“Nonna Catanzaro” e l’Italia che brucia in silenzio, Ventura: "Il caldo estremo è un’emergenza sanitaria"

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Sabatino Nicola Ventura
  08 luglio 2025 15:15

di SABATINO NICOLA VENTURA

Le alte temperature, con un insopportabile tasso di umidità, che subiamo, oramai da più estate, non hanno, per come ci dice la scienza, nulla di anomalo. L’estate, da anni, è più lunga. Paola Marcogliano del Centro Euro-Mediterraneo, esperta dei cambiamenti climatici, scrive: “Questa è la nuova estate. I regimi delle piogge ci mettono più tempo a cambiare, ma il caldo è l’emergenza più immediata. Abbiamo un disperato bisogno di smettere di parlarne come una questione metereologica o ambientale. Il caldo è un’emergenza sociale e sanitaria”. Giugno è, oramai, per alcuni miliardi di esseri viventi, compreso noi umani, soprattutto dell’emisfero occidentale, un mese di caldo estremo, per come ci ricordano World Weather Atribution e croce rossa.

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Giugno, scrive il climatologo Giulio Betti, è in Italia tra i mesi che si sono scaldati maggiormente, perdendo quasi del tutto le caratteristiche primaverili e di mitezza e diventando un mese estivo in piena regola”.

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In Italia, purtroppo, non affrontiamo con la serietà necessaria quanto avviene. Le ondate di calore, come chiamiamo il forte caldo, sono, oramai, meno ondate e più “normali” lunghe giornate di caldo estremo.

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Il caldo intenso e prolungato è causa grave di emergenza sanitaria. Ricordo che nel 2022, in Italia, si ebbero 18mila vittime (studio rivelato su Nature). Le “morti invisibili”, le morti da caldo insopportabile, non sono facili da stimare perché colpiscono soprattutto soggetti in condizioni di fragilità preesistenti per malattie respiratorie, cardiovascolari, anzianità, ecc.

Sono inoltre molto evidenti gli effetti del grande caldo, anche con numerosi decessi, nel mondo del lavoro agricolo, edilizio, nelle fabbriche, e in altri settori. Il caldo è inoltre causa di minori capacità cognitive con conseguenze anche gravi di disgrazie.

Come spiega Dasgupt Shouro “Il caldo lavora sul nostro corpo con un impatto cumulativo, fanno più male quattro giorni di fila sopra i 32°C che uno sopra i 38°C”.

Il metodo per quantificare i decessi per il caldo consiste in un calcolo “aritmetico”; si individuano gli eccessi in determinati periodi, rispetto agli anni precedenti.

Sarebbe importante se a Catanzaro, meglio se in Calabria, si raccogliessero i dati degli ingressi in ospedale e pronto soccorso realizzando un campione per registrarli come ricoveri da caldo eccessivo.

Secondo Mercogliano, per contenere gli effetti e salvare vite umane serve un ampio spettro di iniziative di adattamento, dall’allerta rapida, che notizia l’imminenza di caldo eccessivo, alle foreste urbane e ai rifugi climatici. A monte servirebbe una governance più consapevole dell’emergenza che arriverà ogni estate: “Il Piano di Adattamento Nazionale è stato pubblicato e mai implementato. Doveva nascere un osservatorio nazionale, mai successo, eppure i dati sarebbero fondamentali. In assenza del governo, città e regioni vanno in ordine sparso, anche con progetti interessanti, ma senza coordinamento, perché il caldo è ancora un problema sottovalutato”

L’Italia è particolarmente vulnerabile sia da un punto di vista climatico che demografico con il suo terzo di popolazione sopra i sessantacinque anni, e meriterebbe un’attenzione “scientifica” verso tale problematica. Infatti, è terza al mondo per numero di decessi da calore, ma il governo si limita a linee guida e provvedimenti tamponi.

Catanzaro fu, se non ricordo bene, con l’Amministrazione Comunale di Centro Sinistra, 2006/2011, sindaco l’On. Rosario Olivo, la prima città della Calabria che si pose il problema dell’Ondate di Calore. Il mio assessorato, politiche sociale e salute, diede vita a una serie d’iniziative, in forte sinergia con l’Azienda Sanitaria Provinciale, che chiamammo NONNA CATANZARO

Fu istituito un numero verde per dare prime risposte e consigli ai cittadini. Individuammo e indicammo quali punti di rifugio Villa Margherita, le Pinete di Siano e di Giovino. Non suggerimmo il Parco della Biodiversità perché privo di alberi in quantità sufficiente, durante le ore calde non sarebbe  stato opportuno “rifugiarsi”.

Abbiamo, ancora, indicato i grandi Centri Commerciali, perché climatizzati e per avere ottenuto dalle proprietà, che hanno dimostrato grande sensibilità, ogni disponibilità all’accoglienza (Agli ingressi erano stati realizzati punti ristoro con tavolini, poltroncine, acqua e bicchieri). Alcuni Centri Commerciali garantirono, su richiesta, alle fasce più deboli la consegna a domicilio. Anche le farmacie assicurarono i farmaci a domicilio alle persone impedite o in difficoltà. I Centri sociali, grazie ad associazioni e a singoli volontari, restarono aperti nel periodo estivo dalle ore 9,00 alle 20 per accogliere persone e per ogni utilità possibile. L’Azienda Sanitaria predispose un numero verde, un servizio d’informazione e di pronto intervento e anche di un pieghevole a cura dell’Unità Operativa Igiene e Sanità Pubblica, ricco di consigli.

Ricordo che presso i locali dell’Assessorato alle Politiche Sociali già dal mese di giugno, ogni anno, si svolgeva una riunione di programmazione degli interventi per le ondate di calore, alla quale partecipavano, per dare vita a un coordinamento, e a una rete di solidarietà, l’ASL, la Questura, i Vigili del Fuoco, la Polizia Urbana, le organizzazioni sindacati dei pensionati, le associazioni di volontariato, Centri Sociali, la Croce Rossa e le Circoscrizioni, quest’ultime, sino a quando sono esistite.

Sarebbe opportuno un ritorno del progetto NONNA CATANZARO, ovviamente implementato e adeguato a questo momento sociale, sanitario e politico di Catanzaro.

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