Poesia di Franco Brescia: "L'arcobaleno"

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Franco Brescia
  26 marzo 2021 14:04

 

ARCOBALENO

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Infine,

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lo scrosciante fremere di piogge turbanti

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si frena.

Si pacifica la turbinante orma del vento.

Ancora, però,

effimere danze di brevi, sgretolate, nubi

brulicanti

tra scialbo, timido cielo.

Dietro mormorio di fioco sole,

tremula, intanto,

vago luccichio su monti e contrade prima ardenti sotto fosche nubi.

Improvviso, però,

tra il cuore dell’erbosa collina,

là,

si accende, respira, sfavilla,

nitido,

un arcobaleno, vicino, svettante, ma imprendibile.

Leggiadria sovrana sgorgante solo negli spazi aperti del mondo,

che,

all’animo pensoso,

sussurra versi d’antica chetudine, di solennità ridente.

Un mescolio dentro il cuore del soave

c’agita                                                         

il mio ricordo sopente.

Si vivificano in me, così, antiche leggende, il cumulo delle tradizioni,

scorrenti

tra i meandri del palpitante immenso.

E,

nell’evanescente fantasticare

scorgo

l’incontenibile segno del Patto universale nella storia dell’Arcadi

tra

l’umanità piangente e il Dio superbo

che

cosparse il mondo con l’arcobaleno.

Simbolo d’interminabile promessa

che

più mai avrebbe soffocato la terra con acque voraci.

Oltre,

altri rifulgenti miti prendono vivezza.

Balzano, rissosi,

quelli

che lo innalzano dio del fulmine e del tuono;

sentiero tra terra e paradiso,

creato,

dalla messaggera Iris, a dimore delle divinità e degli umani.

Poi,

altri, tanti, vacillanti tra l’acquose moltitudini del mistero,

tra i rivoli della percezione.

Varcati, infine, i sognanti segni del mito,

non perdono lucore,

però,

i riflessi di quella magia di colori.

E, così, nell’io, fermentano, alitano creati infiniti, penetranti, rilucenti:

la visione, pacata, ma folgorante, della calma pace del deserto;

la solennità di pensiero

che

prorompe dal solitario contatto con la coscienza matura;

i tormenti della ragione.

I mai pacati fiumi della consapevolezza risorgono piano, poi,

però, e nell’impeto fluente,

infine,

si sgretolano i forti dipinti pascenti la contemplazione. 

S’accheta, così, l’invadente sussurro dell’estasi.

franco brescia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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