L'intervista. Il consigliere Francesco Pitaro: "La nuova legislatura non dovrà essere di ordinaria amministrazione"

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Il consigliere regionale, Francesco Pitaro
  14 gennaio 2021 18:01

di ENZO COSENTINO

Nella attività politica e di rappresentanza nelle Istituzioni quel che è - almeno dovrebbe - importante, per chi la esercita anche su mandato di una volontà popolare, è non perdere mai di vista l’interesse complessivo di tutte le comunità. Con le caratteristiche della politica attuale nella nostra Regione non è sempre facile o scontato. Pertanto, non deve mai passare inosservato ai cittadini se il percorso di ogni componente della massima Istituzione sia in sintonia con valori come etica, morale, trasparenza, coerenza, tanto per citarne alcuni. Quindi, a prescindere dalla postazione dove si è collocati.

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In politica il gioco (pulito) delle parti ci può stare tutto. Il cosiddetto confronto. E’ ora il momento di un nuovo appuntamento elettorale alla Regione per dare alla Calabria un Governo con una nuova legislatura. Che sarà importante perché siamo ad una svolta per il futuro. Tanti i problemi e i temi sul tappeto! Abbiamo realizzato una intervista con il consigliere Francesco Pitaro, che, nel corso della breve durata della precedente legislatura, ha assunto anche coraggiose posizioni e avanzato proposte per essere in linea con gli impegni assunti soprattutto con il suo elettorato, ma implicitamente con tutti i calabresi. Vi proponiamo l’intervista.

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Consigliere Pitaro, la posticipazione della data del voto darà più  tempo a tutte le forze politiche calabresi per mettere un pò di ordine al loro interno, ma anche per meglio “disciplinare” l’andamento delle trattative negli schieramenti. Ma il nodo delle candidature sembra prevalente sul programma. Eppure la Calabria ha bisogno di fatti, più che di nomi.

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La Calabria ha bisogno di tutto. Inclusa la partecipazione attiva, dinamica e partecipata dei cittadini senza la quale nulla potrà cambiare. Soprattutto ha bisogno di una classe dirigente  responsabile, che dimostri di voler dare un taglio col passato che condiziona il  presente e ipoteca il nostro futuro in termini di garbugli burocratici, arroganze amministrative, sovrapposizione di competenze e inefficienza clamorose in ogni settore. Il programma, sì, è importante. Dieci punti per progetti, pochi ma ambiziosi, con cui dotare la Calabria di una visione complessiva dello sviluppo che riconduca ad un’unità l’attuale drammatica frammentazione territoriale. Ovviamente, tutto improntato al rispetto della legalità e della trasparenza nella gestione della cosa pubblica. Faccio un esempio: il funzionamento dell’aeroporto Sant’Anna non può essere solo un problema del Crotonese, perché interessa anche la Sibaritide e l’intera area centrale della Calabria. Perciò, serve una progettualità univoca che faccia sintesi dei tanti interessi diffusi e metta in rete ogni potenzialità. Altrimenti, agendo a strappi e muovendosi a tentoni, non si producono risultati”.

Lei, sia pure per uno scorcio di legislatura, ha vissuto intensamente la sua prima esperienza nella Istituzione regionale: che idea si è fatta, ad esempio, sui meccanismi politica-apparati burocratici?

Pessima e sconfortante. Vengo dalle professioni e dall’impegno associativo. Sono abituato all’impegno che dà risultati e ad un rapporto di lealtà con il cittadino.  La Regione come apparato esige una riforma in profondità. Deve poter disporre di un’organizzazione burocratica efficiente e dinamica. Ai dirigenti è richiesto un salto di qualità. Non basta studiare leggi e norme da rispettare, ma bisogna  saper produrre valore, utilità e innovazione, assumendosi la responsabilità di conseguire i risultati programmati. C’è un forte e storico deficit di efficienza amministrativa che ha contribuito al ritardo di sviluppo della Calabria. Bisogna occuparsene subito e capire come ovviare  alle insufficienze della Regione circa la programmazione, gestione e spesa, la stratificazione normativa, la complessità delle procedure e il rispetto dei tempi nella realizzazione delle opere.  Per quanto mi riguarda, su questi temi non mollo!

Eletto per il Movimento “Io resto in Calabria”, poi ha fatto la scelta di campo confluendo nel gruppo Misto. Una postazione politicamente non vincolante ad “ordini di scuderia” o “disciplina di gruppo”. Ha avuto una visione più chiara dei problemi di questa Regione?

Ho scelto l’autonomia ma sempre rimanendo nella mia  postazione di componente dell’opposizione. Ho esercitato le prerogative del consigliere regionale strettamente collegato ai bisogni dei cittadini e ingaggiando, assieme ai colleghi dell’opposizione, battaglie dentro e fuori dal Consiglio per il rispetto delle regole e dei diritti. La Regione, sulla base della mia esperienza, cosi com’è congegnata, ha necessità di irrobustire i poteri di vigilanza e controllo del Consiglio sull’operato della Giunta. Il Consiglio è il cuore della democrazia calabrese, deve potersi riunire almeno una volta a settimana  e le Commissioni debbono lavorare quotidianamente sulle questioni. Specie per una regione fragile come la nostra, che per farsi ascoltare sui tavoli romani ed europei ha bisogno della massima unità almeno sulle grandi questioni dello sviluppo, se il Presidente agisce senza coinvolgere il Consiglio, agendo tra l’altro senza alcuna strategia, a perderci è la Calabria”.

E quale problematica l’ha appassionata di più, motivandola a produrre interventi sia in Aula che in Commissioni?

“Il rispetto delle regole all’interno del Consiglio anzitutto e il rispetto delle regole da parte della Giunta regionale. In questa legislatura sono accadute cose inimmaginabili, a partire dalla nomina da parte della maggioranza dei presidenti delle Commissioni e persino dei vice spettanti all’opposizione. Sulla disastrata sanità calabrese ho prodotto numerose  iniziative, affinché la Regione, nonostante il commissariamento, agisse con autorevolezza, dotandosi di un Dipartimento Salute efficace ed efficiente. Ma anche qui hanno  voluto, anziché utilizzare una professionalità calabrese, scegliere un direttore che non so da quale regione arrivi, ma che  di sicuro non ha arrecato alcun valore aggiunto. Sfasciato era prima, il Dipartimento, e sfasciato è oggi. Non si capisce se c’è un Piano Covid e un Piano vaccinale e chi debba farlo! Se non fosse per i nostro eroici camici bianchi  tutto sarebbe ancora più difficile. Mi sto impegnando sull’incredibile vicenda del Sant’Anna Hospital, per evitare che un pezzo di sanità che funziona e dà lustro alla Calabria sia cancellato per garbugli burocratici tra l’Asp e il Dipartimento della Regione. Altrettanto impegno ho riversato per segnalare il deficit infrastrutturale della regione che è una delle cause del nostro sottosviluppo. Ma anche qui, in Consiglio non si è mai voluto ascoltare le proposte dell’opposizione per agire insieme anche per far pressione sul Governo. Di recente ho proposto di  istituire un ‘Osservatorio Next Generation Ue - Calabria’ composto dalle forze politiche, dalle rappresentanze  imprenditoriali, sindacali e degli enti locali e da spiccate competenze tecniche. Un Osservatorio che dovrebbe mettersi al lavoro, sintetizzando - assieme agli attori dello sviluppo sul territorio - le necessità strategiche per rimettere la Calabria al passo col resto del Paese e interloquire con  la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’Europa  mira alla ricostruzione dell’economia all’insegna del riequilibrio territoriale, parità dei diritti, inclusione sociale, lotta alla povertà, sistemi sostenibili di produzione, rispetto dell’ambiente e digitale, ma per l’Italia il Fondo dovrà anche  ribaltare il modello duale di sviluppo che  ha generato il drammatico divario di cittadinanza Nord-Sud”.

Si parla sempre di una Calabria che vuole fare il grande salto di qualità, ma poi fa i salti della quaglia: è così?

Se ne parla ma non si realizza.  Eppure siamo a un bivio: o si mettono a valore, anche con l’aiuto offerto dall’Europa (che però va conquistato con progetti affidabili e azioni determinate a contrastare l’assalto alla diligenza delle aree forti del Paese) le potenzialità  economiche, ambientali, storiche e culturali della Calabria  o si finisce col diventare l’area più fragile d’Europa. Per fare il grande salto, serve la buona politica che programma e decide, ma una condizione perché anche la buona politica possa ottenere risultati è garantire la condivisione alle scelte delle istanze più rappresentative della Calabria e il coinvolgimento delle Università, delle forse sociali, dei Comuni, dei saperi diffusi, dell’associazionismo”.

Consigliere Pitaro, prospettive a breve, medio e lungo termine. Come la percepisce questa crisi dovuta alla pandemia?

E’ una crisi terribile sia  per il Paese  in affanno mentre le forze politiche sono trascinate in un tormentone politico stucchevole, sia per il Mezzogiorno e per la Calabria. La pandemia ha amplificato i i problemi preesistenti, e l’impotenza a far funzionare la scuola, per garantire ai ragazzi una formazione adeguata, è la cartina di tornasole della crisi istituzionale e politica sistemica che stiamo attraversando. Si stanno arrecando, a causa di litigi politici e per le solite farraginosità burocratica,  ferite invisibili ai ragazzi e forti disagi alle famiglie. Roba da far tremare le vene e i polsi. Sull’indecisionismo circa l’emergenza sanità, con il Governo in panne e i poteri locali che agiscono in supplenza, è indubbio che occorrerà appena possibile rimettere al centro le competenze sulla sanità, anche per evitare 20 sistemi sanitari con figli e figliastri”.

E’ tempo di candidature. Ci sta pensando?

Spero di essere della partita, come sul dirsi. Il mio orientamento e quello del gruppo che rappresento e delle tante amiche e amici che mi sostengono nell’attività politica, è di coadiuvare le forze del centrosinistra allargato al civismo per vincere le elezioni l’11 aprile e provare a rendere utile ai calabresi la Regione. Non più un’avversaria dichiarata dei cittadini, com’è adesso, ma amica e compagna di viaggio di tutti coloro che vogliono accettare la sfide del rinnovamento per fare sviluppo sostenibile e assicurare prospettive ai nostri giovani”.

La politica calabrese, sia quella di centrodestra, sia quella di centrosinistra, sembra in mezzo al guado. E’ così? Nell’uno e nell’altro schieramento sembra si attendano ordini romani

Purtroppo è cosi, ma credo si stia lavorando per venirne a capo, d’altronde i tempi sono stretti. Ma, ripeto, questa volta per la Calabria non potrà essere una legislatura ordinaria. Il virus e i mutamenti tecnologici  in corso, percepiti come eventi di cambiamento sconvolgenti in tutto il mondo, chiedono anche a  tutti noi un sussulto di responsabilità. Questa volta, se in Calabria  non vince il blocco da cui può nascere un’impostazione di cambiamento radicale dei sistemi istituzionali e decisionali  all’insegna dell’unità del Paese e del progetto europeo, che per me è radicato nell’area del centrosinistra e del civismo,  tutto sarà più complicato col rischio che la Calabria si metta il futuro alle spalle”.

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