Il giudice ingiusto e la croce che salva

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  10 aprile 2020 12:26

La natività del Signore venne funestata per noi calabresi da un’inchiesta giudiziaria di straordinaria gravità e - come scrissi allora- vivemmo un Natale di tristezza sopratutto per aver visto,sin da subito,quanta ingiustizia (poi largamente confermata dall’esito delle impugnazioni cautelari del provvedimento genetico, di annullamento,  parziale o totale, revoca, riqualificazione giuridica dei fatti,insieme a numerosi provvedimenti di revoca o di sostituzione decisi perfino dallo stesso giudice che aveva assunto il provvedimento originario), aveva attinto tantissime persone private della libertà.

Oggi è il giorno più buio dell’anno liturgico e la tristezza di allora si aggiunge a quella di oggi:dinanzi al nostro piccolo sepolcro, fatto artigianalmente in casa con pochi segni della fede, vivremo la passione e morte di Gesù e sarà il giorno del “digiuno” di cui ha parlato Gesù stesso,dopo i rimbrotti dei dottori della legge nel vedere i suoi discepoli sfamarsi, con poche spighe di grano, nel giorno di sabato.

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Oggi Gesù non c’è ed i tabernacoli sono vuoti:noi Cristiani ci sentiamo deprivati di tutto e ripercorriamo la storia di quella cattura malefica (ero sempre con Voi ad insegnare nel tempio e siete venuti a prendermi qui come un malfattore) quanto Infida.

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E meditiamo il processo e quanto sappiamo ne seguì.

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Ora, la storia del processo a Gesù -raccontata nel Vangelo di Giovanni- c’induce a comprendere quanto possa essere ingiusto un processo e come sia ANTICRISTIANO giudicare le persone senza prove o, addirittura, travisandole.

Gesù,infatti, aveva detto,durante il processo dinanzi a Pilato:”il mio regno non è di questo mondo”, ma i sommi sacerdoti convinsero il governatore romano (ricordate Caifa:”E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo”)che Gesù avesse insidiato la maestà di Cesare, facendosi re dei giudei.

Per questo Pilato porta, come giudice, una responsabilità maggiore (e dell’origine del suo errore diede conto componendo egli stesso l’iscrizione sulla croce...e non al modo voluto dai giudei...), perché non soltanto non obbedì alle prove assunte nel processo, ma si fece guidare dalla ragione politica (oggi si potrebbe dire da chi detiene il potere...) che voleva Gesù crocifisso come un pericoloso disobbediente della legge mosaica.

Questa disobbedienza non avrebbe però mai contemplato la crocifissone ordinata da un giudice giusto.

Ora, la potenza nascosta di Dio,quella che vede la Verità, fa dire dal Signore, durante il processo, al soldato che presumeva superbia nel più mite degli uomini:”Se ho parlato male,dimostrami dov'è il male;ma se ho parlato bene,perché mi percuoti?”

È una frase che ho anche personalmente meditato a lungo perché reca con sè la prepotenza e la prevaricazione fondata su un pregiudizio.E,quasi sempre,la vita ci obbliga a comprendere,a nostre spese, quanto sia fuorviante la prevenzione verso chi ha parlato secondo quella verità che fa male,ma che può essere meditata con mitezza di cuore e condurre finanche al bene se si riesca dalla riflessione a trarre profitto.

Quante volte il Padre, infatti, ci presenta un calice amaro che quindi non vorremmo bere, ma lo fa per noi, per redimerci e condurci alla salvezza.

In questi giorni di passione penso spesso a chi è privato dei suoi affetti più cari, a chi ha perso la libertà, dopo la salute il bene più grande che esista:continuo incessantemente a pregare per costoro, sopratutto per chi subisce ingiustizie inenarrabili per i quali mi viene da dire: metti me Signore, come Simone di Cirene,a portare la Sua croce!

E dico loro: Possa la giustizia trionfare e Voi tornare alla libertà ed essere restituiti alle vostre famiglie!

Nella mia ignoranza mi permetto di evidenziare che una recentissima sentenza della Corte Suprema italiana spiega molto bene la differenza fra il “metodo mafioso” nella condotta singolare ed in quella plurale, specificando in qual modo il singolo possa avvalersi della forza intimidatrice e di assoggettamento, senza che nella propria condotta vi siano connotazioni relative al “metodo mafioso”.

Una sentenza importante per tutti coloro che si trovano,anche come presunti concorrenti esterni in un sodalizio mafioso,coinvolti in processi nei quali venga in gioco la fragile tipicità,precisione e determinatezza,del dettato normativo in materia.

Maria santissima di Fatima,che stai regalando a questi miei giorni tanto conforto,Tu che sei venerata anche col nome di Madre del buon Consiglio, illumina, dunque, le menti di chi è chiamato ad amministrare l’umana giustizia con verità ma, prim’ancora, con rispetto per la persona umana.Fallo non per noi, erranti fra mille pericoli,portati talora a disprezzare la clemenza del Creatore, ma per la croce a cui fu esposta la Creatura, Cristo incarnato, la croce che salva.

Nunzio Raimondi

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