Vittorio Feltri e la penna di Natale Viscomi 

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Natale Viscomi
  22 maggio 2020 21:14

di NATALE VISCOMI

In un dialogo di relazione si affronta la capacità culturale, con la capacità culturale, la capacità culturale non sono i titoli che uno espone nei bagagli culturali intrapresi e mai completati la vita della cultura è vittoria dell’uomo sull’uomo, non basta girare i concorsi della vita per vivere la cultura, ma solo per partecipare alla condizione: che si è migliori rispetto alla propria condizione inferiore nella cultura della conoscenza, non voglio esprimere  parte al Prof. Vittorio Feltri ma riconoscergli quel titolo di amore e onore per la propria terra, quello che ancora noi non siamo capaci di vivere con la cultura dell’essere e dell’avere, noi non siamo pronti a parlare di Austria Svizzera e Francia: nel cuore di Feltri c’è ancora un retaggio culturale ancora di dominio e di fasce sociali come noi ancora  non siamo stati capaci di vincere e superare il feudalesimo moderno della nostra cultura antica, i nomi citati: Socrate, Pitagora, Ulisse, la Magna Graecia sono i ricordi di un medesimo momento che la questione meridionale non è stata superata, ma accentuata da un nord pronto, sicuro e capace rispetto ad un sud che arranca posizioni su posizioni su un terreno della cultura che ancora non c’è per termini di cultura moderna, quella classica non storica perché è stata già superata dalla storia stessa, Vittorio Feltri mi scuso forse è grande nella cultura del potere del qualunquismo, dei termini usati, ma a noi serve capire che dobbiamo amare e dico amare i nostri termini di limite, il limite non è solo un fatto matematico ma moderno di studio antico, perché ancora non è arrivata la storia della modernizzazione, ma solo la modernizzazione.

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Ora io non mi sento sconfitto da Vittorio Feltri ma battuto da una ragione, che noi siamo i migliori, ma noi non sappiamo dimostrare retrogradi di gelosie invidie, che hanno dominato le nostre terre, io l’ho vinto Vittorio Feltri dicendogli che è il migliore, ma solo che lo deve dimostrare là dove la cultura è selvaggia e lui è incolto, mentre noi siamo incolti per mancanza di terreni: la cultura, i terreni sono la cultura e la cultura dei nostri avi recenti, noi storici a procacciare la storia dei nostri giorni, come avete fatto voi la industrializzazione del salario dei poveri, i ricchi poveri erano meridionali voi i potenti nordici del sud, poveri da amare con la ricchezza materiale, a voi la scelta ricchi poveri o ricchi poveri, da ricchi poveri a voi ricchi poveri del nord, poveri cari amici del nord e amico   Vittorio Feltri la mia penna è più alta della tua, Amen Carità.

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La cultura è la vita della cultura, Vittorio Feltri  nel cuore dell’essere dove noi siamo i migliori, non perché siamo i migliori perché è la condizione di una Calabria che vince e non perde, perché, non sa perdere le sue origini come Bergamo amata al silenzio, al silenzio delle sue torri che non tramano ricordi di silenzi e di crociate, che hanno un sapore di una sconfitta, dove il sud vince la sua battaglia la sua origine della sua storia della cultura, non perché il sud è cultura…. solo perché vive di ricordi della cultura storica che non sa amare come deve, ma come sa fare  con il cuore, la cultura non è solo cuore, è capacità storica e farne un baluardo della nostra storia stessa, amiamo tutte le nostre origini ma sull’uomo lasciamo a Dio la capacità di scindere le condizioni di migliori e superiori ricordando ancora che ci sono ancora civiltà come l’Africa e l’Asia che aspettano ancora giustizia da noi Occidentali, ancora poveri di cultura rispetto alla loro condizione di cultura umana e sociale e di vita vissuta.  W la vita .... Natale Viscomi Carità                                                         

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