La riflessione. Stefano Veraldi: "Convivere con il virus si può e si deve fare"

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Stefano Veraldi

  18 ottobre 2020 09:41

di STEFANO VERALDI

Tra i settori economici che stanno pagando le ripercussioni del coronavirus vi è anche il benessere: centri di estetica, coiffeur e palestre.

Una diminuzione della clientela che teme che la trasmissione del virus possa essere facilitata dal contatto corporeo che le attività del benessere implicano.  Quanto attualmente predisposto, nelle linee guida dal ministero della Salute in materia di contenimento della diffusione di possibili contagi è però già ampiamente garantito dalle imprese di estetica, acconciatura e benessere in virtù di preesistenti leggi e regolamenti di riferimento.

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Tutti i centri estetici, coiffeur e palestre, sicuramente quelli regolari, rispettano norme rigorose in materia di prevenzione della salute pubblica come previsto dalle disposizioni degli organi competenti di controllo e vigilanza territoriali.

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Ogni impresa di settore è, inoltre, assoggettata al rispetto delle norme previste sulla salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, in particolare per quanto riguarda l'obbligo di dotarsi dei dispositivi di controllo e prevenzione nei confronti del personale addetto (tra cui, ad esempio, l'uso di mascherine e guanti monouso) e l'obbligo di svolgere formazione periodica specifica sulla prevenzione dei rischi.

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E' necessario però, in questa situazione di generale preoccupazione e di terrorismo mediatico, e con ciò non intendo dire che il virus non sia pericoloso o contagioso, predisporre strumenti incisivi di informazione sui rischi in cui si può incorrere, invece, rivolgendosi ad operatori non regolari e a centri non autorizzati, che non posseggono regolare licenza di esercizio e che sfuggono, quindi, ad ogni attività di vigilanza e controllo.  I consumatori devono essere consapevoli dei rischi a cui si espongono rivolgendosi ad operatori non regolari e fuori controllo. Rischi che, purtroppo, non sono circoscritti all'emergenza sanitaria del momento. Un fenomeno, quello dell'abusivismo, che costa alle imprese fiorentine una perdita di fatturato di circa il 30% e alla cittadinanza lavoro nero, evasione fiscale (e conseguentemente anche una maggiore pressione fiscale) e rischi per la salute: infezioni, dermatiti fino anche all'epatite.

Un fenomeno che non conosce nazionalità portato avanti da chi, italiano e straniero, sceglie scientemente di lavorare a nero. Oggi leggiamo che vi è allo studio l’eventuale chiusura di queste tre categorie dove l’indice di contagio sarà superiore a 1. Questo sarebbe un ulteriore e durissimo colpo per il settore del benessere e l’impatto economico sarebbe insostenibile. Il principio di cautela sanitaria adottato negli ultimi mesi dai nostri governanti ha messo il nostro Paese al riparo da situazioni disastrose che si stanno verificando purtroppo in altri stati, anche europei, con la ripresa di nuovi lockdown parziali.

Serve ora, che tutte le forze politiche, sociali, le istituzioni e i vari comitati tecnico-scientifici pongano piena attenzione alle esigenze dell’impresa e del lavoro e non siano tentati da nuove chiusure.  Convivere con il virus si può e si deve fare, mantenendo rigore nelle misure di protezione della salute e allo stesso un Paese funzionante e sano sotto il profilo economico e sociale. 

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