Fattoria della Piana, la rivoluzione green parte da qui e “la Calabria buona si muove” (VIDEO)

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images Fattoria della Piana, la rivoluzione green parte da qui e “la Calabria buona si muove” (VIDEO)
Federica Basile, responsabile della distribuzione, mostra il premio Oscar Green
  30 settembre 2020 15:42

di VALENTINA CELI

Nel cuore della Calabria esiste un ecosistema totalmente green. È quello creato da Fattoria della Piana, azienda agricola e cooperativa, apripista dell’economia circolare nel Mezzogiorno. Un modello virtuoso con base a Candidoni, piccolo comune alle porte di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria. In questa terra, tristemente nota per carenza idrica, sfruttamento della manodopera e mala gestione dei rifiuti, l’esperienza della Fattoria è una rivoluzione: non solo tutte le risorse, ma anche tutti gli scarti biologici delle aziende locali vengono sfruttati e riutilizzati. Ci sono il liquame, il letame, e il siero, che vengono raccolti dalle stalle e dal caseificio dell’azienda, ma anche la sansa di olive che prodotta dagli olifici, il pastazzo di agrumi e gli scarti della lavorazione della cipolla rossa di Tropea: tutto viene trasformato in energia pulita.

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Gli impianti fotovoltaico, di biogas e di fitodepurazione consentono di produrre energia termica, elettrica e acqua depurata. Addirittura le sue strutture generano un surplus di elettricità, che viene quindi immessa in rete e alimenta il fabbisogno annuale di circa 2800 famiglie. Oggi la percentuale di riuso dei rifiuti dell’azienda è il 90% e si lavora per arrivare alla totalità, con degli imballaggi e una flotta mezzi sempre più ecologici.

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Alcuni dei dipendenti dell'azienda

La Fattoria è una realtà radicata nel territorio reggino, con 90 pastori parte della cooperativa e 120 dipendenti da 4 continenti diversi. Un’azienda agricola a forte vocazione locale, però aperta al mondo, come racconta Federica Basile, responsabile della produzione: “Noi crediamo nel creare ricchezza per tutte le persone che fanno parte della rete Fattoria della Piana, quindi sia i nostri fornitori, i nostri soci, i nostri dipendenti. Uno dei nostri obiettivi è quello di far conoscere la Calabria quella buona, quella che ci piace, non solo in tutta Italia, ma anche in tutto il mondo”.

Il proprietario, Carmelo Basile

I suoi prodotti sono eccellenze gastronomiche a chilometro zero: ricotte, formaggi molli, ma soprattutto il pecorino, apprezzato ed esportato all’estero, in Canada e Stati Uniti. Le ricette per la produzione casearia, che ammonta a un milione di chili di formaggio all’anno, sono frutto di studio continuo: un laboratorio biochimico dentro la Fattoria consente di monitorare costantemente i vari fattori-chiave del buon funzionamento dell’azienda. Dalla composizione del terreno alle emissioni di biogas, dalla salute degli animali (le vacche sono dotate di appositi collari “conta-passi”) alle sperimentazioni agroalimentari, nulla è lasciato al caso.

Le vacche con i collari conta-passi

Un impegno verso l’innovazione a cui contribuiscono anche talenti stranieri, come Zeeshan Wadiwala, che ha lasciato Londra e un posto di lavoro da Amazon per l’azienda reggina. “Stiamo lavorando a una modalità scientifica di campagna. Non come il campagnolo – afferma Wadiwala - che decideva sulla base di luna e stelle quando andare a seminare e cosa fare. Invece usiamo dati satellitari per vedere quando pioverà e quando andrà lavorato, analisi di dati del terreno… Stesso discorso nel caseificio”.

Mettere in piedi e mantenere efficiente questo progetto in Calabria, però, non è stato semplice, fin dal principio. Tanti i problemi: dalla logistica alla mancanza di infrastrutture, dalla carenza di personale specializzato alla diffidenza iniziale dei contadini. Infatti i concetti di economia circolare, tanto diffusi e apprezzati in Nord Italia e nel resto d’Europa, in regione erano una novità assoluta nel 2008, anno di installazione del primo impianto di biogas. Mancavano quindi professionisti con il giusto know-how. Allora si è pensato ancora una volta di attingere alle ricchezze del territorio: in questo caso, i giovani.

Gli scarti vengono raccolti in attesa di essere lavorati e trasformati in energia

“Negli ultimi anni ci è piaciuto molto lavorare con l’alternanza scuola-lavoro – racconta Federica Basile - sia con delle scuole della zona della piana di Gioia Tauro, sia con delle scuole di Reggio Calabria. E quindi tante delle persone che oggi lavorano con noi, e sono persone chiave per la gestione dell’azienda, in realtà hanno iniziato a lavorare da noi quando avevano 16-17 anni, quindi siamo stati in grado di formarle”. Insieme a loro anche studenti universitari di Agraria e Chimica trovano il loro primo impiego alla Fattoria.

“Io sono passata da essere ragazza dell’alternanza ad essere tutor dei ragazzi”, spiega Anna Rita Fedele, da 6 anni in azienda. “È un’esperienza che i ragazzi all’inizio prendono alla leggera – afferma Fedele - ma pian piano capiscono che è davvero un’opportunità da non perdere. Io essendo assunta ho avuto la possibilità di non abbandonare la mia famiglia, di rimanere qui…”

L'impianto di biogas

Una serie di buone pratiche – il riciclo delle risorse, il rispetto dell’ambiente, l’equa distribuzione dei lavoratori – che ha indispettito chi quello stesso territorio è abituato a sfruttarlo a proprio piacimento. “Storicamente abbiamo avuto qualche problema, ci sono stati degli attentati anche all’amministratore – ricorda Basile - però c’è sempre stata la volontà da parte dell’azienda di mantenere il controllo e di metterci la faccia, nel bene e nel male. E nel tempo questo approccio ha pagato perché siamo riusciti sempre di più a legarci col territorio e quindi a uscire un po’ da quelli che sono gli schemi della ‘ndrangheta o dei localismi, e sempre di più a essere visti come una risorsa per il territorio e non qualcosa da attaccare”.

“In Calabria è difficile fare impresa sotto tanti aspetti, ma proprio perché ci sono tanti problemi, ci sono tante opportunità. Da qui – conclude Basile - nasce il nostro motto: La Calabria buona si muove”.

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