Franco Cimino: "Il coraggio “irresponsabile” dei soldati della pace e gli sconfitti delle loro guerre"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Franco Cimino: "Il coraggio “irresponsabile” dei soldati della pace e gli sconfitti delle loro guerre"
Franco Cimino
  02 ottobre 2025 14:58

di FRANCO CIMINO

"Il governo italiano oggi alla Camera con Tajani ha detto parole che, se non proprio giuste, sono di certo più appropriate alla drammatica situazione nella ormai tragica Striscia di Gaza. Giorni prima il ministro della Difesa Crosetto ne aveva pronunciate di più intense, più credibili per una certa coerenza manifestata sin dall'inizio di questa assurda tragedia dell'umanità.

E però queste parole sono arrivate due anni dopo, e dopo le manifestazioni, anch'esse tardive, di piazza a dimostrazione di quanto da me affermato da sempre: solo la piazza potrà far cessare le guerre e i genocidi, e solo quando la piazza sarà riempita e democraticamente occupata tanto dai giovani quanto dai vecchi, tanto dalle donne quanto dagli uomini.

È l'inscindibilità del sentimento umano, l'atto oggi più rivoluzionario. Il ritorno dell'amore per la vita nell'agire delle persone che restituirà alla politica la sua ragione di essere. È cioè il più alto gesto di carità, per i cristiani, la più grande forza della ragione, per i laici, la più forte spinta del "cuore" e dello "spirito" per i non credenti e atei. Insomma, è l'amore per la vita l'unica via per la pace.

E della vita, va specificato. La vita di tutto ciò che vita contiene. Nell'essere umano, senza distinzione alcuna. Nei popoli, senza discriminazione alcuna. Nei territori, senza differenziazione tra essi, da considerare invece tutti e ciascuno come parti ineliminabili di un tutto indivisibile che è la Terra, l'unica che ci è stata data. Per tutti.

La vita nella Natura. E nella vita animale indistintamente. La vita che è nelle cose. Dalla natura inanimata alle strutture create dall'uomo per vivere sempre più al sicuro, dalle strade alle case, dalle scuole alle chiese. La vita che è nelle acque, tutte da salvaguardare. Da quelle dei mari a quelle dei fiumi. La vita che è acqua. L’acqua che ci ha dato l'essenza della vita e nella quale gli individui vivono e della quale sono fisicamente costituiti.

La vita, che è Pace. Pace intesa come spazio vitale e interiore nel quale vive Libertà, essenza primaria della natura umana, allo stesso modo che il battito del cuore o il respiro nei polmoni. La Pace, intesa anche quale obiettivo cui tendere l'azione umana. Il porto che quotidianamente e ininterrottamente è rappresentato dall'approdo di ogni speranza e ogni desiderio di vita bella. Piena. Degna della sua bellezza e della sua piena dignità.

La piazza di questi ultimi giorni, pur essa tardiva, è la piazza della vita. Della libertà che vita onora e difende ed esalta. La piazza, che da locale è diventata globale. Da nazionale a Piazza mondiale. Vedremo presto come le singole piazze si allungheranno e si moltiplicheranno. E cosa produrranno nei giorni a venire. E si pensi che questo fenomeno sta avvenendo in maniera spontanea, senza i vecchi partiti che le organizzano con i sindacati come nel passato.

Il solo Landini non li rappresenta in quanto mobilitazione dei sindacati, ma le sostiene come personalità, anche politica, sensibile e intelligente. Questa piazza universale sarà irresistibile quale forza che davvero può contrastare quel potere unico e totalizzante, che sempre più si manifesta cinico e indifferente nei confronti della vita.

Quando in Italia, nel resto dell'Europa e via via nel mondo, scenderanno i giovani delle scuole e delle università, la partita per la vita avrà un solo risultato. Vincerà la vita. Vinceranno i popoli e le persone. Vincerà la pace. Si affermerà l'amore. Non più guerre, non più odio. Non più divisioni, non più nazionalismi feroci, non più sovranismi cattivi. Né furti di terre, di nazioni, di persone, di ricchezze. Ma tutto nel dovere di lasciare a ciascuno il suo e a tutti la generosità di metterlo al servizio degli altri. Di tutti. In particolare, di chi ne ha più bisogno, senza che questa donazione di sé comporti alcuna perdita del proprio essere, della propria identità.

Non è utopia quello di cui sto tratteggiando le forme. È, invece, la più sicura via alla pace. Lo dico ai pragmatici e agli opportunisti, ai nazionalisti e ai trasformisti specialmente quest'ultimi proprio di maniera. Il pragmatismo più realizzabile è quello che si muove dall'utopia. Quella vera, la forza inarrestabile verso la perfezione possibile qui. Il solo tendere verso è la più grande vittoria, perché in questo processo del divenire c'è la speranza e la fiducia nell'uomo e negli esseri umani. E nella loro bellezza.

E però, tutto questo bel disegno d'umanità vivente, tutta questa piazza immaginaria immaginifica e onirica, non sarebbe stata possibile immaginarla senza la creazione della piazza più bella, più viva e vera, tanto importante quanto inaspettata fosse. Proviamo a darle il nome che più le somiglia: La piazza del mare". Il mare è l'acqua più significativa nel senso che in questa riflessione io stesso le ho dato: l'acqua che è Vita, l'acqua della Vita. E di più l'acqua che cerca la vita e vita trasporta per raggiungere porti e spiagge e coste in cui si trova altra vita.

Il mare, cielo capovolto dell'infinito viaggio che l’essere umano compie per scoprire la bellezza e la verità per costruire la pace. Nella libertà. La Global Flotilla, nel suo piccolo dell'infinita grandezza del cuore di chi si è imbarcato su di essa, è questa piazza. A chi ancora, anche in Italia, ha rivolto parole offensive e gesti sprezzanti, e ancora oggi tende a modificarle pure aggravandole nella strumentalizzazione politica che se ne vuole fare, va rivolto un sonoro no di respingimento della logica armata di odio e di soggezione nei confronti dei potenti che in quell'odio hanno costruito potere e ricchezze.

E attraverso di esso, estendere il loro predominio sul pianeta. Flotilla è stata considerata alla stregua di una sorta di disperati con presunzioni politiche scellerate. E di certo persone disordinate e irresponsabili. Sostanzialmente è questo il giudizio che le è stato stampata addosso. Sono, però, tutti irresponsabili quelle persone che per gran parte della pubblica opinione mondiale sono i soldati disarmati della pace. Quelli che per me e per tanti altri sono i militanti politici per l'affermazione della Politica, quella vera di cui abbiamo tetto già.

Ma al sostantivo irresponsabili bisogna premettere quello di coraggiosi. Ché il coraggio è per sua natura irresponsabile. Non risponde cioè a nessuna regola della responsabilità formale che il potere esige quando deve difendere se stesso. Io al momento non so cosa risponderà Hamas alla proposta proveniente da Washington sul trattato di quella pace Israele-americana sottoscritto a Washington. Temo addirittura che non l'accetti e si prepari a celebrare a modo suo, e cioè con il terrore e il sangue, il secondo anniversario del tragico folle 7 ottobre, il cui orrore ancora oggi schiaccia il nostro cuore e lo induce alla ribellione nei confronti di quegli atti inumani e di quella organizzazione divenuta inaccettabilmente terroristica.

Non so neppure chi vincerà la guerra per questa nuova pace da “premio Nobel” aspirato e forse atteso nella più famosa e temuta stanza al mondo. Quella dello studio ovale. Non so se vincerà Israele di Netanyahu e altri con lui. So però che Flotilla ha già vinto la battaglia più importante prima della conclusione della guerra più feroce. Quella di dimostrare al mondo intero che non gli eserciti più agguerriti, non gli Stati più potenti, ma semplici uomini disarmati di fucili e bombe, ed armati soltanto del desiderio del Bene, possono vincere l'unica guerra che le guerre tutte unifica, quella contro la vita. E l'acqua.

Oggi, quali che saranno le conseguenze e i fatti che si verificheranno, hanno vinto i guerrieri della pace. Stanno vincendo le piazze. I popoli. E tutte quelle chiese, in particolare la nostra, la mia cattolica, che ha visto in prima fila, attrezzati solo della parola bella e sana, quei quattro grandi uomini, che, ispirati dall'opera religiosa, politica e umanitaria del più grande, che da due mesi non c'è più e tanto ci manca, hanno di fatto messo in mare e nelle piazze i coraggiosi, “irresponsabili combattenti” per la pace.

Ciascuno agendo, quale che sia il proprio credo religioso o laico, nel nome dell'uomo. Quei quattro uomini sono quattro vescovi della chiesa cattolica. I nomi li conoscete già, ma ugualmente li scrivo qui: Pierbattista Pizzaballa di Gerusalemme, Matteo Zuppi di Roma, Mimmo Battaglia di Napoli, Robert Prevost, peruviano di Chicago, oggi Leone XIV, Vaticano. E George Bergoglio, l'argentino fattosi Francesco, oggi in un Paese di Luce lontana-vicina".

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner