La riflessione di Marcello Furriolo: "Il caso Catanzaro mentre il Corso chiude"

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Marcello Furriolo
  18 settembre 2023 15:33

di MARCELLO FURRIOLO

"Avevo deciso di non intervenire più sulle vicende, ormai stucchevoli, che riguardano il depresso centro storico. La notizia, melanconica, della definitiva chiusura della mitica edicola di Piazza Prefettura, flebile fiaccola di cultura e socialità tenuta accesa coraggiosamente e con garbo d’altri tempi da un signore inappuntabile e competente, Francesco Costantino, per gli amici Antonio e gli stimoli di Filippo Veltri mi richiamano in campo.

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Finisce la lunga e meritoria storia di un pezzo di città, che ormai non trovava spazio e funzione nell’attuale società della comunicazione on line, che in tutto il mondo sta soggiogando il giornale cartaceo, come l’abbiamo conosciuto negli ultimi due secoli.

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Ovviamente il discorso ha una triste peculiarità a Catanzaro, non solo perchè coincide temporalmente  con la chiusura  dello storico grande magazzino Bertucci, che rischia di sottrarre all’offerta commerciale di Corso Mazzini oltre 1500 mq. di locali prestigiosi. Per non parlare del personale occupato. Ma questa è solo la punta dell’iceberg, perchè nel centro storico sono decine le saracinesche chiuse o in via di chiusura, falcidiate da  difficoltà che datano nel tempo, legate alla lunga crisi economica, partita nel 2008 e aggravata negli anni del covid ed oggi resa drammatica da guerra, recessione e inflazione. Ma, sopratutto legate alla miopia e alla inadeguatezza della politica e delle amministrazioni locali che si sono succedute negli ultimi anni, che si sono baloccate e continuano a farlo oggi, con il giochino ammazza stress dell’isola pedonale. Utilizzata come mezzo di distrazione di massa per non affrontare i cronici problemi del centro storico. Ormai l’isola pedonale è diventata il diversivo e addirittura lo status symbol per tutte le manifestazioni più improbabili e autoreferenziali, con scarso coinvolgimento dei cittadini, che si pretende di svolgere sul Corso. Roba che in qualsiasi altra città farebbe ridere. Allora per chi fare l’isola pedonale se ormai il Corso è frequentato solo da gruppi di bambini in libera uscita al sabato pomeriggio o dal mesto peregrinare di pochi anziani e dal passeggio incuriosito e variopinto degli immigrati che occupano tutti i bassi dei vicoli attorno al vecchio salotto buono della città? Perchè ormai qui non arriva più nessuno, scoraggiati dalla sosta proibita, neanche da San Leonardo o da Piano Casa. Questa è la nuova identità della città. Il fatto è che chi amministra non conosce la città e ritiene di applicare demagogicamente soluzioni stereotipate ad una realtà misconosciuta e cambiata. E’ da anni che non si elaborano Piani di recupero del centro storico sulla scorta di analisi demografiche, urbanistiche e socio economiche aggiornate alla situazione odierna. Si può confezionare un abito, se non si conoscono le misure del corpo da vestire? Ci si può fermare un attimo e studiare il problema nella sua complessità, dalla residenzialità, alla vivibilità, alle attività commerciali strangolate dai costi assurdi dei fitti in mano a proprietà immobiliari esasperatamente speculative? Altro che “decisionismo” invocato troppo frettolosamente da qualcuno. Catanzaro oggi è un “caso” che ha bisogno di essere studiato. Ha bisogno di un Piano di rinascita affidato a esperti nazionali conclamati conoscitori di realtà urbane, sociali ed economiche dalle caratteristiche simili alle nostre. Poi sicuramente si potrà parlare di terapie adeguate alle condizioni dell’ammalato. Certo non perdendo ulteriore tempo in esercizi palliativi che possono solo ritardare l’effetto letale della malattia.

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Intanto non possiamo non rimpiangere la fine di uno degli ultimi presidi di civiltà e di cultura come l’edicola di Piazza Prefettura. Ad Antonio Costantino va dato atto e merito di averla mantenuta con dignità e orgoglio, onorando anche la memoria e il lavoro dell‘ indimenticato Giovanni Pucci, che per decenni ha gestito l’edicola nel suo massimo splendore.

Quando quell’edicola era il punto di riferimento della politica e dell’amministrazione cittadina, perchè da Don Giovanni, intelligente e abile professionista, conoscitore profondo di uomini e cose, acquistavano i giornali tutti i politici e venivano consegnate “ le mazzette” dei quotidiani in abbonamento da parte degli uffici, dalla Provincia al Comune, alla Prefettura, alla Camera di Commercio. Ma Don Giovanni custodiva anche le veline dei comunicati stampa che venivano lasciate per i corrispondenti dei giornali locali e nazionali. Ma anche il gossip politico e i fatti d’attualità di maggior rilievo. Don Giovanni era cognato di Egidio Trapasso, penna e lingua puntuta del giornalismo locale, elegante e brillante Direttore del “Grido della Calabria”, che si intestò tante battaglie politiche e non, garantendo sempre il massimo sostegno ai governanti di turno. Insuperabile. Ma Giovanni Pucci era anche il potente distributore per la provincia di Catanzaro delle mitiche Figurine Panini, proprio nel momento di maggiore successo delle collezioni dei calciatori e dei meravigliosi album della Disney. Intere generazioni di piccoli catanzaresi hanno invaso il minuscolo locale, mentre in piazza si svolgeva il classico e chiassoso mercatino degli scambi dei doppioni.

Se l’edicola di Piazza Prefettura era il punto di riferimento e di ritrovo della classe politica e dirigente, l’altra storica edicola, quella di fronte al Liceo Galluppi ancora nei vecchi  locali, oggi gestita con sorrisi e gentilezza dalla signora Annamaria Rubino a suo agio con gli scolaretti che al suono della campanella si precipitano a caccia delle magiche bustine di Super Mario, era il luogo di elezione della cultura e dell’intellighenzia, sopratutto di sinistra, se non proprio comunista. All’epoca era gestita con grande competenza e signorilità dalla famiglia Paparazzo, con le giovani e brillanti figlie Franca e Amelia, in essa si svolgevano gli appuntamenti  e le discussioni più impegnate con protagonisti alcuni dei giovani che sarebbero diventati intellettuali di primissimo piano nel panorama culturale nazionale. Ci si ritrovava con Mario Alcaro, Giulio Jannuzzi, Piero Bevilacqua, Gianni Amelio, Sarino Maida, Totò Ameduri, Franco Santopolo. Con sortite molto apprezzate e vivaci di Franco Piperno. All’edicola Paparazzo era possibile trovare tutte le riviste di cultura, dal cinema al teatro ai libri alla musica all’architettura, che si pubblicavano in Italia. E qualcuna anche oltralpe. Ma sopratutto da quella meravigliosa edicola, che portava a Catanzaro un pò di profumo e di atmosfera culturale di Parigi, è passato un pezzo significativo delle speranze, delle passioni e dei sogni di tanti giovani della Catanzaro degli anni 60.

Oggi tutto questo è solo un ricordo, venato, perchè no, da un pizzico di coinvolgente nostalgia.

Ma forse è un richiamo forte a chi ha il dovere di preservare la memoria di una comunità, ma anche di programmarne il futuro".

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