Rinascita Scott. A Cosenza inizia il processo ad Adamo e Giamborino. In aula bunker i difensori esaminano Mancuso

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images Rinascita Scott. A Cosenza inizia il processo ad Adamo e Giamborino. In aula bunker i difensori esaminano Mancuso

  15 aprile 2021 21:34

di EDOARDO CORASANITI

Cosenza e Lamezia Terme legati processualmente da “Rinascita Scott”: oggi nella città bruzia il via al procedimento per la vicenda che vede al centro i due politici Pietro Giamborino e Nicola Adamo e che ruota attorno ad un'accusa di traffico di influenze per l'aggiudicazione di un appalto e dell'interessamento per una sentenza al Tar. Tra gli imputati, Pietro Giamborino 1957, Nicola Adamo, 1957,  Giuseppe Capizzi, 1987, Filippo Valia, 1982. Dopo la costituzione di parte civie,  l'ammissione di Libera e la richiesta della difesa di Capizzi per la messa alla prova dell’imputato, il Tribunale ha rinviato al prossimo 30 settembre.

Decisamente più avanti l’agenda dell’aula bunker di Lamezia Terme dove di  scena va il controesame di Emanuele Mancuso, 33 anni, collaboratore di giustizia, figlio di Pantaleone Mancuso (l’ingegnere).

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Prima di cedere la parola ai legali, la pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci stava per completare l’esame: ad una domanda sulla “Latteria del Sole”, il difensore di Giuseppe Pugliese, l’avvocato Giuseppe Arcuri, ha acceso il microfono e ha chiesto al Tribunale se “l’equilibrio tra difesa e accusa fosse ormai alterato” visto che la Procura, a suo dire, stava riproponendo domande già presentate al collaboratore. Un modo, per l’avvocato Arcuri, per opporsi ad un nuovo esame su temi già trattati. Il Tribunale ha cercato di rassicurare il legale sull’imparzialità del collegio.

Inoltre, sempre la pm della Procura guidata da Nicola Gratteri ha comunicato l’intenzione della Dda di procedere ad un nuovo esame di Emanuele Mancuso alla luce del deposito degli atti dell’indagine “Petrolmafie Spa” e che riguardano l’interessa di Luigi Mancuso sugli affari del petrolio.

LE PROSSIME UDIENZE: Lunedì, martedì, mercoledì continuerà il controesame di Emanuele Mancuso, mentre giovedì 22 in aula sarà il turno del collaboratore di giustizia più importante degli ultimi anni: Andrea Mantella, il boss scissionista positivo nelle scorse settimane al Covid. Per consentirgli di guarire e garantire la sua deposizione, il Tribunale nelle settimane scorse aveva disposto il rinvio. Il 26 aprile tornerà il collegamento con Raffaele Moscato, mentre dal 27 aprile in poi ricomincerà la seconda udienza dedicata a Mantella. In totale se ne prevedono 15.

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Il controesame: Inizia Giorgia Greco, difensore di Francesco Cracolici, che chiede dei rapporti avuti tra il suo cliente e Mancuso: quest’ultimo dice di non averlo mai conosciuto ma di averne sentito parlare.

Subito dopo, l’avvocato Vincenzo Gennaro, difensore di Vincenzo Barba, sottolinea la vaghezza di alcune risposte di Emanuele Mancuso. Le domande del legale hanno avuto anche l’obiettivo di capire la conoscenza del collaboratore sui Lo Bianco di Vibo Valentia.

Ricco di contenuti e di eventi il controesame dell’avvocato Giuseppe Bagnato, che ha cercato di approfondire alcune circostanze come la rissa fuori dalla discoteca e che vedeva come protagonista il nipote di Peppone Accorinti. Un’attenzione particolare anche a ciò che è successo nei rapporti di forza tra Barbieri e Navarra, dove Emanuele Mancuso per mediare alle posizioni momentaneamente opposte si trova con una pistola puntata sulla testa.

Si accendono poi i riflettori sull’avvocato Nunzio Raimondi, legale di fiducia del collega Francesco Stilo, imputato nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa e ora agli arresti domiciliari dopo una detenzione carceraria durata oltre 10 mesi. Nelle scorse udienze, Mancuso ha riferito al collegio presieduto da Brigida Cavasino che “Stilo era di famiglia. Inoltre, in un’occasione, ha portato un fascicolo in cui ero coinvolto per associazione a delinquere di stampo mafioso ma ancora non avevo nemmeno ricevuto l’avviso di garanzia”. Qui si focalizza l’attenzione dell’avvocato Raimondi, il quale chiede a Mancuso se fosse sicuro di quale atto giudiziario si trattasse. Il collaboratore risponde che per lui “poco cambiava. Sapevo che non potevo averlo”. Le domande del legale insistono anche su dove sia finito materialmente il fascicolo: “Non lo so”, è la replica. Raimondi ha cercato di capire le ragioni per cui, vista la presunta vicinanza di Stilo con la famiglia Mancuso, fosse stato revocato da alcuni incarichi. Una contraddizione, dunque, messa in evidenza dal Raimondi. Il  33enne collaboratore ha spiegato sostenendo che di questi aspetti non se ne occupava. Così come, a suo dire, quando Stilo era a casa sua non partecipava agli incontri e alle discussioni.

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