Fiorita e Bosco sulle dimissioni: "Su di noi abbiamo applicato un codice morale diverso dagli altri". L'ex candidato a sindaco: "Catanzaro ha però bisogno di Cambiavento" (VIDEO)

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images Fiorita e Bosco sulle dimissioni: "Su di noi abbiamo applicato un codice morale diverso dagli altri". L'ex candidato a sindaco: "Catanzaro ha però bisogno di Cambiavento" (VIDEO)
Nicola Fiorita e Gianmichele Bosco
  22 febbraio 2020 21:51

Ad un mese di distanza dalle dimissioni, parlano gli ex consiglieri comunali Nicola Fiorita e Gianmichele Bosco. Devono rendere conto a Cambiavento, il movimento che era stata la sorpresa civica delle elezioni del 2017. La linea è quella di mantenere in piedi, soprattutto fuori dal Palazzo, la bandiera dell'opposizione. Dentro il Comune, lo faranno i loro "sostituti" Nunzio Belcaro e Vincenzo De Sarro. 

Fiorita, ex candidato a sindaco, ha esordito nella Sala Concerti del Comune d Catanzaro: "Sono garantista, super garantista, lo sono sempre stato. E non intendo cambiare". "Non abbiamo mai chiesto a nessuno di dimettersi. Ci si difende nel processo e non dal processo", ha precisato non volendo entrare nel merito dell'inchiesta sulle commissioni consiliari. "Se rispetto le istituzioni, allora rispetto le regole del gioco. Sono strasicuro di essermi comportato correttamente i in questi due anni e mezzo. Non ho buttato nemmeno una carta a Palazzo De Nobili. Ma se lo dico io non vale. Ma non ha valore politico se non è certificato dall'autorità giudiziaria. Che sta indagando, e fa bene". "E per questo- prosegue Fiorita-, ci beviamo questo calice amaro. Non commentiamo l'indagine. Aspettiamo e rispettiamo questa indagine. C'è un momento in cui devono parlare le carte, gli atti, i ruoli". "Potremmo dire che  è una cosa piccola, che si tratta di una manciata di euro, che abbiamo rinunciato  a privilegi come il pass e il doppio dei gettoni sono stati dati in beneficienza. Ma la politica non è nulla se non è assolutamente, completamente credibile. O è al servizio della comunità o non è. Non abbiamo mai voluto guadagnare niente". Poi chiarisce il timing della decisione (l'avviso di garanzia ai consiglieri catanzaresi era arrivato il 13 dicembre): "Abbiamo deciso subito di dimetterci. Dovevate farlo subito, dovevate farlo prima? Ancora oggi mi dicono cosa dovevamo fare. Qualunque cosa avessimo fatto avremmo sbagliato. Avevamo deciso di aspettare e di dimetterci in Consiglio dopo un'assemblea pubblica, ma poi ci sono state due puntate di "Non è l'Arena. Ci sono state immagini ed interviste che hanno screditato il Consiglio comunale. Noi ci vergogniamo per loro, per alcuni consiglieri. Le dimissioni sono un atto personale. Applichiamo un codice morale diverso dagli altri. Le nostre dimissioni sono anche un atto politico perché le indagini e le trasmissioni che hanno screditato il Consiglio comunale rendono impossibile la prosecuzione di una amministrazione fin qui fallimentare, anzi nociva per la città". La sala comunale si è progressivamente riempita (c'era un pezzo del Pd e qualche figura vicino ai Cinque Stelle, oltre allo zoccolo duro del movimento civico) e si sono notati pure il consigliere comunale Sergio Costanzo e il consigliere regionale Libero Notarangelo.

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Fiorita ha proseguito il lungo intervento attaccando sulla responsabilità politica "enorme" di Abramo e del presidente del Consiglio Polimeni. "E' Abramo che governa da 20 anni e che ha selezionato questa classe dirigente. E' il presidente del consiglio che non garantito il corretto funzionamento politico delle commissioni. Il sistema delle commissioni permanenti senza ordine del giorno e senza l'approvazione del verbale".  Su Abramo sono arrivate anche battute: E' il sindaco più bugiardo d'Italia, anzi del mondo". Poi il docente dell'Unical ha rilanciato: "Una opposizione questa città se la merita. A questo punto noi dobbiamo esserci. Non sono io necessario o Bosco necessario, ma Cambiavento è necessaria. Le proposte tardive del presidente Polimeni non vanno nella giusta direzione: il problema non è quanto ma cosa fai. Noi chiediamo l'abolizione delle commissioni permanenti e l'introduzione del segretario verbalizzante". "Non lasciamo la politica. Ho un impegno con Catanzaro , benché abbia ricevuto tante offerte. La cosa più bella è incontrare ciclicamente persone che mi hanno votato e che non mi conoscevano. Il voto di opinione". "Dalla vicenda si deve ripartire per il futuro. Il futuro è estremamente incerto per Catanzaro. Cambiavento è necessario per questa città, perché la partecipazione, il coraggio, le competenze siano le uniche armi a disposizione di questa città. E' la speranza più bella di questa città. Sarà il tempo a dire quali sembianze e quali volti assumerà".

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L'elenco delle battaglie da opposizione è: "il salvataggio dell'ex mercato di Giovino, la discussione sul Psc, l'ex cinema Orso". Sul Psc: "è il certificato di morte di questa città". Gianmichele Bosco ha sfoderato circa 400 atti prodotti nei due anni e mezzo di attività.

"E' ovviamente doloroso da un punto di vista personale e politico spiegare. Sulle dimissioni mi chiedo e vi chiedo quale sarebbe stata la scelta più facile da un punto di vista personale, individuale? Rimanere seduti, rispondo. Ma non per noi. Non possiamo essere paragonati a gente che dovrebbe stare lontana dalla politica. Quindi: non c'era altra scelta". "E' stata una decisione sofferta, ha spiegato. Non sono abituato a riceve una conclusione di indagini, ma a consolare chi riceve un avviso di conclusione indagine. L'accusa di aver sottratto un solo euro alla mia comunità è un'onta insopportabile. Siamo convinti della correttezza del nostro operato e di come abbiamo agito.

Bosco ha insistito: "Abbiamo messo in evidenza che qualcosa non funzionava nelle sedi politiche deputate. Da un punto di vista personale pur essendo garantista fino all'estremo, nei miei confronti applico criteri rigorosi, più rigorosi degli altri. Non chiediamo le dimissioni: non ci piace quando un organo sostituisce un altro". Sull'aspetto politico: "Abramo, sindaco inutile, da prima dell'estate ha pensato unicamente a se stesso tentando di candidarsi alla presidenza della Regione Calabria. Oggi giustifica il fatto di rimanere per scongiurare il commissariamento, ma invece sarebbe avvenuto se eletto alla Regione".  Tornando sui momenti decisivi per le dimissioni ed in particolare sull'effetto delle trasmissioni televisive nazionali: "Mi sono vergognato perché non posso essere equiparato a loro. Noi non siamo come loro".

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