Franco Cimino: "Salviamo Villa Betania e i nostri vecchi"

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Franco Cimino
  14 dicembre 2020 12:46

di FRANCO CIMINO

C’è un problema. In Città. E grande. Quanto la Città. Però, nessuno se ne avvede. Come della Città. Tranne il solito, che per le lotte sul tema si è costruito una competenza specifica, e i pochi che lo sostengono, me tra questi, nessuno si occupa di questo problema. Grande. Come la Città.

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Trascurato. Come la Città. Oggi, questo problema si è fatto in due. Anzi, due. Ma non per dividersi o spartirsi, ma per raddoppiarsi. È Villa Betania, la struttura assistenziale, situata al centro del territorio comunale, che da mezzo secolo, crescendo in competenze, specialità e spazi, svolge funzioni per il sociale che l’ente pubblico neppure immagina più. Di essa abbiamo parlato tante volte. In questi ultimi tempi anche per chiedere il massimo del sostegno delle forze vive della Città per aiutarla ad uscire da una grave crisi che, probabilmente, non è solo di ordine gestionale. Una crisi prevalentemente causata dai ritardi, oltre che dalle attenzioni sempre più ristrette, da parte della Regione nella erogazioni dei crediti vantati e nella concreta considerazione dell’ampiezza dei servizi dalla struttura resi. La situazione, divenuta ormai insostenibile, grava pesantemente sui lavoratori, ancora rimasti in numero considerevole nonostante i tagli di questi anni. Lavoratori onesti e coraggiosi, che, nonostante la lunga attesa degli stipendi arretrati, generosamente continua a lavorare. Ancora più pesantemente grava sugli ospiti, oggi si chiamano così, i nostri vecchi che hanno avuto, in un tempo in cui i vecchi trovano sempre meno spazio in una società che non li comprende più come un valore inestimabile, la possibilità di trovare posto in questa RSA, che ancora risulta essere una delle migliori in Calabria e non solo. Da alcuni giorni il Covid, che tutti pensavamo risparmiasse la nostra Città, incredibilmente ha attraversato le porte della struttura contagiando un numero alto di anziani e operatori che li assistono. Ci sarà tempo e modo per accertare le responsabilità che hanno causato la diffusione del virus. Assai probabili, dopo quanto è successo nella prima fase pandemica nelle RSA in tutta Italia e anche in Calabria, e le rigide disposizioni emanate dal Governo per garantire la massima impenetrabilità di queste preziose e delicate residenze. Neppure i parenti possono lontanamente avvicinarsi ai loro congiunti, che sono, non dimentichiamolo, padri e madri e nonni, risorse familiari insostituibili.

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Affetti necessari alla nostra vita. Oggi quel che conta è la rapidità e la più adeguata consistenza degli interventi al fine di contenere il contagio e riparare gli “ ospiti” da ogni pericolo. Da quello che si sviluppi la malattia ad altri più gravi, conseguenti alla molteplicità dei disagi che tutti, in particolare i trenta contagiati, stanno subendo. Le famiglie sono disperate. Di alcune ne ho sentito il dolore e la paura di perdere il loro caro così, in questo modo davvero assurdo. Crescente è la loro preoccupazione, anche per la “ distanza”, pure dalle più complete informazioni, cui sono costretti e per la impossibilità di intervenire direttamente a sostegno del loro congiunto. La cosa che più colpisce è il distacco delle istituzioni, specialmente locali, da questo fatto drammatico, che tra l’altro mina la nostra credibilità di Città protetta mentre la stessa espone al pericolo che il contagio si allarghi oltre la cinta di Villa Betania. Una realtà, questa, tanto preziosa quanto abbandonata, nonostante le costanti attenzioni del nostro Arcivescovo, che si batte come un leone per tirarla fuori dal guado, in particolare in queste ore angosciose. Ore davvero drammatiche, che non possono durare anche un minuto oltre. La Città si mobiliti. Non faccia passare altro tempo. Non lasci sole le famiglie dei ricoverati. Non abbandoni i nostri vecchi, che lì dentro vivono. Le autorità sanitarie, la Regione e l’Asl territoriale, attivino tutte le iniziative per affrontare compiutamente questa emergenza. È Natale.

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È tempo di doni. Il più importante è quello del recupero della nostra coscienza civile. Facciamocelo, ché faremo un bel Natale, nonostante tutto.

 

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