Riforma Cartabia, Ferro: "Molte storture anticipate e utili correttivi sulla procedibilità d'ufficio"

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  09 giugno 2023 13:33

di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA

“La riforma Cartabia - che noi non abbiamo votato - mette in risalto le storture e i problemi che si sarebbero creati”. Ad affermarlo è Wanda Ferro, sottosegretario di Stato al ministero degli Interni tra i relatori del seminario formativo sulla “riforma Cartabia in sede penale e gli effetti sull’attività della polizia giudiziaria”, organizzato questa mattina dall’Fsp della Polizia di Stato nella sala conferenze della Polizia di Stato.

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“Ci sono stati correttivi approvati nel ddl dello scorso 17 maggio al Senato rispetto all’improcedibilità che avrebbero visto tanti processi non arrivare a termine, molte vittime non essere riconosciuti tali e soprattutto togliere numerosi strumenti ai magistrati nella lotta alla criminalità organizzata. 

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Ferro ricorda il caso dei “tre a Palermo autori di minacce e pestaggi a livello mafioso che avevano quasi la possibilità di esser scarcerati. A questo si aggiungono reati differenti come il furto in assenza della vittima  nei confronti dei quali non si poteva procedere con l’arresto in flagranza, dando alla vittima quelle 48 ore di tempo per poter denunciare una volta avvisata”.

RIVEDI LA DIRETTA:


 

Concetto ripreso da Salvatore Curcio, procuratore della Repubblica del Tribunale di Lamezia Terme: “La riforma Cartabia avendo modificato notevolmente l’impianto normativo del codice di rito penale incide direttamente sull’attività di polizia giudiziaria. Il dibattito animato nei mesi scorsi anche con certe note polemiche per le modifiche apportate al regime di procedibilità di alcuni reati, un tempo procedibili d’ufficio come il furto aggravato, sono diventati perseguibili a querela di parte. In tema di possibilità di procedere all’arresto obbligatorio in ipotesi di flagranza, preliminare all’arresto c’è la presentazione della querela e qualora la persona offesa non sia rintracciabile non si poteva proceder all’arresto. La legge del 24 maggio numero 60, in vigore dal prossimo 16 giugno, ha apportato un correttivo alla riforma Cartabia sul tema prevedendo la possibilità per la polizia giudiziaria per i reati rientranti nella categoria di arresto obbligatorio in flagranza di proceder nell’immediatezza e all’arresto dell’indagato, pur in mancanza della querela che deve sopravvenire nelle 48 ore successive. La legge numero 60 del 2023 prevede la procedibilità d’ufficio per tutti i reati un tempo perseguibili a querela che risultassero aggravati dall’utilizzo della metodologia mafiosa e con finalità eversive terroristiche. Per queste aggravanti i reati diventano procedibili d’ufficio”. 

Mentre, il sostituto procuratore generale della Repubblica di Catanzaro Marisa Manzini ribadisce che “La Cartabia e il decreto legislativo 150 del 2022 sono stati oggetto di molte critiche. Per quanto riguarda l’impatto sull’attività della Polizia giudiziaria – spiega il magistrato – invece io direi che è richiesta una maggiore attenzione nella redazione della notizia di reato, maggiore attenzione ai rapporti con il pubblico ministero. Le modifiche apportate all’articolo 335 del codice di procedura penale riguardano proprio questo. Quindi penso che la polizia giudiziaria ne tragga beneficio da questa riforma. D’altra part – osserva Manzini - il pubblico ministero ha bisogno della polizia giudiziaria, diversamente è un organo monco. Immaginare che la polizia giudiziaria venga più responsabilizzata penso sia un atto positivo di questa riforma”.

E infine, Valter Mazzetti, segretario generale Fsp Polizia di Stato afferma: “Questa riforma impropriamente chiamata riforma della giustizia ha un impatto fondamentale sulla sicurezza e quindi sui cittadini. Come fautori della sicurezza non possiamo non evidenziare prima tra tutte la derubricazione di una serie innumerevole di delitti un tempo procedibili d’ufficio che ora si è deciso di scaricare sulle spalle dei cittadini la possibilità di procedere a querela di parte. Ciò non tiene conto del disagio economico e di chi vive in situazioni degradate e che subisce pressioni dell’eventuale aggressore”. 

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