"Salviamo la Città bella, Salviamo Catanzaro"

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Franco Cimino
  15 luglio 2019 20:17

di FRANCO CIMINO

Caro padre Vincenzo, Eccellenza reverendissima, ho letto il suo ultimo intervento sulla povertà. Lo condivido pienamente e lo assumo come monito anche per me. Le sue parole si aggiungono a quelle di Francesco, che, proprio Domenica all’Angelus, ci ha esortati a recuperare il sentimento della compassione. “ Se, passando da una strada, nel vedere un uomo sdraiato per terra e dormisse su un lenzuolo di cartone, ci voltassimo dall’altra parte, ovvero, pensassimo che si tratti di un ubriaco, non vuol dire solo che abbiamo rinnegato Gesù, ma che il nostro cuore è ghiaccio.” Il nostro cuore è ghiaccio, parole durissime! Non dice, Il Papa, abbiamo un cuore crudele o insensibile o cieco. Usa la parola ghiaccio, come a voler dire abbiamo perso il cuore, l’elemento indispensabile alla nostra umanità. Abbiamo, dunque, perso il senso dell’umano? Perduto l’umanità che è in noi? E che mondo è quello in cui l’umanità non lo abita e al suo posto miliardi di individui si muovono sotto l’impulso del proprio tornaconto, sempre più dominati dalla tecnica che li priva sia della intelligenza emotiva che di quella creativa? Miliardi di individui che lottano per se stessi, sia quelli che vogliono sempre di più, sia quelli che, drammaticamente, non avendo che fame, lottano solo per non morire. Gli uomini non si incontrano e non si parlano, neppure se attraversano mille volte lo stesso pianerottolo. Succede ormai dappertutto.

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Anche a Catanzaro. Una Città divenuta sempre più povera sotto tutti i profili, allontana i cittadini dalle istituzioni. Nelle quali continuano ad albergare uomini che questa lontananza vivono come un favore, così che possano continuare a depredare la Bellezza di Catanzaro. Che ogni giorno cambia aspetto. In peggio. Finiremo tra poco a non riconoscerla noi che ci viviamo, mentre sono già tantissimi i catanzaresi di ritorno, anche per le brevi vacanze, che non si identificano più in essa. E dire che, ancora, nonostante tutto, resta la città più bella del mondo e che davvero basterebbe poco per salvarla nella bellezza che le rimane pur tuttavia. Ma non c’è più tempo! Dobbiamo accelerare i tempi del salvataggio, legarli insieme a quelli della ricostruzione. E muoverli contestualmente. Eccellenza reverendissima. Lei conosce tutti i problemi che ci affliggono, dalla Sua altezza morale li ha visti prima e più chiari. Dalla Sua cattedra, più volte ci ha indicato la strada da prendere per risolverli. E dal suo pergamo ci ha ammoniti tutti. E, negli ultimi due anni, anche rimproverati, gli amministratori e i piccoli potenti a lavorare meglio, con onestà e competenza, e i cittadini a non essere pigri, a non lasciar fare, a non accontentarsi del piccolo favore. Che, questa politica tra l’altro non soddisfa più, dopo averlo sottratto ai diritti. O averlo, addirittura, inventato, per coprire le azioni immorali compiute e gli sfregi sul volto di un territorio stupendo. I problemi non li richiamo qui, troppo lungo sarebbe l’elenco. Uso solo una parola per definirli tutti: degrado. In tutti gli ambiti del corpo della Città.

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L’insipienza e l’indifferenza con cui si guarda al degrado ha prodotto un altro fenomeno. Quello che attiene alla sostanza immateriale della realtà, dove risiede lo spirito della nostra società umana e il suo prodotto, che è la storia di noi tutti. La cultura. La Politica. Padre e amico, ma ci sta vedendo? Ci muoviamo tutti freneticamente tra indifferenza generale, la rassegnazioni dei tanti, e lotta feroce per il potere dei pochi. In quest’ultima, sempre più si distinguono i cosiddetti nuovi , e i soliti noti che, cambiando casacca, vivono tutte le stagioni, a volte coprendosi con sigle e visi di facciata, a volte in prima persona. E poi quei soliti pochissimi, che in virtù di un potere che non è del pensiero e neppure della Politica, vorrebbero continuare a muovere i fili di un sistema che sempre moralmente si degrada e degrada tutto ciò che gli si muove dentro e tutt’intorno. Per questi motivi, la Città è diventata povera e in essa è cresciuta la solitudine, il senso di colpa che si fa vergogna e scampolo di dignità da nascondere. Nelle famiglie, nelle piccole aziende, nelle persone, si allarga una povertà che spaventa. Persino la speranza, lo sguardo timido verso il domani più prossimo. Catanzaro si salverà, non solo se nascerà, nei suoi figli, “ un nuovo senso del dovere” , ma una nuova sensibilità verso la Bellezza. Nella Bellezza c’è tutto. Anche l’Amore, senza il quale la Bellezza non esiste. Se hai amore per la tua terra, la Bellezza la vedi e la difendi incessantemente. Ci vorrà molto tempo, ne sono consapevole, per la nuova Catanzaro, rinata sui valori di quella antica.

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Ma questo tempo presente, pur con i suoi limiti e le sue contraddizioni, non può essere cancellato. Con esso dobbiamo fare i conti, perché ci consente di poterla salvare, la Città bella. Paradossalmente, questo è il tempo della politica, anche quella con la p minuscola, che pure dovrà ancora attendere per nutrirsi dei suoi originari principi e di una moralità ferma. Si può intanto partire dalla selezione di un nuovo gruppo dirigente, che sia composto da uomini e donne di buona volontà e di sicuro affidamento morale e di un verificato senso di responsabilità che li porti a ricercare l’unità nell’esclusivo interesse del capoluogo. Uomini e donne liberi, che non sopportano condizionamenti e siano refrattari rispetto a ogni ricatto. Uomini e donne che non abbiano, direttamente o indirettamente, da tutelare interessi particolari e che dinanzi a pressioni esterne e forti sappiano dire no. Dove li trovano, queste persone, i voti se i mestieranti della politica ben si sono attrezzati per raccattare, come nel recente passato e i soliti metodi, i propri? Questa è la domanda che ha sempre messo in ginocchio i volenterosi, che se la sono data a gambe filate.

La risposta è semplice, motivando i catanzaresi arrabbiati. Quelli delusi, rassegnati. La maggioranza cioè, che non va più a votare per avviare il vero cambiamento. Lo so, lo so che non è facile e che la mia appare come un’utopia da “ rompiscatole”, ma si può provare. C’è bisogno però del Suo aiuto, padre. E aiuto di padre. Continui a donarcelo. La Sua guida spirituale, si faccia morale. Diventi politica, guida alla Politica. Levi, da terra verso il cielo , (affinché lo si riprenda a guardare, ciascuno secondo la sua fede e cultura), più forte la Sua parola. Non faccia sconti a nessuno. Ripeta con maggiore nettezza, per esempio, la Sua severa lezione del giorno dell’ultima festa di Maria Immacolata, protettrice della nostra Città. La serata dedicata a San Vitaliano, si presenta come la giusta occasione. I catanzaresi, tutti, fiduciosi, io credo, se l’aspettano. Da me, suo estimatore, un grazie quanto la “cupola ricostruita del Duomo risanato”.

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