A Catanzaro “Languore e Barbari bianchi”  

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Grazia Monica Maraziti
  13 febbraio 2020 16:21

di GRAZIA MONICA MARAZITI

“Sono l’Impero al limite estremo della decadenza che guarda passare i grandi barbari bianchi”.  
Così, i versi di questo sonetto di Paul Verlaine, “Langueur”, sembrano descrivere mirabilmente lo sguardo passivo e indolente della cittadinanza catanzarese che assiste all’agonia e alla decadenza socio-politica di una città ormai svuotata e senz’anima, mentre i barbari bianchi compiono, indisturbati, il loro saccheggio.  
Paul Verlaine, nel suo sonetto, si riferiva alla decadenza dell’Impero romano che assisteva indifferente all’invasione barbarica.

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Il “languore” descritto da Paul Verlaine nel sonetto, rappresenta bene la sofferenza a cui ormai i catanzaresi non sanno più come reagire; ed essi, come il poeta decadente, ne sembrano quasi attratti. 
Quella condizione di esseri indolenti e pigri, viene percepita come dolorosa ma inevitabile. Sarà per questo che la storia e la vita si svolgono altrove, fuori da questa “città maledetta” e decadente, lontano da qui, là dove mandiamo i nostri figli per non condannarli a questo tedio, sperando che almeno  loro possano sfuggire al disfacimento morale e politico di una città indifferente, caduta nelle mani di barbari bianchi senza dignità e senza vergogna. 
 

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