L’importanza della memoria artistica calabrese: il ‘600 visto dalle opere di Colimodio

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Un seminario in streaming per ricordare il patrimonio pittorico dell’allievo di Artemisia Gentileschi

  09 aprile 2021 17:55

di VALENTINA CELI

Un pittore troppo a lungo dimenticato torna a riprendersi la scena, grazie al rinnovato interesse di giovani studiosi di Storia dell’arte. È l’ora del riscatto per le opere di Giovanni Battista Colimodio, artista calabrese vissuto nel Seicento. Il compito di svelare il mistero che avvolge la sua vita e le sue opere è stato assolto dal convegno “Giovanni Battista Colimodio, pittore calabrese del Seicento”, moderato dal giornalista Domenico Iozzo. In diretta streaming dalla Biblioteca Comunale De Nobili di Catanzaro, il seminario è stato promosso dall’Associazione Eos Sud.

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A divulgare lo straordinario lascito artistico di Colimodio sono stati Cecilia Perri, storica dell’arte e vicedirettrice del Museo diocesano e del Codex, Vincenzo Antonio Tucci, direttore dell’Archivio storico diocesano Intrieri di Cosenza e Alberto Pincitore, storico dell’arte e autore di un’approfondita monografia sul pittore. Ciascuno si è soffermato su aspetti diversi della storia dell’artista.

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Secondo Cecilia Perri, il percorso culturale di Colimodio rispecchia lo spirito della Calabria di allora: nato in provincia di Cosenza, andrà a studiare arte alla scuola napoletana, subendo un’importante fascinazione dei temi religiosi. Nella prestigiosa bottega di Artemisia Gentileschi apprenderà l’uso sapiente del colore e della prospettiva, e imparerà a giocare con luci e ombre sulle tele e sugli affreschi. Ma il suo vissuto lo porterà a ritornare nella regione natìa, dove lavorerà incessantemente su opere di committenti ecclesiastici, arricchendo chiese e santuari mariani nel Cosentino.

In quel tempo gli artisti trovavano nella Chiesa la loro interlocutrice privilegiata, nonché la principale finanziatrice di opere che hanno reso celebre in tutto il mondo la maestria italiana, spiega invece Vincenzo Antonio Tucci. Lo studioso racconta la difficoltà nel reperire informazioni certe sugli eventi di quell’epoca, e sottolinea l’importanza degli studi sugli archivi storici civili ed ecclesiastici. In particolare, nel caso di Colimodio, si è riusciti a ricostruire i suoi spostamenti grazie ad antiche lettere e agli incarichi stipulati dai committenti, oggi preservati a futura memoria.

Infine Alberto Pincitore racconta il lato più squisitamente tecnico di Comodio. Mettendo a confronto le opere a lui attribuite, che ancora oggi possono essere ammirate fra Cosenza, Orsomarso e Morano Calabro, lo studioso denota e puntualizza la sapienza espressiva dell’artista. Manierismo e naturalismo, aspetti devozionali e iconografici della Controriforma religiosa si intrecciano su tele e affreschi. Un patrimonio pittorico inestimabile, su cui oggi è possibile far luce per illuminare definitivamente i secoli bui di dimenticanza di questo straordinario esponente artistico della nostra regione.

 

 

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