Identità tradizionale Catanzaro: "Una via per Sandro Pertini è un atto politico tutt’altro che unitario"

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  26 ottobre 2023 11:05

 Nella memoria di tutti noi il Presidente della Repubblica Pertini è associato alla vittoria del mondiale di calcio 1982, a quella storica partita a scopone in coppia con Zoff durante il viaggio di ritorno dopo la finale di Madrid. In quella giocata a carte c’erano tutti gli italiani, ognuno di noi era su quell’aereo. Se ci fermassimo a quel momento nessuno potrebbe obiettare nulla sulla figura del Presidente Pertini, sul suo ruolo di rappresentante di un’intera nazione. Purtroppo i grandi della storia devono essere giudicati non solo per un momento, ma su tutta la loro vita. Quella di Sandro Pertini è condita da non pochi momenti divisivi rispetto all’idea di un’identità culturale unitaria della nostra nazione. Ciò ci spinge a considerare inappropriata la proposta di intitolare una via in suo nome come simbolo di unità politica.

Non possiamo dimenticare, l’amicizia che legò Pertini al Maresciallo Jugoslavo Tito, nome tragicamente legato all’eccidio delle Foibe, che costò la vita a decine di migliaia di italiani e l’esodo della popolazione italiana dai territori dell’Istria e della Dalmazia. Proprio qualche settimana fa ricorreva la morte di Norma Cossetto, la giovane istriana stuprata e uccisa dai partigiani titini perché non volle rinnegare la sua appartenenza all’Italia, la cui tragica storia è divenuta simbolo di quei giorni sanguinosi per l’intera nazione. Sandro Pertini, amico in vita di Tito, espresse parole di cordoglio e dolore dopo la notizia della sua morte nel 1980, periodo in cui ricopriva la carica di Presidente della Repubblica Italiana. Anche solo proponendone una parte, il messaggio di Pertini ci sembra inequivocabile: "Io mi sento profondamente amareggiato perché con Tito perdo un amico che consideravo un compagno di lotta e di fede. Con questo animo verrò ad inchinarmi dinnanzi alla sua salma".

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Il nome di Pertini, lo ritroviamo ancora nelle memorie di Giuseppe Marozin, capo dei partigiani della Divisione Pasubio, in merito alla fucilazione dell’attrice Luisa Ferida, uccisa all’ottavo mese di gravidanza perché sospettata di partecipazione a crimini di guerra. Marozin dichiarò: “Quel giorno -30 aprile 1945- Pertini mi telefonò tre volte dicendomi: Fucilali, e non perdere tempo!”. In seguito Luisa Ferida risultò estranea ai fatti che portarono alla morte lei e suo figlio.

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Ancora Sandro Pertini nel 1978, concesse la grazia a Mario Toffanin, condannato per l’eccidio di Porzus, dove il battaglione di gappisti guidato Toffanin uccise 17 partigiani della Brigata Osoppo (tra cui il fratello di Pier Paolo Pasolini, Guido) .

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Pochi esempi per andare oltre al mondiale ’82, per guardare dietro a quel sorridente Presidente impegnato in una partita a carte. Pochi esempi per delineare una figura che non può rappresentare una sintesi politica e culturale unitaria per la nostra Italia.

Cogliamo l’occasione per ricordare che Catanzaro è ancora l’unica città in Italia che, senza una valida motivazione, ha impedito l’inaugurazione di “Via Sergio Ramelli e vittime del terrorismo” pur deliberata dalla giunta comunale e approvata dalla commissione toponomastica già nell’anno 2017. Prima di pensare a nuove e divisive intitolazioni sarebbe quindi il caso di ricordarsi di quanto già dovrebbe esistere: ovvero una strada dedicata ad un ragazzo di 18 anni ucciso per odio politico, durante gli anni di piombo. Questo si che sarebbe un gesto di alto valore simbolico contro l’odio politico per un’identità culturale condivisa.

Identità Tradizionale Catanzaro

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