L'economista Walter Frangipane: "Governo verso la riforma fiscale"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images L'economista Walter Frangipane: "Governo verso la riforma fiscale"
L'economista Walter Frangipane
  26 febbraio 2021 22:46

di WALTER FRANGIPANE*

Uno degli obiettivi che il Premier Draghi ha esposto dopo il suo insediamento è quello di voler attuare una riforma fiscale organica e complessiva. D’altronde bisognava provvedere già da tempo a fare tale riforma, ma non solo perché ce lo chiede l’Europa o per realizzare la Next Generation EU (cioè il Recovery Plan), dal momento che questo è fondamentale per l’attuazione del Recovery, ma sopra tutto per noi cittadini. 

Banner

Il Premier ha indicato come modello di riferimento il sistema fiscale danese. Sembra che il sistema fiscale che la Danimarca ha riformato completamente nel 2008 sia uno dei modelli più apprezzati al mondo.

Banner

Cerchiamo allora di capire un po’, attraverso l’aiuto di alcune riviste economiche di quel Paese, i punti fondamentali che caratterizzano il modello fiscale danese. 

Banner

Vorrei iniziare citando il World Happiness Report delle Nazioni Unite che ha scritto testualmente così: “Denmark is always among the top spots of the world’s happiest places” cioè “la Danimarca è sempre tra i primi posti dei luoghi più felici del mondo”. Ma allora ci si domanda: “Perché i danesi sono così felici dal momento che sono molto più tassati rispetto ad altri Paesi europei? Perché i danesi apprezzano l’elevata aliquota fiscale che è una delle più elevate nel mondo? La risposta, senza giri di parole, è immediata: perché lo Stato sociale della Danimarca sembra sia il migliore ed il più invidiabile di tanti altri Paesi ad economia avanzata.

Iniziamo col dire che le tasse danesi sono destinate a una vasta rete di sicurezza sociale in modo che ogni residente sia ben assicurato in ogni momento della vita. I servizi dall’istruzione fino alla pensione sono tutti sovvenzionati. Il governo danese, infatti, è da tempo impegnato a investire nella qualità della vita dei suoi cittadini. Questo significa che i cittadini danesi sanno che i soldi con cui pagano le tasse vengono spesi bene in risorse preziose e considerano i loro pagamenti come un investimento nella società. Ci sono molti vantaggi a disposizione dei danesi grazie al sistema del “welfare” (aiuto sociale) del paese.

Il sistema educativo è invidiabile, perché le lezioni sono gratuite, anche alle Università. Le persone possono esplorare anzitempo il loro percorso professionale e i loro interessi preferiti, senza doversi preoccupare alla fine di cumuli di debiti come gli studenti di altri Paesi. Ciò si traduce in una società ben istruita in cui i residenti si sentono valorizzati e realizzati, essendo stati in grado di scegliere la propria strada. Non solo l’istruzione in sé è gratuita, ma ogni studente universitario riceve una somma idonea a mantenere la sua vita da studente e le spese di alloggio, di sostentamento nonché le bollette. I genitori che hanno un figlio possono godere fino a 52 settimane di congedo retribuito. La madre ha diritto a quattro settimane prima del parto e 14 settimane dopo. Il padre ha diritto a due settimane dopo il parto, quindi le restanti altre 32 settimane possono essere suddivise tra entrambi i genitori. In Danimarca, la vita familiare è molto apprezzata e quindi lo Stato cerca di rendere più facile per i genitori stare con i propri figli il più possibile. La maggior parte dei dipendenti danesi gode di una congrua quantità di ferie annuali di cinque settimane, in alcuni casi anche di più, per consentire ai lavoratori di trascorrere del tempo con le loro famiglie o fare viaggi; i datori di lavoro sono chiamati ad essere attenti a che i residenti abbiano molto tempo lontano dalle responsabilità del lavoro, durante il quale possono riposarsi o dedicarsi in maniera distaccata alle attività personali. 

C’è di più. A differenza di altri Paesi al mondo, dove l’assistenza sanitaria è a pagamento, la legge sulla salute della Danimarca è incentrata sull’obiettivo di ottenere l’accesso universale all’assistenza sanitaria. Il principio è quello di fornire assistenza sanitaria gratuita ed equa a tutti, con il costo della maggior parte dei servizi pagato attraverso il sistema del welfare, tramite appunto le tasse.
Sapere che le cure mediche e i costi sono sostenuti dallo Stato mette a proprio agio i cittadini danesi perché significa che non si troveranno con una bolletta sanitaria insostenibile dopo i trattamenti e le cure.

Quei genitori poi che richiedono l’asilo nido per i figli corrispondono max il 30%, il resto è a carico dello Stato, e così essi possono tornare al lavoro quando lo desiderano, senza preoccuparsi del costo di assistenza (es. badanti etc.). Sappiamo bene, infatti, che i costi per l’assistenza all’infanzia rappresentano una notevole causa di stress per quei genitori di altri Paesi che sono combattuti tra il tornare al lavoro per i vari benefici e le tariffe basate per l’assistenza dei loro piccoli. 

Quando i cittadini raggiungono l’età pensionabile, lo stato sociale fornisce loro una pensione generosa (la rivista economica danese non fornisce cifre). Oltre a questo, coloro che non hanno una pensione aggiuntiva o qualsiasi altro reddito aggiuntivo ricevono anche vantaggi aggiuntivi come prezzi più bassi per i medicinali e aliquote fiscali anche più basse. Chiunque abbia più di 65 anni che sia rimasto vedovo viene regolarmente di volta in volta rivalutato per vedere se ha bisogno di aiuti extra e gli over 80 hanno diritto anche a visite a domicilio, senza muoversi da casa. Sapere che tale sostegno è disponibile dopo il pensionamento è un motivo ulteriore per cui i danesi non sono afflitti da stress e preoccupazioni quando invecchiano. In Danimarca è opinione diffusa che i vasti benefici offerti dal sistema del welfare superino di gran lunga le elevate tasse danesi. Il fatto che ogni individuo sappia che sarà curato in vari modi per l’intero arco della sua vita rende molto più facile pagare imposte che vanno dal 38% al 55,8%.

In Italia, le aliquote vanno dal 23% a un massimo del 43%, ma l’imposta reale, quella effettivamente corrisposta dagli italiani - è risaputo - non corrisponde quasi mai a tali percentuali, ma a percentuali inferiori. Tra l’altro le imposte in Italia sono differenziate per scaglioni e tuttavia bisogna anche dire che ci sono deduzioni, detrazioni, agevolazioni fiscali, diverse ovviamente a seconda dei casi.

Certo il modello fiscale danese non può essere calato così come è nella realtà italiana, che è completamente diversa: realtà dove regnano disoccupazione, sottoccupazione, disagi, precariato, mancanza e perdita di lavoro, indigenza, divari sistemici tra classi abbienti e classi sempre più povere che stanno pian piano accorpando parte del ceto medio, divari strutturali fra Nord e Sud, evasione fiscale e non ultimo il lavoro in nero. Peraltro il Premier ha già accennato quali sono gli obiettivi principali per una riforma organica e complessiva di tutto il sistema fiscale italiano, in particolare per la revisione dell’IRPEF: la “progressività” e la “riduzione della pressione fiscale”. Per la rivisitazione del sistema tributario, il Premier nominerà un “team” (una squadra) di esperti, i quali sentiranno i partiti politici e in particolare le parti sociali, prima di porre in atto la riforma.   

Tuttavia il fatto che il Premier abbia anche citato il “modello danese” fa ben sperare per una migliore qualità della vita.

*Economista

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner