L'Aiop lancia l'allarme: "Le Case di Cura del Catanzarese non sono pagate da ottobre dell'anno scorso"

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  01 luglio 2020 18:43

"La crisi emergenziale dovuta al coronavirus ha comportato – e comporta – sacrifici per tutti, cittadini, famiglie e imprese. E’ del tutto inaccettabile che a questi sacrifici si aggiungano i comportamenti della PA nei confronti delle Aziende che garantiscono servizi primari e posti di lavoro. E’ quanto sta avvenendo in Calabria e in particolare nella provincia di Catanzaro e ciò che stanno subendo le Case di cura accreditate con il S.S.R. A Catanzaro come, in misura diversa, anche nelle altre province".E' quanto afferma in una nota l'Aiop.

"Le aziende accreditate- si legge ancora-, nelle altre Regioni italiane hanno messo a disposizione tutta la loro organizzazione, le loro strutture per contribuire alla lotta ed al contenimento del virus. Lo stesso hanno fatto tutte le aziende accreditate della Calabria. La differenza è che nelle altre Regioni hanno ricevuto e continuano a ricevere puntualmente i pagamenti per le prestazioni erogate ed erogabili all’interno dei budget assegnati (quindi a costo zero per le Regioni) mentre in Calabria – a Catanzaro e altrove – non ricevono niente. Niente".

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"Eppure hanno continuato a rimanere a disposizione- prosegue l'Aiop-, a pagare dipendenti e fornitori e dal 18 maggio hanno ripreso l’attività, ordinaria di ricovero ed ambulatoriale. Eppure non ricevono un centesimo dal mese di ottobre 2019. Quasi un anno. Una inadempienza che mette in ginocchio qualsiasi azienda. Ed è perpetrata dalla P.A. nel caso rappresentata dalle ASP e dai Commissari al piano di rientro, cioè dai soggetti che più di ogni altri dovrebbero essere rispettosi dei diritti di aziende, professionisti e lavoratori del settore".

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"Ed invece appare palese l’indifferenza sin qui dimostrata, dai responsabili delle ASP e dall’Ufficio del Commissario per il Piano di Rientro, che oltre a colpire una categoria importante del sistema sanitario, quale quella delle strutture private accreditate, intacca il diritto alla salute dei cittadini e alimenta il costo della migrazione sanitaria, che pesa sul bilancio regionale e sui cittadini calabresi, aggravando lo spreco di risorse e i conseguenti danni erariali. La misura è colma. Chiediamo che la politica regionale e nazionale dimostri se ha l’autorevolezza e la capacità necessaria. Non ci interessano né le revoche né le nomine. Ci interessano i diritti dei cittadini e delle aziende. Chi ne ha la responsabilità ed il dovere li rispetti o li faccia rispettare. Da parte - conclude la nota- nostra non mancheremo di tutelare i diritti così calpestati in tutte le sedi giudiziali e contabili".

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