di FELICE FORESTA*
"Adesso, che anche la morte ha fretta.
A Serra San Bruno, un gennaio di qualche anno fa. Forse, l’ultimo prima di diventare ostaggi, e sopravvissuti. E’ quasi sera, e fa freddo. Di quello che scintilla sugli spigoli degli zigomi, e sincopa il respiro. Sono lì da qualche ora. E, anziché tornare, cammino per le vie del paese. Tra le sue chiese. Le sue botteghe, e un forno. Il cielo è plumbeo. Cinereo, non mette paura, però. Invita a guardarti dentro. Di più, e meglio. Anche se la bellezza che ti circonda, che non è solo Certosa, cattura sguardi e gesti. “Sala da Barba NICOLA” recita un’insegna che sbuca dal cuore di un vecchio palazzo, ma non ne profana il fascino scrostato, non ne molesta la storia gravida di semplicità e bellezza.
Sembra l’allunga del balconcino in ferro battuto. E sembra far da tetto a una porta da saloon al contrario. Non so perché, ma questo pezzo di paese, dorato dalla luce calda di un lampione austero come una guardia svizzera, mi rapisce, e mi commuove. Faccio il giro due volte, e, al secondo, mi fermo, e lo immortalo. Forse, perché è una scheggia di ieri che rallenta il presente. O, solo, perché restituisce i ricordi di una piccola agorà, fatta di tante piccole liturgie quotidiane. Per lo strano lavorio di un algoritmo e di memoria, questa foto attraversa un mio mattino. Due giorni fa. Lo imperla e lo cattura. Per suggerirmi l’oblio e la lentezza. È appena un attimo.
Poi, una notizia mi raggela. La donna con la falce si è presa un’altra parte di me. Aveva qualche anno più di me, Gianfranco Riccelli, e tanta vita di più, e piena. Come il bagaglio di quelle macchine degli anni ‘60 che parevano monche, e, invece, là dietro ci mettevi di tutto. Una casa. Uomini, e cose. Il nostro è un tempo baro. Adula. Ci esercita alla corsa, anzi la impone. E noi come tanti burattini, a stargli dietro. Inghiotte i nostri sciocchi affanni, e i nostri anni. Sempre più vuoti, e uguali. Sudati, senza sapere dove andiamo. Corriamo come baccanti perdute. Orfane di sentimenti, e di famiglie. Adesso che un veleno è sagoma di vita. Adesso, che anche la morte ha fretta".
*Avvocato
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