La tragica confusione fra legalità e consenso sociale

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Nunzio Raimondi
  25 giugno 2020 19:54

Cosa c’è alla radice della legalità al tempo del populismo penale se non un’istanza sostanziale che,superando il rispetto per i diritti fondamentali,cerca il consenso sociale?

A tal proposito spesso si dimentica che proprio il consenso sociale costituisce la linfa vitale della legalità liberale: è questo che legittima l’esercizio del potere punitivo ma a condizione che il legislatore non rinunci a farsi interprete delle istanze sociali che la comunità esprime in termini emotivi e spesso scomposti e che,invece, la rappresentanza democratica ha il compito di razionalizzare.

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Se questo non avviene,se la legalità è declinata nella dimensione irrazionale che le istanze sociali le imprimono,allora essa degenera precipitando nel populismo penale.

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Ecco che la legge penale finisce per corrompersi proprio per effetto del consensualismo che la deturpa e si fa strumento per sfogare l’ansia punitiva fomentata da alcuni massmedia e da alcune forze politiche tanto ignoranti quanto scriteriate.

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E deve essere detto a chiare lettere che la legge penale costituisce invece il meditato limite alla violenza punitiva,non il mezzo per istigare alla violenza.

E la magistratura,come il legislatore,non può tradire la natura delle legge,poiché ad essa è unicamente soggetta e non invece succube delle istanze sociali.

Nell’assetto dei poteri,infatti,la magistratura non può mai valicare i limiti dell’interpretazione della legge costituzionalmente orientata ed il dilemma che avvolge il giudice tra legalità e socialità,per quanto lacerante esso sia,deve sempre essere risolto con misura, così che la discrezionalità,insita nella funzione valutativa,obbedisca a criteri e scopi precisi senza degenerare in puro arbitrio.

Quando la discrezionalità giudiziale trasmoda in tradimento della legalità penale,è perché il legislatore ha rinunziato a decidere,affidando al giudice di toglierlo d’impaccio di fronte alla marea montante delle logiche securtarie e populistiche.

Nunzio Raimondi

 

 

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