La Catanzaro del boom economico raccontata dalla compagnia Bridge Club con la commedia “Cu’ a vita non ti dona…”

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images La Catanzaro del boom economico raccontata dalla compagnia Bridge Club
con la commedia “Cu’ a vita non ti dona…”

  22 marzo 2023 19:43

di FRANCESCO IULIANO

Prosegue l’attività teatrale della compagnia Bridge Club dell’omonima associazione presieduta da Luigi Noto. Sul palcoscenico del teatro Giangurgolo è andata in scena la commedia “Cu’ a vita non ti dona…”, scritta e diretta da Marcella Crudo. Una rappresentazione ambientata in una Catanzaro che ha vissuto gli anni del boom economico.

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La trama:  è quella di una famiglia composta da quattro persone, diverse per carattere e per visione del mondo. L’anziano padre Domenico, è un ex sarto che si è arricchito grazie alla sua attività. Ha ancora il patrimonio intatto ma che non vuole donare. Per questo, viene assistito ed accudito dai tre figli che sperano segretamente che lui muoia presto per entrare in possesso dell’eredità. Sono sicuri di riuscirci per la precaria salute del padre e non disdegnano, in occasioni di malessere, di chiamare il notaio e persino le pompe funebri.

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Il figlio maschio Vincenzo, nullafacente, vive in casa e conduce una vita dissoluta. Beve, fuma, gioca in borsa, tutte le sere trasforma l’atelier in una bisca e gioca a poker con un gruppo di amici che “spenna”, grazie ad una fortuna sconfinata. 

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Le due figlie, Concetta e Marietta, invece, hanno ereditato l’attività del padre. Sono due sarte eccellenti e tengono in vita una sartoria che vanta una ricca clientela. Nell’atelier lavorano sarte ed apprendiste. Le due sorelle, nonostante portino avanti l’impresa di famiglia ricavandone cospicui guadagni, non vanno per nulla d’accordo nella vita privata. Titina è una sognatrice, Marietta, al contrario, ha i piedi ben piantati per terra. 

Una sera gli amici di Vincenzo invitano a giocare un uomo di un certo fascino che ha la fama di essere ricco e millanta una certa agiatezza economica. Durante le partite l’ospite, sfortunato, perde un’ingente somma. Il malcapitato è disperato per la perdita dei soldi che aveva preso in prestito e, dalle confidenze di uno degli amici, viene a sapere che la famiglia è facoltosa e che ne fanno parte due sorelle “zitelle e ricche”. Mette in atto una vendetta contro il suo antagonista per recuperare i soldi persi.

Una trama, dunque, in cui si intrecciano storie e tresche tra uomini e donne. Vincenzo ha una storia segreta con la prima sarta dell’atelier, che non si decide a sposare, mentre lei vuole diventare comproprietaria della sartoria in cui lavora da sempre.

“La scelta del dialetto per attuare un programma di realismo - ha commentato Marcella Crudo - , non ha nulla di riduttivo né di antitetico rispetto alle grandi e fondamentali istanze della letteratura e tanti ne sono gli esempi. Vedi il Manzoni, il Belli, Porta, Di Giacomo, De Filippo ed altri ancora. Per noi l’adozione del dialetto significa non chiudersi nella cerchia del campanilismo, ma aprirsi alle novità della cultura e non soccombere rispetto ai cambiamenti, anche linguistici avvenuti durante il secolo scorso. Le nostre commedie - ha aggiunto - sono ispirate dall’amore per il borgo natio e cercano nel dialetto la lingua semplice, priva di incrostazioni letterarie, adatta ad affrontare i temi delle piccole cose come la vita di una famiglia di artigiani. Il dialetto ci aiuta a completare il ritratto che vogliamo dare di un certo ambiente e le nostre opere si collocano nell’ambito di un neo-regionalismo verista per offrire un quadro il più fedele possibile degli strati popolari, umili, artigiani, come nel caso della nostra Commedia, del secondo dopoguerra”.

Attori: Maria Teresa Scavelli, Carla Rotundo, Gaetano Greco, Michele Amato, Domenico Montesano, Giuseppe Veraldi, Maria Rosà Madia, Gemma Madia, Anna Caruso, Ida Sensi, Anna Rubino. Regia  di Marcella Crudo, scenografia e suoni di Roberto Mellea.

 

 

 

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