"Mi piacerebbe replicare a ciò che vi comunicano e che più fa comodo ad uno Stato indifferente e sfruttatore, che prima rovina le persone, le usa e le abbandona, sperando che qualcuno ti faccia fuori". Con queste parole, amare, il pentito della 'ndrangheta vibonese, Eugenio William Polito, interviene su un articolo de La Nuova Calabria relativo alla decisione di revocargli il programma di protezione, dopo che con la sua testimonianza è stato possibile far luce su vicende oscure legate alle ndrine calabresi.
L'ARTICOLO INIZIALE: https://www.lanuovacalabria.it/post/il-pentito-vibonese-polito-resta-fuori-dal-programma-di-protezione-il-consiglio-di-stato-conferma-la-decisione-del-2017
"Ho fatto uno sbaglio grosso, pensando di collaborare con un altro Stato, non con uno Stato che ogni giorno mandava revoche del programma di protezione, o con quello stato la cui gestione favorisce nei processi i mafiosi. La revoca al mio programma di protezione spiega come le cosche abbiano influenza anche ad altri livelli. Poi un collaboratore di giustizia non può vivere in una grande città con 720 euro al mese", incalza ancora Polito. "Senza la possibilità di lavorare spetta allo Stato trovare un impiego, ma in 10 anni nessuno me ne ha mai offerti e quando l'ho chiesto mi hanno risposto che loro non sono un ufficio di collocamento. Tuttavia, secondo le regole del programma di protezione devono essere loro a cercarti e offrirti un impiego", spiega.
"Per quanto riguarda la vita privata, con i miei soldi faccio quello che mi pare. Sarebbe meglio scrivere che mi hanno rovinato la vita. Mille volte meglio delinquere ed essere delinquente che far parte di uno Stato Criminale. Mi dispiace dire ciò, ma io questo ho appreso ed imparato in 10 anni di sacrificio e tortura dietro tale schifo", continua nella nota il collaboratore di giustizia, facendosi portatore di un messaggio di protesta contro le inefficienze, a suo dire, del sistema di protezione.
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