Potere al Popolo Catanzaro: “In Calabria si muore, rammentiamo, perché la sanità pubblica è stata smantellata”

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  05 luglio 2025 22:14


“La sanità calabrese si avvia inesorabilmente al collasso, in particolare quella territoriale. Mancano medici e infermieri nelle postazioni del 118 oramai chiuse e con le ambulanze ferme. Preludio di un’altra estate di passione per i pazienti, soprattutto per i più fragili come gli anziani, che oramai sono i soli rimasti ad abitare le piccole comunità delle aree interne”. Così in una nota la sezione catanzarese di Potere al Popolo.  

“Chiuse le Postazioni di Emergenza Territoriale di Catanzaro Lido e Maida, precedute da quella di Girifalco. Oramai rimane solamente la drammatica conta delle postazioni inattive, perché provviste solamente dell’autista. Qualche giorno fa  anche Isca sullo Ionio ha subito la chiusura. Ma è chiaro che la situazione continuerà a peggiorare, proprio in coincidenza con i due mesi culmine estivi, luglio e agosto, perché la popolazione aumenterà nelle località turistiche e il servizio si sta riducendo drasticamente.
A ciò si aggiunge il mancato pagamento degli straordinari al personale che presta servizio, sottoposto a turni massacranti per non far fermare le ambulanze (non pagato da dicembre). All’ASP di Catanzaro, nonostante il sacrificio, capita che gli operatori del 118 vengano valutati al minimo per il pagamento della produttività 2023.
Infine, vi è anche il blocco delle prestazioni aggiuntive, nonostante la carenza di medici è nota a tutti. Viene da chiedersi se non si stia attuando una scientifica operazione di sabotaggio del servizio d’emergenza, forse perché c’è qualche privato interessato?
Un quadro drammatico con ambulanze ferme, con la conseguenza di avere interi territori privati di un fondamentale e primario presidio di assistenza.
Siamo passati dalle postazioni demedicalizzate, prive di medico per intenderci, chiuse a giorni alterni perché anche la figura dell’infermiere è venuta meno. Il modello lombardo, importato nella nostra regione, secondo il quale il servizio d’emergenza può benissimo funzionare anche con l’assenza del medico, mostra tutta la sua debolezza quando gli infermieri scarseggiano, con la drammatica conseguenza che le ambulanze rimangono ferme e l’intero sistema sanitario è oramai al collasso.
Ma nonostante questo fallimento la Regione Calabria di Occhiuto si affida ancora alla Lombardia e approvando lo schema di Accordo di collaborazione ai sensi dell’art. 15 della L. 241/1990 tra la Regione Calabria e la Regione Lombardia per la realizzazione del Progetto di collaborazione interregionale per la riorganizzazione della rete di Pronto Soccorso.
Come se non bastasse tutto ciò, la continuità assistenziale (le guardie mediche) che è il servizio che garantisce l'assistenza medica di base a domicilio e ambulatoriale per situazioni che rivestono carattere d'urgenza e che si verificano durante le ore notturne o nei giorni festivi e prefestivi, sta funzionando a scartamento ridotto con chiusure mensili dai 6 agli 8 giorni, come sta avvenendo a S.Andrea Jonio e Satriano.
Non possiamo dimenticare cosa è avvenuto a Serafino Congi, 48 anni, deceduto su un'ambulanza lo scorso 4 gennaio dopo aver passato ore nel Pronto soccorso di San Giovanni in Fiore.

In Calabria si muore, rammentiamo, perché la sanità pubblica è stata smantellata. Ma c’è chi con la conseguente privatizzazione della sanità continua ad arricchirsi. La Dulbecco di questi giorni insegna, pur rimanendo garantisti fino in fondo. Questi sono i risultati dell’Attività Libero Professionale Intramuraria (ALPI). Di quel regime di prestazioni sanitarie erogate da medici dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, all'interno delle strutture ospedaliere, ma al di fuori del normale orario di lavoro e a pagamento. Vicenda sulla quale la politica catanzarese e calabrese non ha speso una parola.
Noi riteniamo che la sanità non è un bene di mercato, ma un diritto fondamentale e dobbiamo rilanciarla!”. 

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