La denuncia di Claudia Conidi: diritti negati ai soggetti sotto protezione

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images La denuncia di Claudia Conidi: diritti negati ai soggetti sotto protezione
Maria Grandulli
  05 luglio 2023 21:31

di CLAUDIA CONIDI*

Nel mondo della popolazione “protetta”, accade che il diritto all’identità venga negato in nome del principio di “sicurezza” cui i sottoposti a programma di “protezione” devono ovviamente soggiacere.

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Ma tale diritto, surrogato da quello alla pseudo identità con nome di copertura, implica la perdita di un altro diritto, quello ad essere identificati da personale a ciò preposto, attraverso l’esibizione della documentazione idonea a compiere l’identificazione.

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Accade cioè che nel posto “segreto” i soggetti sotto nome di copertura per intenderci, vengano costretti ad esibire i loro documenti per essere identificati , ma quando si oppongono a tale pur lecita operazione, ma non verso di loro, vengono addirittura malmenati, segnalati, e comunque sono costretti a patire ogni sorta di manifestazione di potere  istituzionale che suona come abuso di potere.

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Se infatti non danno il documento di copertura, disvelando così facilmente la loro identità di soggetti “protetti” rischiano di essere anche arrestati, di finire in gattabuia, per dirla in soldoni, poiché si rifiutano di essere identificati e come tali risultano soggetti immediatamente pericolosi e subiscono persino percosse.

Inutile dire: “si rivolga al NOP del posto!” Alla PS non importa assolutamente nulla.

E così padri di famiglia rischiano per una semplice e innocua passeggiata nel posto protetto loro assegnato,  di fare rientro a casa con i lividi lungo il corpo e guai a denunciare! Finirebbero per essere trasferiti di località per ovvie “ragioni di sicurezza” così rovinando la stabilità psichica dei loro familiari al seguito-

Questo è bene che le Autorità lo sappiano.

Ancora per poter avere la loro capitalizzazione nel massimo, ovvero per fuoriuscire dal circuito economico del sistema di protezione, con una sorta di buona uscita, per come legge prevede, devono avere necessariamente 5000,00 euro da versare al Ministero dell’Interno, altrimenti non possono accedere al “progetto vita”, dovendosi accontentare di una capitalizzazione di oltre la metà inferiore, per potersi rifare una vita” dignitosa”.

Ciò perché il Ministero si “tutela” da eventuali danni arrecati allo Stato indipendentemente dalla loro reale sussistenza.

Un po’ come il marito di una volta che picchiava la moglie al suo rientro, senza sapere perché, ma per mera  presunzione di infedeltà-

Infine per poter avere la fruizione di quanto deliberato in loro favore dalla Commissione Centrale, devono ungere il marchingegno foraggiando qualche “esperto” avvocato del settore, per far sì che quanto disposto in loro favore si traduca in realtà ,con accredito del loro “tesoretto” su un iban comunicato preventivamente comunicato , ma che stenta ad arrivare.

Insomma solo carta che neanche canta,anzi sta zitta, facendo parlare qualcun altro.

Nel frattempo si rifugiano negli hotel, e a volte vengono anche riconosciuti e malmenati dalla criminalità organizzata del posto, come è accaduto alla collaboratrice di giustizia Maria Grandulli-

Avvocà mi hanno ammazzata di botte!!!me ne son dovuta scappare coi miei figli disabili appresso!”(vedi foto)

Ancora se impugnano le delibere della Commissione Centrale che ha loro revocato il programma di protezione al TAR Lazio e vincono il giudizio , vengono ignorati dal Ministero che fa orecchi da mercante e non prende atto di una vittoria giudiziaria che implicherebbe la messa in atto, da parte del Ministero, di quanto ingiustamente negato con delibere rottamate a suon di TAR.

Mi domando se questo sistema ripaghi la dura lotta che ogni giorno occorre fare da un lato alla malavita organizzata e dall’altra all’apparato statale che dovrebbe invece stare dalla parte di chi si adopera per fare gli interessi della giustizia-

Spero che qualcuno legga questo scritto e si chieda per almeno un secondo:ma se accade ciò, come si fa a credere nelle ragioni dello Stato?

Sinceramente spero che qualcuno cominci ad aprire gli occhi e le orecchie cerchi di cambiare in meglio le cose.

Io mi limito a fare l’Avvocato , ma non basta.

L’Avvocato di quali ragioni? Quelle dello Stato a volte non sono “ragioni” , ma irragionevoli pretesti per portare avanti un sistema che non ritengo rispecchi al massimo le aspettative di giustizia e legalità cui un cittadino qualunque, per giunta “collaboratore o testimone di giustizia” dovrebbe uniformarsi adottando, di conseguenza, un comportamento adeguato.

 

*Avvocato

 

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