Profughi ucraini, Antonella Comes racconta storie di generosità e accoglienza

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  25 marzo 2022 11:14

Riceviamo e pubblichiamo

di ANTONELLA COMES

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"Voglio raccontare una storia di vita e di amore che sono certa si accomuni a tante persone che conosco e anche a tante altre che mi sono sconosciute. Credo che dovrebbe essere insito in noi provare amore per il prossimo, ma è ancor di più importante accertarci di sapere davvero chi è il nostro prossimo. Amore per il prossimo significa rispetto per coloro che sono diversi da noi, che si tratti di una diversità culturale, religiosa, del colore della pelle: loro sono il nostro prossimo, coloro che devono ricevere il nostro amore, il nostro rispetto e il nostro aiuto. Amore per il prossimo significa “fare agli altri quel che vorremmo fosse fatto a noi”. Ci piace essere insultati? Accettiamo chi non vuole conoscerci ma che ci giudica lo stesso e sempre in modo negativo? Siamo contenti di essere umiliati o considerati inferiori dalle persone? E quando sbagliamo, è piacevole il senso di biasimo e l’assenza di perdono che riceviamo? Se queste cose non le vogliamo ricevere mai, per nessun motivo le dobbiamo dare. 

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Non importa chi abbiamo di fronte, con quale sguardo incrociamo il nostro, l’amore non conosce eccezioni: o amiamo tutti o non stiamo amando nessuno. Dentro di noi l’amore insieme alla carità ci dovrebbe spingere a mettersi nei panni dell’altro e trovare il modo di essere davvero d’aiuto, senza aspettarsi nulla in cambio. Sono i sentimenti umani più alti e nobili che si possano sperimentare, ma anche i più difficili da mettere in pratica ogni giorno, distratti come siamo dal nostro ego. La diocesi di Catanzaro – Squillace, io, mio marito Antonio Nicoletta, Concetta Crisafi e Annarita Palaia da circa 10 anni abbiamo deciso di dare voce a chi non ne ha, portando nella nostra città la “festa dei popoli”, e con l’occasione far scoprire che in realtà siamo tutti diversi e tutti uguali. Siamo tutti diversi per tradizioni, colori, lingue, e questa diversità è una grande ricchezza per la nostra città, e per il nostro paese. Ma se si va un poco più in profondità, si può vedere che l’“altro” in realtà è esattamente come noi, con le nostre stesse paure e gli stessi bisogni.

Il covid per due anni ci ha fermati, ma a distanza di tutto questo tempo ci ritroviamo ancora una volta insieme ad affrontare l’“altro” e quest’ “altro” questa volta è il popolo ucraino. Quando guardo mia figlia Zoryana penso che poteva essere là a Kharkiv e proprio nell’orfanotrofio bombardato, penso ai tanti bambini che hanno perso tutte le loro cose, alle donne che hanno perso le loro case, i ragazzi che hanno perso il loro futuro e agli anziani a cui stanno rubando anche il loro passato. Questa guerra ci sta provando tutti ma non per questo ci ha fermati e devo ringraziare tutte le persone che ci stanno affiancando in questo momento.

Grazie a S. E. Mons. Claudio Maniago e al direttore della Caritas Don Roberto Celia che hanno messo a disposizione alcune strutture e canoniche della diocesi, tra cui quella di Squillace Superiore dove Don Vincenzo Iezzi e tutta la comunità hanno accolto, con tanto amore e disponibilità, 16 persone di cui 7 bambini, Mons. Pino Silvestre che ha aperto le porte del Monte a 6 persone di cui 3 bambini. Grazie al Rotary Club Tre colli, alla Fidapa, con i nostri ganci Mavì Raschellà e Annarita Palaia che hanno messo a disposizione tutte le loro conoscenze tra medici, medicine, beni di prima necessità e beni di cancelleria per i profughi che pian piano stanno arrivando in città. Grazie al dottore Grotteria che insieme ad altri due pediatri ha visitato i primi bambini arrivati e al dottore Raiola e al dottore Michele Zoccali che hanno aperto le porte dei due ospedali a bimbi con gravi problematiche, al Dottore Vincenzo De Filippo che ha dato la possibilità dei tamponi rapidi nelle farmacie della città e provincia. Non dimentico le tante associazioni e negozi come L’ “Ancer” che ha portato tantissimi giocattoli.

E poi in questi giorni una sorpresa davvero inaspettata da San Luca e dal suo sindaco Bruno Bartolo, dal preside Dott.ssa Margherita Sergi e la vicaria Maria Cristina Pizzata dell’Istituto Comprensivo San Luca di Bovalino e dal parroco Don Gianluca Longo della Chiesa S. Maria della pietà, con i quali abbiamo tanti anni fa condiviso un momento bellissimo e di comunione fraterna nella Cattedrale di Catanzaro durante “Canto di luce dove nessuno è straniero”, sono arrivati tantissimi beni alimentari, vestiario e cancelleria. Voglio ricordare queste persone non per far loro pubblicità ma solo e soprattutto perché quando iniziammo questo nostro cammino nel mondo dello straniero con tanto amore e tanta fede, facemmo nostra una frase di Henry Ford: “Trovarsi insieme è un inizio; Restare insieme è un progresso; Lavorare insieme è un successo” e vorrei oggi condividerla con voi oggi, perché solo così possiamo guardare avanti e dare dignità all’uomo sia esso straniero che italiano. Solo così come dice una famosa canzone: “Vedrai miracoli, se crederai, la fede non si può fermare quanti miracoli sono tra noi, condividerli potrai se crederai...”.

 

 

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