Israele-Gaza, Maria Grazia Leo: “La tragedia di due popoli”

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Israele-Gaza, Maria Grazia Leo: “La tragedia di due popoli”

  06 ottobre 2025 19:06

di MARIA GRAZIA LEO

7 ottobre 2023- Israele è sotto attacco- Israele è messa in ginocchio- Israele è oltraggiata nella sua identità di Stato democratico, libero e sovrano- Israele è ferita nella sua anima e nella sua storia di popolo perseguitato, ghettizzato, condannato per il solo fatto di essere appartenente alla “razza” ebraica o solo per colpa di essere nato.

Banner

7 ottobre 2025- Volevamo ricordare i due anni da quel “pogrom”, da quel massacro avvenuto nei confronti dei partecipanti al Festival musicale Supernova presso il Kibbutz di Re’im in Israele, un attacco che porta la firma delle milizie terroristiche di Hamas e che ha comportato più di 1000 morti tra civili e militari intervenuti ed il rapimento di circa 250 cittadini israeliani, trasferiti nella Striscia di Gaza. Avremmo voluto parlare di questo oggi, degli ostaggi morti o di quelli in vita ma non ancora tornati a casa, dell’impotenza” di un governo di Israele nel non essere riuscito a prevenire ciò che è stato in quel 2023- nonostante avesse il miglior Servizio segreto interno (lo Shin Beth) ed estero (il Mossad) - tra i più invidiati al mondo. Avremmo voluto parlare dell’inefficienza di un premier-Benjamin Netanyahu-nel non essere stato in grado fare giustizia nella legalità, propria e tipica di uno Stato di diritto contro quei terroristi, con azioni mirate, selettive e tempestive nel tempo, restituendo alle famiglie i propri cari -rapiti- e ridando lustro e orgoglio ad uno Stato e ad un popolo umiliato e sotto shock. Avremmo voluto sottolineare di quanto tutto il mondo, difronte quelle immagini di orrore e dolore si fosse fermato e avesse espresso solidarietà unanime, non solo formalmente,ma con effettiva, sentita partecipazione e vicinanza allo Stato israeliano e ai suoi cittadini, al di là del “colore” politico di appartenenza ma solo perché alla nefasta e barbara violenza, ideologica, religiosa, etnica che sia, non ci sono giustificazioni di merito o di sorta ma solo ferme e nette condanne civile/umane prima,e poi se vogliamo anche politiche e morali. Queste erano le nostre -iniziali- intenzioni ma, purtroppo, l’obiettivo fotografico due anni dopo si è spostato emotivamente proprio su quella Striscia, fucina di terroristi islamici ma anche di civili palestinesi e arabi onesti, di bambini, di donne, di uomini, di anziani che tentano di condurre seppur con tutte le difficoltà del caso e di quei territori una vitasemplice, immuni da responsabilità e decisioni belliche prese da autorità- Hamas- che hanno conquistato il potere con elezioni non proprio libere e regolari.

Banner

Ebbene sì, con il morir dell’estate - da Settembre 2025- Gaza brucia-Gaza grida- Gaza ha fame- Gaza ha sete- Gaza non respira- Gaza è isolata- violata- Gaza non può, non vuole, non riesce a scappare- Gaza attende- Gaza prova a sopravvivere- Gaza spera ancora.

Banner

Perché quella Striscia è diventata un inferno di macerie, di fumo, di detriti, di palazzi sventrati, di ospedali bombardati, di scuole divelte, di strade distrutte, di negozi e strutture commerciali rase al suolo?!...ma soprattutto perché le immagini che girano negli schermi tv, nei social -sui nostri aggiornati smartphone o tablet- ci fanno vedere e udire lo strazio umano, la disperazione fatta persona e il lamento costante e assillante di una popolazione, in particolare di bambini , donne e anziani palestinesi- indifesi-  portati allo stremo delle loro forze perché privati di cibo, di acqua, di cure . Cure rese necessarie dopo essere stati lesi, feriti nei propri corpi, da bombe, mitra, armi contundenti varie, senza aver fatto nulla di male, solo per il fatto di abitare in quel luogo, chiamato Palestina? Perché tutto questo?

Queste domande assalgono ormai da settimane i nostri pensieri, quelle immagini bagnano di commozione i nostri occhi e fanno battere i nostri cuori agitati, aumentando la nostra indignazione, il nostro sdegno, il nostro rifiuto di accettazione o assuefazione nel guardare una disumanità e una violenza inaudita, ormai dilagante.

Se il “pogrom” successo in Israele, due anni fa, ha scosso- giustamente- le coscienze di tutta la comunità internazionale civile e politica, il genocidio di fatto, la distruzione di un popolo ed il suo abbandono ad un destino ignoto e incerto, quello che sta accadendo a Gaza ci sembra non avere precedenti nella storia più vicina al nostro oggi. E quello che fa più male è assistere ad un silenzio più o meno velato da dichiarazioni formali e apparenti di condanna da parte degli Usa, dell’Ue, Stati che si definiscono più avanzati, più moderni, più colti, più liberi, più democratici, dove a prevalere è il diritto internazionale, comunitario e nazionale, posto a tutela dell’inviolabilità e delle libertà fondamentali della persona in quanto essere umano. Sulla vicenda Gaza la timidezza delle risposte, i dire e non dire provenienti dai vari governi, compreso quello italiano, rendevano ancora più evidente l’imbarazzo generato dal coprire e dal non voler vedere bene quello che il premier israeliano ed il suo governo di estrema destra stava e sta ancora compiendo, in quel lembo di terra araba. Un imbarazzo che giorno dopo giorno…se non si dovessero prendere provvedimenti più netti e concreti contro legravissime violazioni messe in atto da Netanyahu, si potrebbe trasformare in una complicità indiretta- sì- ma sempre vergognosa dinnanzi all’umanità e ai libri di storia.  

Se lo Stato di Israele aveva tutto il diritto ed il dovere di respingere l’attacco terroristico di Hamas, del 7 ottobre, e difendersi dall’accaduto, cercando di riportare i cittadini rapiti a casa, la sua reazione – ad un certo punto - non ci è sembrata più proporzionata,all’azione subita. Decidere di colpire e annientare il braccio armato dei terroristi e i loro mandanti -politici e militari- responsabili del massacro annidati nella Striscia di Gaza, attraverso il radere al suolo i civili, bersagliando le loro abitazioni, i servizi pubblici,interrompendo le comunicazioni, uccidendo più di 200 giornalisti che cercavano di fare solo il loro mestiere di informatori/ testimoni di fatti, di crude e sgradite verità, più di 1600 medici e para medici e impedendo l’arrivo di aiuti umanitari difronte ad una lampante carestia diffusa in tutte le città e nei i piccoli paesi,  sembra una chiara violazione del Diritto internazionale e umanitario.

È fuori dubbio che quel senso di “colpa storica” riguardo la Shoah- nei confronti degli ebrei- da parte di tutto il mondo ed in particolare della Germania e dell’Italia, resti e debba restare scolpito a futura memoria, come monito politico e morale, affinché quello che è accaduto non possa accadere mai più. Ma questo non deve giustificare e far passare in secondo piano o attenuare la responsabilità di quelloche -chi è al potere oggi in Israele- sta facendo e realizzando, senza essere fermato con le regole del diritto, della giustizia e della diplomazia, attraverso anche l’imposizione di sanzioni, le più possibili e le più efficaci, come si sta facendo nei confronti della Russia, responsabile della guerra in Ucraina. Due pesi e due misure, un ’Europa che si richiama ai principi delineati dai padri fondatori, questo non può permetterselo. Bisogna far sentire al più presto una presa di posizione unitaria e conforme sulla vicenda israelo-palestinese, altrimenti i nostri valori - ai quali ci appelliamo nelle dichiarazioni solenni- perderebbero la loro anima, la loro forza giuridica e l’essenza autentica del loro essere.  In sintesi a smarrirsisarebbe la stessa civiltà, a morire l’umanità.

Se parliamo in questo modo, lo facciamo non per partito preso o per una semplice lezione teorica/accademica di diritto internazionale o perquello che sarebbe dovuto accadere e non è accaduto in nome e per conto di quelle regole, secondo il nostro pensiero o la nostra modesta interpretazione, da non addetti ai lavori. Parliamo di ciò -semplicemente- perché due organismi internazionali, la Corte penale internazionale dell’Aja e la Commissione investigativa indipendente delle Nazioni Unite, sulla base di indagini e ricerche approfondite si sono espressi sul tema Gaza, su due ambiti ben definiti.

1) La Cpi ha emesso nel novembre del 2024 due mandati di arresto, uno per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’altro perl’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant per presunti crimini contro l’umanità ( per reati di omicidio, persecuzione e altri atti disumani) e crimini di guerra ( fame, come metodo di guerra e direzione intenzionale di un attacco contro la popolazione civile) avvenuti -almeno- tra l’8 ottobre 2023 e fino ad -almeno- il 20 maggio 2024, durante il conflitto a Gaza, così violando il diritto internazionale e umanitario.

2) La Commissione investigativa indipendente dell’Onu, in un corposo rapporto dell’anno in corso, ha accusato Israele di aver infranto la Convenzione internazionale del 1948, avente lo scopo di prevenire un nuovo Olocausto, in pratica un nuovo genocidio. In questo rapporto si afferma che sul territorio palestinese occupato, compresa Gerusalemme Est e Israele: << lo Stato di Israele è responsabile -da ottobre 2023 a luglio 2025- per non avere impedito il genocidio, per avere commesso genocidio e per non avere punito il genocidio contro i palestinesi nella Striscia di Gaza>>.  

Inoltre, le nostre considerazioni trovano supporto da un report – presentato nell’agosto 2025- di esperti indipendenti dell’Ipc- un organismo di classificazione dell’insicurezza alimentare che raccoglie tutti i dati forniti da Governi, Onu, Ong- che ha certificato l’esistenza della carestia a Gaza, dopo mesi di fame dovuta deliberatamente al blocco degli aiuti e del cibo primario e necessario, deciso dal governo israeliano. Oltre non ci sentiamo di andare o per meglio dire, di documentare, perché già quello descritto in sintesi è in grado di offrire al lettore un quadro esaustivo di base, di quello che è in atto nella Striscia di Gaza.

In questo amaro presente ci preme manifestare un sincero apprezzamento e ringraziamento, un plauso spassionato al coraggioavuto dagli operatori e dai volontari della Global Sumud Flotilla, composta da 50 barche e con partecipanti provenienti da 44 paesi che hanno tentato -invano- di giungere a Gaza. La Flotilla ha navigato -legittimamente- in acque internazionali, per portare aiuti alimentari e medicinali a quella popolazione stremata, cercando inoltre di aprire quel blocco umanitario chiuso da Israele. Non c’è riuscita-dicevamo-non per difficoltà proprie o climatiche, ma perché ha subito un abbordaggio- bello e buono- da parte dei marines israeliani che hanno sequestrato le navi e arrestato l’equipaggio, compiendo anche in questo caso un atto illegale, sul piano del diritto del mare perché l’intervento è stato effettuato in acque internazionali- e non israeliane- nelle quali la navigazione è di norma libera. Se spostiamo l’orizzonte sugli attivisti fermati, arrestati e condotti nel carcere israeliano più duro, quello destinato ai terroristi, “l’orologio” gira ancora una volta dalla parte sbagliata. I racconti degli italiani, rientrati, riferiscono di aver subito trattenimenti non dignitosi, nel luogo detentivo. Parlano di una mancanza di assistenza legale, di umiliazioni morali e fisiche ricevute e altro… Difronte a queste testimonianze dirette, cosa intende fare il nostro governo? Protestare diplomaticamente contro lo Stato d’Israele o solo limitarsi a facilitare il ritorno a casa dei propri connazionali?

Un elogio grande va esteso anche a tutti coloro della società civile italiana e internazionale, che sono riusciti a vedere i crimini in atto, soppesandone la gravità, senza tentennamenti o timori reverenziali,adottati invece dai loro governi nei confronti di Israele. Essa ha saputo cogliere-in profondità- i segnali d’aiuto provenienti da quella terra.

E per questo motivo- la società civile- ha reagito alle ingiustizie in corso, riversandosi in migliaia e migliaia nelle piccole e grandi piazze del paese, per far ascoltare la sua indignazione. Sono settimane e settimane che assistiamo con emozione e immenso stupore a questi sussulti di umanità senza età, a questi cortei e sit-in -Pro Gaza-richiedenti il cessate il fuoco e il ritorno della pace. Anche in Calabria, nello specifico nel nostro capoluogo di regione, ci ha colpito il gesto semplice e amorevole di un gruppo di donne, uomini, mamme e papà, nonni, che in piena estate difronte allo svilupparsi della catastrofe umanitaria, nella Striscia di Gaza, hanno deciso di fare qualcosa. Hanno fondato un movimento, un’associazione dal nome “No bis Memory day”, che nasce: << dalla necessità di poter urlare il nostro dissenso…perché non abbiamo bisogno di un altro giorno della Memoria, per assistere alla parata delle istituzioni con corone di fiori in mano e discorsi di circostanza nel taschino delle giacche>>. Per questo movimento che si allinea a tutti gli altri esistenti in Italia sul tema in questione, è un dovere denunciare il genocidio di quei civili palestinesi, privandoli non solo del pane e dell’acqua ma della libertà e della dignità che dovrebbero essere garantite ad ogni essere umana. In due giorni di agosto- sul lungomare di Catanzaro Lido, e sul lungomare della Perla dello Ionio- Soverato- i componenti di “No bis Memory Day” hanno raccolto firme e consensi, con l’obiettivo dipoter presentare una petizione al Governo italiano. In quella petizionesi afferma che: << condanniamo le gravissime violazioni del diritto Internazionale e umanitario da parte di Israele e nello stesso tempo condanniamo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, chiediamo un cessate il fuoco immediato, lo stop di forniture di armi ad Israele….che gli aiuti umanitari tornino sotto il coordinamento dell’Onu”.  Ciò che ha spinto queste persone, a uscire di casa, ad alzarsi dall’ombrellone, o rinunciare ad una giornata di vacanza spensierata, ad informarsi per spiegare al pubblico la situazione a Gaza è stato solo il sentimento dell’umanità senza se e senza ma! Un sentimento, puro e nobile che – nella sua universalità- vive, resiste e resisterà a tutti gli ostacoli e alle avversità contingenti e che come ci ha ricordato ‘associazione catanzarese stessa: << ci rendiamo conto che quello che facciamo è una goccia in un immenso oceano, ma vogliamo essere la Goccia del No>> Una Goccia contro la disumanità,una Goccia di speranza per la solidarietà, per l’affermazione e il rispetto del Diritto, della Libertà, della Giustizia, dell’Eguaglianza, della Dignità e della Vita di tutti i popoli ! Mentre stiamo per concludere questa riflessione, giungono notizie su un piano di pace promosso dagli Usa, che porterebbe alla liberazione degli ostaggi, al cessate il fuoco israeliano nella Striscia di Gaza, al disarmo dei terroristi di Hamas, ad un primo iniziale abbandono del territorio occupato. Non abbiamo certezza che il piano di pace venga accolto, approvato, su quali contenuti definitivi ed in quanto tempo, da tutte le parti in causa. Con l’ottimismo della volontà, restiamo cauti ma speranzosi! Di certo, siamo sicuri che grazie al risveglio delle coscienze civiche, italiane, europee, mondiali, le LUCI su Gaza e sulla sofferenza dei palestinesi non si spegneranno più!

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner