L'editoriale. La politica calabrese eterna ammalata di "cadute di stile" e il "caso Spirlì" lo conferma

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images L'editoriale. La politica calabrese eterna ammalata di "cadute di stile" e il "caso Spirlì" lo conferma
Nino Spirlì, vicepresidente Regione Calabria
  03 ottobre 2020 10:58

di ENZO COSENTINO

Dal momento che mi dichiaro “duro di comprendonio”, sono fortemente desideroso di capire se nel suo controverso intervento alla convention del suo Partito- la Lega- a Catania, il vice presidente della Regione e assessore alla Cultura, Nino Spirlì, ha scisso le due attuali funzioni cui dovrebbe assolvere.

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Cioè, uomo delle istituzioni, anche se di parte, e militante di un partito. Se lo ha fatto - e sarebbe opportuno che lo dichiari- allora le parole con cui ha farcito i suoi concetti  diventati “virali” sul web - è legittimo che le abbia pronunciate nel suo ruolo di uomo di partito. Nessuno può negargli questo diritto di parola.  Fatta salva la libertà di tantissimi benpensanti di non condividerle. Ben altra cosa, invece, se non ha “scisso” le due posizioni e nel dire quel che ha detto si è sentito anche forte del suo attuale ruolo istituzionale. Un ruolo importante che merita di essere ricoperto, se possibile, da personalità di comprovato spessore. Un ruolo, quello di vice presidente e di assessore alla Cultura, che al prof. Spirlì è stato assegnato nel quadro dell’accordo spartitorio dei posti nella  nella Giunta di centrodestra che governa la Regione. Per un personaggio che ha la caratura culturale, come si dice, del prof. Spirlì, allora l’episodio accaduto a Catania potrebbe anche essere una “caduta di stile”. E un esponente della classe politica calabrese dovrebbe evitarla. 

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Ma non tutti lo fanno o lo sanno fare. Un altro “pio e innocente desiderio”  che - forse hanno anche tantissimi calabresi  - è sapere cosa ne pensano delle “uscite” del loro collega la presidente Santelli e gli altri membri di Giunta. La classe politica attuale che ancora non lo abbia fatto, deve dimostrare di essere veramente consapevole che per esercitare un impegno istituzionale, di maggioranza o di opposizione, occorre stare sempre su un gradino più alto. Altrimenti in Calabria una “politica alta”  nei fatti e nel linguaggio, è solo un sogno, destinato a restare nel... cassetto.

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