Disavanzo record, interessi "più alti d'Italia" e atti da revocare: le bordate del Tavolo Adduce

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L'immagine simbolo dei tagli
  24 settembre 2019 06:50

di GABRIELE RUBINO

I vertici della sanità calabrese sono ormai da anni abituati a subire le periodiche “bacchettate” del Tavolo di monitoraggio dei ministeri vigilanti sul Piano di rientro, diversamente conosciuto come Tavolo Adduce. L’ultima seduta a Roma di fronte ai dirigenti del Mef e del ministero della Salute si è svolta il primo di agosto, ed è stata qualcosa di più di una reprimenda dal sobrio tono burocratico, piuttosto è diventata un’autentica mattanza. Lo si apprende dal tenore del verbale, trasmesso qualche giorno fa in Cittadella, che prima di tutto cristallizza il tracollo di bilancio regionale. Nel 2018 il disavanzo è arrivato a -213,3 milioni di euro che, dopo le coperture fiscali, si è assestato a circa – 106 milioni di euro (lo avevamo anticipato qui). La prospettiva per il 2019 è tutt’altro che rosea. Stando alla proiezione del primo trimestre fornita dall’Advisor (Kpmg) si profila un’ulteriore perdita di -143 milioni che è al di sopra delle coperture annue garantite (circa 100 milioni) con il rischio di un nuovo incremento delle tasse (sanzione peraltro che sarà già patita dai calabresi sull’anno d’imposta 2019, Leggi qui).

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“LA DELIBERA DELLA GIUNTA REGIONALE DA REVOCARE”- I conti sono diventati una voragine più grossa dell’anno prima. Alcuni tentativi di comprimerla sono stati brutalmente bocciati. La Regione, nel marzo dell’anno scorso, aveva adottato una delibera di Giunta (la numero 81) con cui assegnava alle singole aziende delle somme residue derivanti da un vecchio fondo investimenti ex articolo 20. Al netto è una partita dal valore di 15,2 milioni. Il Tavolo non l’ha presa affatto bene ed ha ha fatto questa premessa:«nel rilevare la gravità di tale atto deliberativo che manca dei presupposti per poter essere dispositivo», non poteva che concludere affermando:«in relazione a quanto emerso e alla circostanza che tali risorse non sono nella disponibilità della regione, chiedono di revocare l’atto deliberativo e di aggiornare le scritture contabili». Risultato? Le somme sono state restituite (si dovrà seguire un altro iter per redistribuirle), con la Regione che ha dovuto promettere di fare marcia indietro sull’originario proposito.

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IL CIRCOLO VIZIOSO DI DEBITI E INTERESSI: “I PIU’ ALTI D’ITALIA”- Oltre alla stroncatura sulla delibera della Giunta, i burocrati ministeriali imperversano su un altro notorio punto debole: il saldo della gestione finanziaria. Nel 2018 è arrivato a circa 48,1 milioni di euro (10,5 per interessi passivi su anticipazioni di cassa, 25,3 per altri interessi passivi e 12,3 altri oneri finanziari) che fanno scrivere al Tavolo della «gravità di tale saldo che è sia in valore assoluto che in termini percentuali uno dei peggiori in Italia». È «il più alto d’Italia», invece lo stock di debito verso l’istituto del tesoriere. Ben 346,7 milioni di euro in aumento di 109 milioni rispetto all’anno precedente.

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I RITARDI NELL'ADOZIONE DEI BILANCI DELLE AZIENDE- Il quadro è “arricchito” dai debiti storici accertati verso i fornitori privati che valgono qualcosa come 991,6 milioni. Le aziende sanitarie provinciali (fino ad agosto almeno) non avevano adottato il proprio bilancio, con la grande “nebulosa” dell’ Asp di Reggio Calabria che non ne adotta uno dal 2013. L’Advisor ha inoltre rilevato disallineamenti fra il valore della produzione dell’assistenza ospedaliera da privato (le case di cura) e il fatturato, soprattutto nell’Asp di Cosenza. Il Tavolo ha così punto più volte la delegazione regionale sulle modalità di emissione delle note di credito. Una lezione, quella impartita nel verbale, difficile da dimenticare.

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