgrado le incertezze provocate dalle industrie farmaceutiche circa la effettiva fornitura dei vaccini nei tempi contrattualmente concordati.

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Nei fatti, si sta compiendo la procedura vaccinale in favore degli operatori sanitari e delle altre categorie da immunizzarsi con priorità.

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Lo stadio successivo riguarda gli over 80, come fin qui puntualizzato da tutti gli schemi programmatici che, dato il lungo tempo trascorso dal tempo delle prime indicazioni, già da tempo, avrebbe dovuto valersi di seria e dettagliata programmazione unitaria - da dettarsi con forme prescrittive nei confronti delle Regioni - dal Ministero della sanità con riguardo a tempi, modalità e procedure su cui attestarsi. Con ciò, oltretutto, si sarebbe ovviato a disparità di trattamenti tra i destinatari fruitori dei provvedimenti.

Invece, nei fatti, ancora una volta la popolazione italiana - questa volta con riguardo alla sola fetta degli over 80 - viene assoggetta a discriminazione, a seconda delle territorialità di appartenenza.

Restiamo, quindi, nella concezione degli staterelli poi unificati dai sabaudi in nazione italiana 160 anni fa.

Al fine di evitare questa discriminatoria, il Ministero della sanità, dunque, avrebbe dovuto individuare i criteri di maggiore efficacia per raggiungere l’obiettivo oltretutto in considerazione che la popolazione degli over 80  è stata ed è tutt’ora quella che si è maggiormente evidenziata per numero di deceduti a causa del coronavirus, infatti in misura dell’80% .

Preliminarmente, tra i criteri andava quindi considerato il presupposto della fragilità quale fondamento di priorità al fine di prestare subito soccorso ai più deboli, nel senso di dare precedenza ai portatori di patologie più gravi al fine di diminuirne la potenzialità di rischio. In questo presupposto andavano valutate le posizioni degli ospiti nelle RSA.

Ciò significa che a tale scopo bisognava munirsi dei dati da rilevarsi presso i medici di base quali detentori delle conoscenze delle specificità patologiche dell’intera popolazione.

Indispensabile, inoltre, sarebbe stato avere la lista di tutti gli over 80 da acquisirsi telematicamente presso i comuni da parte di ogni Regione e, ognuna per i propri abitanti, per acquisire in tal modo la misura delle procedure vaccinatorie, nel contempo individuando gli operatori nella entità più vasta possibile con il fine di ottenere risultati in tempi brevi e, pertanto, impiegando medici ospedalieri, di famiglia, e quelli appartenenti alle forze dell’ordine e alle forze armate.

Nel contempo andavano identificati i centri vaccinali raggiungibili da parte degli interessati, possibilmente con maggiore facilità di accesso e di posteggio di mezzi pubblici e privati nelle adiacenze.

Per i diversamente abili, invece, la vaccinazione doveva attuarsi nei loro domicili.

Da qui, infine, la fissazione, ad ogni soggetto vaccinabile, della data, dell’orario e della sede operativa da notificare utilizzando tutti i mezzi di comunicazione possibili come portali online, telefoni, CUP, piattaforme delle Poste.

In assenza di dettami unitarie, le Regioni, ognuna per conto proprio pertanto, si sono messe in corsa per l’effettuazione delle vaccinazioni de qua, ovviamente seguendo tipologie diversificate.

Di loro l’unica che brilla per assenza è la Calabria.

Alcune hanno già iniziato come il Lazio, Trentino e Valle d’Aosta Molise ed altre. Il Veneto ha anche previsto, dal prossimo giorno 22,  di iniziare le vaccinazioni anche agli over 75. L’Umbria e la Puglia inizieranno il 15 di questo mese, la Lombardia il 24. Le rimanenti hanno già stabilito date, criteri e procedure.

Dunque, la Calabria rimane assente. Finora, invero, non sono apparse indicazioni circa specificità di programmazione. Un fatto è certo, però. Che, comunque, fino ad oggi, come da informazioni da me domandate, non ha richiesto ai medici di base i nominativi dei propri pazienti con indicazioni delle loro patologie per stabilire priorità di somministrazioni in rapporto alla rischiosità. Ne, tampoco, ha comunicato loro di volersi valere della loro operatività come preventivato in diverse altre Regioni.

Questa circostanza, per quanto ne sappia, pare sfuggita alla conoscenza dei mass media e, quindi, la Calabria non è stata attaccata peraltro adoprandosi le valutazioni consuete. Né è apparso cenno che la Calabria sia in coda a tutte le altre Regioni in fatto di somministrazione vaccinale agli operatori sanitari e agli altri soggetti individuati come prioritari.

Non ci si lagni troppo dunque quando si individua la nostra amata Regione come terra da governare con appositi commissari.

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