L'ex ministro Damiano: "Per la Cassa integrazione servono altri 5 miliardi" (IL REPORT)

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Cesare Damiano

Il report elaborato dall' "Associazione "Lavoro & Welfare" e dal "Centro Studi Mercato del Lavoro e Contrattazione" analizza i flussi della Cassa Integrazione degli ultimi. Cesare Damiano non ritiene sufficienti i 21 miliardi stanziati con i decreti del Governo

  17 giugno 2020 18:55

di PAOLO CRISTOFARO

Che portata sta assumendo la crisi economica provocata dall'emergenza Coronavirus? Com'era la situazione prima del marzo 2020, com'è adesso e che incidenza economica si delinea relativamente alle richieste per la cassa integrazione dei lavoratori rimasti fermi o licenziati? Un report mensile nazionale, intitolato "Cassa Integrazione Guadagni", firmato dall'Associazione "Lavoro & Welfare" e dal "Centro Studi Mercato del Lavoro e Contrattazione", ha ricostruito, partendo dai dati e dai numeri, la portata di questa batosta economica che sta pesando sulle casse statali.

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In attesa del nuovo report per il mese di maggio e basandoci su quello di aprile, con resoconto a firma di Giancarlo Battistelli, abbiamo chiesto il parere di Cesare Damiano (dirigente del Pd), già Ministro del Lavoro, dal 2006 al 2008, per il governo Prodi, la cui firma è in calce alle pagine introduttive del documento

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Il contenuto del report fornisce un prospetto per certi versi preoccupante rispetto ai numeri delle richieste per la cassa integrazione e alla situazione economica generale. A che conclusioni siete giunti alla luce dei dati?

"I dati evidenziano l’esplosione dell’utilizzo della cassa integrazione nel mese di aprile, che raccoglie l’impatto diretto del lockdown, non ancora riscontrabile dai dati di marzo. Fino a marzo i numeri ancora non risentivano delle chiusure. Sino ad allora avevano una loro indifferenza, in quanto le richieste non erano arrivate. 770 milioni di ore di cassa integrazione richiesta equivalgono a quello che in passato si era potuto vedere in un intero anno, nei periodi di crisi. E’ evidente che l’impatto registrato nel mese di aprile è molto vistoso, considerato che un anno di crisi molto violento come il 2012 aveva totalizzato 1 miliardo e 200 milioni di ore richieste e che, nel solo mese di aprile 2020, siamo quindi già a quasi 800 milioni".

Cosa ci dobbiamo aspettare, secondo lei, dai dati afferenti ai mesi successivi e ritiene idonee le contromisure economiche adottate dal governo?

"Importante è ora attendere il report di maggio, che uscirà a giorni, per capire il trend numerico. Il governo con i decreti "Cura Italia" e "Rilancio", ha stanziato 21 miliardi di euro per la cassa integrazione, cifra senza dubbio rilevante. Bisogna però rendersi conto che probabilmente quella cifra non sarà sufficiente. La stima, per avere come obiettivo la copertura di cassa integrazione per tutto il 2020, è che occorrano circa altri 5 miliardi. Il governo potrebbe tenere in considerazione anche il "Sure", la cassa integrazione europea per far fronte alle necessità".

Nel report si parla anche di capacità di intervenire sulle possibili crisi aziendali e di numeri di licenziamento in aumento. Che misure bisognerebbe adottare nell'immediato? 

"Se, come tutti dicono, la cassa deve coprire tutto l’anno 2020, ritengo anche che il divieto di licenziamento debba durare in parallelo con la cassa integrazione, almeno sino al 31 dicembre ed è necessario aggiungere diversi miliardi di euro. Se non si aggiungono almeno 5 miliardi di euro non si arriva a coprire l'intera annualità. Positivo il fatto che il premier, Giuseppe Conte, abbia deciso di consentire l’utilizzo delle ultime 4 settimane di cassa integrazione e delle 18 messe a disposizione già adesso e non dal 1° settembre, perché alcune imprese avrebbero avuto dei vuoti pesanti. Contando 14 settimane, si arriva alla prima settimana di giugno, da giugno a settembre il periodo sarebbe scoperto. Si è deciso quindi di anticipare quelle 4 settimane senza soluzione di continuità e per il momento, può essere utile".

Ma nel documento di analisi si fa riferimento ad una situazione economica nazionale già in difficoltà prima dell'emergenza Covid-19. I dati, stando al report, hanno segnalato un trend in discesa già a fine 2019. E' esatto? Quali possono essere state le cause, dal momento che un trend discendente, come da voi segnalato, non si registrava da alcuni anni?

"Le cause sono sicuramente molteplici. Al 31 dicembre del 2019 i principali dati relativi all’andamento dell’economia e dell’occupazione, parlavano di una crescita molto vicina allo zero. Si registrava un calo della produzione industriale, un aumento delle richieste per la cassa integrazione del 20%. Servivano e servono indubbiamente investimenti, un impulso per l'industria, una maggiore presenza dello Stato nei settori chiave".

Un'ultima domanda relativa al mondo del lavoro e alle difficoltà economiche, seppur non direttamente collegata. Al di là dei dati sulle richieste per la cassa integrazione, in Italia si sente - ancor di più oggi - il problema del lavoro nero. Cosa ne pensa?

"Si tratta di una malattia che ci trasciniamo da tempo immemore. Il governo ha messo in atto misure sempre difficili da gestire. Importantissima deve essere la lotta al caporalato. E' necessario puntare sulla premialità alle aziende per l'emersione dei lavoratori in nero, un'azione da accentuare".

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