Era stato ampiamente annunciato nelle settimane precedenti e oggi è arrivata la conferma. Antonello Talerico, il presidente dell'Ordine degli Avvocati Catanzaresi e terzo nella lista di Forza Italia circoscrizione centro, ha presentato ufficialmente il ricorso contro il primo degli azzurri: Michele Comito. La mossa è stata annunciata nel corso dell'intervista di oggi (LEGGI QUI) e precede il ricorso contro la seconda in FI Valeria Fedele.
Il ricorso di Talerico è firmato dagli avvocati Prof. Avv. Luisa Torchia e Avvocati Anselmo Torchia e Jole Le Pera. Secondo la ricostruzione legale, di poco meno di quarantina di pagine, la causa di ineleggibilità sarebbe da rintracciare nella legge 154/1981 che avrebbe imposto al professionista vibonese che si è insediato nel Consiglio regionale dello scorso 15 novembre di andare in aspettativa o di presentare le dimissioni dalle cariche all'interno dell'Asp di Vibo Valentia.
Si parte dal presupposto che "Michele Comito è (ed era), non solo Direttore di Struttura Organizzativa Complessa , ma anche Direttore del Dipartimento E.U.A. dell’ASP di Vibo Valentia (v. all.5) ed in tale qualità componente di diritto del Collegio di Direzione (v. all.6)". "Sennonché, in data 26 agosto 2021 il dott. Michele Comito, nella sua veste di dirigente medico (e non di direttore di Dipartimento e di direttore
struttura complessa) aveva avanzato domanda di aspettativa, concessa poi con delibera (il dott. Comito è identificato con la matricola n. 163, come richiamato nel deliberato) n. 1406 del 27 agosto 2021 (v. all.7).
Rispetto al ruolo di Direttore di Dipartimento, però, il Comito non depositava alcuna domanda, né di dimissioni (obbligatorie al fine di non incorrere nella ipotesi di ineleggibilità ) al fine di cessare dalle proprie funzioni, né di messa in aspettativa (che non sarebbe stata comunque ammissibile, trattandosi di incarico a tempo determinato, quello di Direttore di Dipartimento)". Comito in sostanza sarebbe andato in aspettativa sì da dirigente medico ma non come direttore di dipartimento.
Stando il ricorso sarebbe stato necessaria "la cessazione effettiva dalle proprie funzioni il Direttore
di Dipartimento, Dott. Comito, avrebbe dovuto rassegnare le proprie dimissioni in tale qualità, non risultando sufficiente la semplice messa in aspettativa (comunque non richiesta dal Comito).
Difatti, ex art. 2, comma 8, della L. n. 154/81 “non possono essere collocati in aspettativa i dipendenti assunti a tempo determinato” e, poiché il ruolo di Direttore di Dipartimento ricoperto dal Comito è un incarico a tempo determinato, al fine di evitare la ineleggibilità, prevista dalla norma, il Comito avrebbe dovuto depositare la domanda di dimissioni entro il termine ultimo del 2 settembre 2021 (le dimissioni a tutt’oggi non sono state depositate, né è stato nominato alcun sostituto del Comito quale
Direttore del Dipartimento!)".
E c'è di più Michele Comito, stando sempre al ricorso, ha sottoscritto una determina pubblicata
"in data 8 settembre 2021". "Tale determina, in quanto successiva all’apertura della c.d. campagna
elettorale – id est successiva al termine per la presentazione delle candidature – ha dimostrato in sostanza e in concreto che la posizione apicale rivestita dal Comito non è mai cessata, perlomeno rispetto al ruolo di Direttore del Dipartimento, o che comunque egli ha violato il divieto di svolgimento di ogni tipo di attività nel periodo della campagna elettorale per come prescritto dal Legislatore all’art. 2, comma 2 e comma 6, della L. n. 154/1981, incorrendo, pertanto, nella causa di ineleggibilità. "Ne è derivato -conclude il ricorso- in conclusione un innegabile “inquinamento" del risultato elettorale a causa dell'esercizio di quelle funzioni particolarmente esponenziali violando di tale guisa la ratio della norma, che è quella di
prevenire un'incidenza sulla libertà di voto e di salvaguardare le condizioni di parità dei candidati nella competizione elettorale".
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