Giochi di quarantena sul prato di margherite (Video)

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Giochi di quarantena sul prato di margherite (Video)
Sara e Manuela Costanzo
  24 aprile 2020 07:10

di GIOVANNA BERGANTIN 

Ci ritroviamo ancora qui, in piena quarantena. Il protocollo di emergenza applicato per evitare la diffusione della pandemia Sars-cov2 è sempre attivo. In pieno lockdown aspettiamo l’allentamento delle restrizioni. Si pensa già alla cosiddetta fase 2, con tutte le incertezze della ripartenza. Il nodo è quello di organizzare nuovi spazi, distanze, trasporti, lavoro: la vita di sempre che non c’è più. C’è bisogno di capire, di conoscere, di dar senso e di mettere in ordine una realtà che diventa sempre più confusa, enigmatica.

Banner

Proviamo con le scienze ‘dure’, quelle sperimentali, calcoliamo di tutto e teniamo a mente i numeri che segnano la differenza: infetti e guariti, vittime e intubati, contagi e Pil, giorni di scuola persi e da scontare, uscite e giornate fatte e da fare in casa. Ma nella narrazione scopriamo che qualcosa non torna, nel mondo fuori, fatto di molte ipotesi, troppe  opinioni e poche evidenze.  

Banner

Un mondo fatto di testing, screening a campione, distanziamento sociale, dispositivi di protezione, transenne e percorsi obbligati, tamponi mirati e app per il tracciamento. E, sicurezza a parte, come il calcio è pronto a giocare negli stadi vuoti, anche tutti noi vogliamo scendere in campo. L’insofferenza di chi sta in panchina si avverte, si fa sentire dopo tante restrizioni, con conseguenze preoccupanti. La clausura, però, svela anche orizzonti sorprendenti. Cosa insegnano i bambini. “Babbo domani c’è ancora il coronavirus?” Chiede puntualmente prima di andare a letto Leonardo, cinque anni, per capire se il giorno appresso sarà libertà o scuola.

Banner

Sara, 11 anni, quinta classe, il mondo lo guarda dal prato di margheritine fuori la porta di casa, una distesa verde e bianca come un tappeto dipinto per l’occasione. “La quarantena a casa ha fatto riscoprire il ritmo familiare, lo stare insieme”, afferma con convinzione la mamma Manuela, che sta vivendo insieme al marito Tiziano questa esperienza nella casa circondata da prati estesi e orti seminati, a Borboruso, frazione di Pedivigliano. Un reale ‘Rio Bo’ di trecento abitanti sulla linea di confine tra Cosenza e Catanzaro.

Sara con i gioielli di margheritine

"Tante volte avrei voluto andar via perché godiamo di pochi servizi anche per Sara, ma ora ho rivalutato la nostra posizione - riconosce Manuela – Guardo con altri occhi questo posto. Non avevamo mai potuto fare tante cose insieme come adesso, curare le piante, tenere a posto i fiori e l’orto del quale di solito si occupano i miei suoceri. Stavolta seminare è toccato a noi. Però è stato bellissimo”. Per Manuela questo tempo non è “stato perso”, ma “ce ne siamo riappropriati, come un flusso naturale, positivo, con una réunion speciale. È come un regalo, perché la sospensione di scuola e lavoro ci ha permesso di programmare giorno per giorno tante attività. Tempo ne resta poco all’aria aperta. Abbiamo tinteggiato le staccionate, ma sopratutto giocato nei prati, come quando Sara era piccola, a intrecciare le corolle di margheritine spontanee che imbiancano questa strana primavera. Abbiamo costruito tanti simpatici bijoux ”.

Coroncine di fiori tra i capelli di Sara

Per il resto i ragazzi hanno capito, non sembrano preoccupati. A distanza giocano con i coetanei, seguono gli allenamenti di sport o di ballo. Se la cavano con la scuola che si è scoperta tutta tecnologica, sentono al telefono qualche maestra, svolgono i compiti assegnati “ma bisogna starci dietro parecchio. Sara non ha l’iphone, utilizza il nostro e si va avanti con whatsapp e qualche videochiamata. Avrei preferito video lezioni ad orario per non perdere il ritmo dello studio”, sottolinea Manuela. Più difficile è la situazione di chi ha più figli e vive in città. “Le mie amiche sono allo stremo, per l’impegno scolastico demandato all’assistenza dei genitori e per la permanenza forzata negli appartamenti”. La domanda che ritorna però è sempre la stessa: ma che vita faremo? Abbiamo preso tempo per imparare a chiudere i rapporti con parenti e vicini, ma come affronteremo il dopo? “ Nutro molti timori, la ripresa è un’incognita per tutti. Se chiudersi è stato duro, la ripresa sarà più dura– dice esitante Manuela – Saremo migliori forse, baderemo all’essenziale, ma faremo i conti con molte questioni. La scuola dovrà regolare il trasporto con i pulmini, dovrà sanificare e controllare gli ambienti, le mense, le classi troppo numerose - in quella di mia figlia sono in 25 -  pensare alle disposizioni di igiene e di distanziamento. Il problema sussiste. Queste strette regole, adesso condivise dai ragazzi, temo che saranno rifiutate se imposte a lungo termine”.

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner